Liberàti da un piccolo barrito

Un’esperienza di vita e cittadinanza per piccoli e non, nata a Scampia

 di Annalisa Vandelli,
scrittrice e fotografa

  «C'è un mistero dietro a quella maschera grigia, un'antica forza vitale, delicata e potente, grandiosa e incantata, che impone il silenzio di solito riservato alle cime dei monti, ai grandi incendi, e al mare».

Così Peter Matthiessen descrive l’elefante. E adesso lo rileggo e penso al Mammut, non l’animale estinto, ma uno spazio presente a Scampia, proprio vicino alle ex vele, così chiamato per similitudine al mastodonte di Napoli. La questione è che qualcuno in quel luogo scartato ha intuito una montagna incantata. Da quella visione nel 2007 è nato un centro territoriale occupato negli anni da migliaia di bambini e mamme, tutti e tutte dediti a varie attività che per descriverle servirebbe un altro articolo nel campo della ricerca e della pedagogia.
Poi il Mammut ha preso a parlare, oltre che attraverso dei libri, con il suo caratteristico Barrito dei Piccoli, una rivista on-line e su carta, fatta dai bambini per i bambini, in particolare quelli che frequentano le scuole di Scampia e dell'area nord di Napoli. Ma ci sono anche molti redattori da altre città come Potenza e Modena. Sul Barrito dei Piccoli si trovano concorsi, inchieste, attualità, scienza, filosofia, fumetti, video... insomma ce n'è per tutti i gusti, a patto che «tu riesca ad ascoltare l'animale che è in te. Ma soprattutto questo giornale potrai farlo anche tu, basta che ti lasci guidare dalla curiosità e da quanto ti viene chiesto nelle sue pagine. Sul Barrito si racconta anche come tutto questo stia avvenendo, augurandoci che tra un animale bestiale e l'altro anche tu voglia raccontarci di come stai cercando di far tornare un po' di giungla in città».

 Colmare un vuoto

La ricchezza multiculturale di Scampia è una risorsa che dà un tono in più a queste pagine in grado a loro volta di essere visionarie, di portare suggestioni incredibili seguendo i temi monografici di volta in volta indicati. Sono nate così le prime 38 pagine fantasiose, stimolanti, scandite da una serie di rubriche, dette le “tane”, affidate ai bambini giornalisti: fra queste spiccano la tana della cronaca, la tana del racconto scientifico e quella del racconto immaginario. In questi spazi i bambini raccontano pensieri, piccole e grandi paure e sogni, trovando un rifugio sicuro nella scrittura e nel racconto.
«Una cosa penso che siamo riusciti a farla: mantenere fede al compito che ci eravamo dati di parlare direttamente ai bambini da 6 a 10 anni, al di là della classe sociale di appartenenza e senza mai spacciare per disegno di bambino quello che era di adulto e viceversa. Siamo stati attenti a non fare il solito giornale per bambini che piace solo agli adulti, cercando di accorciare questa distanza (quella tra grande e piccolo) puntando sul dubbio “sarà di un bambino o di una adulto?”, e soprattutto sulle priorità date a bellezza e interesse per contenuti e immagini». Inoltre, come sempre «abbiamo cercato di non venderci mai il territorio, la Scampia cinematografica, né abbiamo fatto leva sul sarcasmo piccolo borghese che ridacchia sulle storpiature dialettali, puntando invece sempre sulla meraviglia di un quartiere ricco e povero come ogni altro luogo della terra, marginalità trasformata in nuova centralità». Ma soprattutto, prosegue Giovanni Zoppoli, «abbiamo cercato di rimanere fedeli all’idea che vuole i bambini cittadini ora, e non domani, di un mondo che se visto con i loro occhi potrebbe davvero cambiare. Ci siamo resi conto che per questa fascia d’età c’è davvero un vuoto senza uguali, forse perché è un’età nella quale non è così facile essere presi per i fondelli dal Mercato, ma nemmeno si è diventati tanto di gomma da rimanere indifferenti a certi richiami».
A Giovanni Zoppoli, non a caso, la Treccani ha affidato un lemma per la sua appendice: “infanzia”.

 Un modo di fare scuola

Il Barrito dei Piccoli è anche una modalità di apprendimento/insegnamento; un modo di fare scuola e città. Nel 2019, si è unita la città di Potenza, grazie al progetto Un, due, tre…stelle! Una sperimentazione tesa a intrecciare l’insegnamento delle materie scolastiche con la salute di individui e territori. «Attorno allo sfondo integratore “Libertà/Interdipendenza”, mettendo insieme tecniche teatrali, giornalistiche, scienze urbane, abbiamo attivato cerchi di discussione scientifico-filosofica composti da alunni di diverse scuole e città» racconta ancora Giovanni Zoppoli.
Il progetto consiste nel consolidamento e definizione di una metodologia che, a partire dalla letto-scrittura, tenta di innovare il modo di fare scuola quotidiano, attraverso il radicamento di redazioni di “scrittura viva”. Il Barrito dei piccoli è un giornale “vivo”, è esperienza che trova radici in giganti come Freinet, Lodi e altri maestri. La pedagogia attiva ha come suo nocciolo il legame indissolubile tra esperienza e apprendimento (Decroly, Freinet e Dewey in primis, e molti altri dopo come Le Boech con il suo metodo naturale). Tolstoj, la pedagogia di Montessori, oltre a molti altri maestri come lo stesso Dewey (che nella pedagogia vedeva la possibilità di cambiamento sociale), ci insegnano a guardare il bambino in quanto legittimo abitante del presente.

 Raccontare storie

I bambini possono contribuire alla produzione di cultura sociale e alla crescita del dibattito politico sulle sorti della città. Parte attiva nella ricerca su come far diventare una scuola luogo dove star bene e non di sofferenza (migliorando apprendimento e salute di individui e territori). L’esempio e la teoria che nasce dal fare può essere compresa e contribuire a cambiare il quotidiano di altri insegnanti attraverso la cooperazione educativa (esperienza vicariante di Albert Bandura). Infine, è presente l’elemento popolare, come ne Il Corriere dei Piccoli o come quello di Tolstoj.
Il Barrito è quello che libera, che fa uscire dalle classi in cortile, che va alla ricerca di spazi fisici e mentali da coltivare e che racconta tutte queste storie. Poi ci sono le Campagne, accompagnate dal Barrito come "Risvegliamoci in cortile" per il riutilizzo degli spazi aperti all'interno della scuola e i molti concorsi, ad esempio "Giornalista per un mese", e ancora indovinelli, enigmi filosofici, racconti dal mondo e quelli di cronaca metropolitana, i cruciverba, le barzellette e altro ancora. Frutto anche del gioco di teatro quartiere Il Mito del Mammut, che nella sua nona edizione ha coinvolto oltre 2.000 bambini italiani, rom e migranti, a Napoli e in altre città italiane…
Il prossimo numero avrà come sfondo integratore il corpo. Se fare scuola è fare città, parafrasando il titolo di un libro scritto da Giovanni Zoppoli, senz’altro il Barrito dei Piccoli è la planimetria di un luogo fantasticamente terreno e celeste.

 Per chi volesse unirsi all’esperienza del Barrito o anche solo saperne di più: http://www.barritodeipiccoli.org/