Condividere il dono grande che il Signore ha fatto alla nostra fraternità nel permetterci di vivere una comunione profonda con fratelli e sorelle, monaci e laici della chiesa ortodossa di Romania, significa parlare di ciò che unisce le nostre chiese, più che di ciò che le divide.

a cura di Barbara Bonfiglioli

 Dall’Appennino a Timisoara

 Sorelle Povere di Sant’Agata Feltria

 La nostra esperienza ecumenica è nata 13 anni fa, quando padre Tecle Vetrali, che ha dedicato la sua vita al dialogo ecumenico,

ha chiesto ospitalità nella foresteria del nostro monastero con un gruppo di monaci e monache provenienti dalla diocesi di Timisoara. Quel primo incontro ha cambiato profondamente la vita della nostra fraternità. E oggi riconosciamo che davvero lo Spirito ha voluto e condotto questa esperienza! La presenza di questi fratelli e sorelle nella nostra vita ci ha spinto ad approfondire la formazione ecumenica e a conoscere meglio la loro liturgia e teologia (e in questo sono stati un dono prezioso per noi i Convegni che la comunità di Bose organizza ogni anno insieme alle chiese Ortodosse per promuovere dialogo e conoscenza reciproche).

 Ecumenismo della preghiera

Il cammino ecumenico che riguarda la nostra fraternità con i fratelli e le sorelle della Romania ha due appuntamenti importanti. Nel mese di ottobre una delegazione di fratelli e sorelle rumeni vengono a Sant’Agata Feltria per una settimana ecumenica e nel mese di maggio una delegazione cattolica viene accolta in Romania. Queste settimane, che vengono preparate accuratamente insieme, di solito hanno un tema scelto dalla chiesa ospitante che viene sviluppato dal punto di vista biblico-teologico-spirituale, ma anche arricchito con testimonianze di figure appartenenti alle proprie chiese. Scambi semplici, ma che aiutano sempre più a conoscerci e a contemplare il volto di Dio anche attraverso il cammino fatto dalle nostre chiese. A questo si unisce sempre una giornata itinerante per conoscere altre forme di vita religiosa della chiesa cattolica oppure altri monasteri ortodossi.
Il cuore di questa esperienza è la condivisione della preghiera e della liturgia. Ogni giorno viene affidato ad una delle due confessioni cristiane che cura le conferenze, ma anche la liturgia. È bellissimo vivere la celebrazione eucaristica in cui i canti sono curati dai fratelli rumeni e partecipare alla Divina Liturgia in cui i canti sono affidati alle sorelle clarisse! La bellezza e profondità di questo “ecumenismo della preghiera” porta in sé la ferita di non poterci ancora comunicare allo stesso pane di vita; e tanto più grande è la comunione tra noi, tanto più sentiamo il dolore per questa ferita.
Questi anni di cammino insieme hanno creato dei rapporti profondi e di grande amicizia che hanno generato appuntamenti anche durante altri momenti dell’anno (abbiamo avuto la gioia di avere una rappresentanza rumena anche per una celebrazione di Santa Maria Maddalena, di san Francesco, di Santa Chiara), in presenza o on line. Oggi il nostro incontrarci è segnato profondamente dalla gioia di rivederci, di vivere insieme nella preghiera, nell’ascolto reciproco, esperienze che comunque continuano anche durante l’anno.

 Il tratto umano dell’incontro

I primi a inviarci messaggi nelle feste o a seguire il Conclave con noi sono sempre questi amati fratelli e sorelle in Romania! Sempre più siamo convinte che oggi sia il dialogo ecumenico che il dialogo interreligioso possano crescere coltivando le relazioni interpersonali e valorizzando il tratto umano dell’incontro, senza per questo nulla togliere agli incontri e alle riflessioni ecclesiali a più “alto” livello.
Purtroppo, a causa dell’avanzare degli anni e delle sue condizioni di salute, padre Tecle non ha potuto più essere sempre fisicamente con noi e anche la presenza di altri frati va sempre più assottigliandosi, visto che i pionieri di questa esperienza, iniziata ormai 30 anni fa, sono ormai anziani. Tuttavia, abbiamo avvertito come fraternità la necessità di non lasciar cadere il lavoro silenzioso ma costante di chi ci ha preceduto e così, dopo un discernimento comunitario e con il nostro Vescovo, abbiamo accolto questa eredità che ci veniva affidata. La mano tesa di questi fratelli e sorelle rumeni ci provoca e ci invita a camminare insieme certi che, anche se siamo un piccolo numero e viviamo questi incontri senza ufficialità istituzionale, collaboriamo al cammino delle Chiese perché “tutti siano uno”, secondo la preghiera del Signore durante l’ultima cena.
Come sosteneva Matta el Meskin, il grande monaco copto scomparso qualche anno fa, più i cristiani saranno fedeli al vangelo, più facilmente si incontreranno e troveranno unità e comunione. Tutto questo in una convivialità delle differenze (don Tonino Bello) in cui le Chiese, da vere sorelle, si riconoscono e si pongono al servizio l’una dell’altra, aiutandosi a vicenda a vivere la sequela dell’unico Signore. E come è bello vedere il Suo volto con tanti sguardi differenti! “Uniti nell’essenziale, liberi nelle cose dubbie, diversi nell’esprimere in molteplicità di forme lo stesso vangelo” (Gaudium et spes n. 92).

 Influenze reciproche

Questa esperienza ecumenica ha inciso e sta incidendo nella vita della nostra fraternità arricchendone la liturgia, aprendo ad un approfondimento maggiore nell’ambito del lavoro iconografico, indicando aspetti profondi della vita spirituale che rafforzano la nostra relazione con il Signore e allargano gli spazi della nostra clausura.
Ma possiamo constatare che anche per i nostri fratelli e sorelle rumeni questa esperienza vissuta insieme sta plasmando la loro vita sia nell’attingere al nostro rapporto con la Parola e alla lectio divina, sia lasciandosi ispirare dall’architettura della nostra chiesa, sia approfondendo lo scambio liturgico-canoro delle nostre confessioni. Il desiderio espresso da ambo le parti è quello di continuare questo cammino, sulle orme di chi ci ha preceduto, senza guardare al numero dei partecipanti, vivendo semplicemente il dono di questa amicizia tra monasteri e tra Chiese.
Sempre più siamo convinte che il cammino ecumenico non sia destinato a particolari comunità o chiese sensibili, ma debba essere un modo comune di essere cristiani, una risposta alla preghiera che Gesù ha fatto per i suoi discepoli, perché siano riconosciuti dall’amore che li lega. Giovanni Paolo II afferma nell’Ut unum sint: «L’ecumenismo, il movimento a favore dell’unità dei cristiani, non è soltanto una qualche appendice che si aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa. Al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione e deve, di conseguenza, pervadere questo insieme ed essere come il frutto di un albero che, sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo pieno sviluppo» (n. 20).
Proprio mentre quest’anno vivevamo la nostra settimana ecumenica, papa Leone incontrava a Roma i fratelli e le sorelle delle chiese orientali in occasione del loro giubileo ed è con le sue parole che vogliamo affidare a tutti la preghiera per l’unità e l’invito a camminare insieme, perché il dialogo tra Chiese sorelle possa essere via per costruire la pace in tante terre segnate dalla violenza: «La Chiesa ha bisogno di voi. Quanto è grande l’apporto che può darci oggi l’Oriente cristiano! Quanto bisogno abbiamo di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana!».
A tutti l’invito a contattarci e a unirsi a noi nella prossima settimana ecumenica che si terrà dal 18 al 25 Ottobre 2025 nel nostro monastero in Sant’Agata Feltria.