Soglia di segni

Qui, su una “soglia di segni”, tra il dentro e il fuori, tra noi e l’altro, parole ed immagini ci visitano e si mettono in dialogo.
Qui, sulla soglia, vi invitiamo a sostare un po’ insieme a noi, per attendere e cercare di nuovo un significato, un gusto, una direzione.

a cura di Fabrizio Zaccarini e Stefano Nava

Non angosciarti Signore
essi dicono mio a tutto ciò che è paziente
sono come il vento che accarezza i rami e dice:
albero sei mio
notano appena che tutto quel che toccano brucia
e che senza scottarsi non possono tenerlo in mano neppure per l’orlo estremo
dicono mio
come a volte qualcuno parlando con dei contadini
definisce amico un principe grande e molto lontano
chiamano miei i loro muri estranei
e non sanno chi è il padrone della loro casa
chiamano mie e credono di possederle quelle cose che si negano se le avvicinano
così come un ciarlatano fesso forse chiama suo il sole e il lampo
e dicono la mia vita, la mia donna, il mio cane, il mio bimbo,>
e sanno bene che ogni cosa vita, donna, cane, bimbo, sono immagini estranee
contro cui sbattono ciechi e a mani tese.
Solo i grandi che anelano ad avere occhi
sanno cosa è la certezza
perché gli altri non vogliono credere che il loro misero vagare
non abbia nulla da spartire delle cose intorno
e che privati dei loro averi, non riconosciuti dei loro beni,
posseggono una donna, quanto la vita a tutti misteriosa di un fiore.
Non perdere il tuo equilibrio Dio,
anche colui che ti ama e che riconosce nel buio il tuo volto,
quando ondeggia come una luce nel tuo respiro, non ti possiede.
E quando uno nella notte contempla, così che tu devi entrare nella sua preghiera:
Tu sei l'ospite che di nuovo va oltre.
Chi ti può trattenere, Dio? Perché tu sei tuo,
indisturbato da qualsiasi mano di un proprietario,
come il vino non ancora maturato che diventa sempre più dolce,
appartiene a se stesso.

 da: Il libro del pellegrinaggio, di Rainer Maria Rilke,
nella traduzione di Monica Catani