È una sera umida d’autunno, quelle serate che alle 18 dopo il lavoro il cielo è già buio e, dopo una giornata intensa, non ti invoglia a uscire la sera. E invece… Un sms riavvia il telefonino anch’esso stanco di squillare da almeno dieci ore tra post, tweet, whatsapp, e-mail e quant’altro, tanto che ormai non lo guardo più perché il più delle volte non è niente di urgente né di importante.
Antonella Fambrini
partecipante alle Parole francescane a Bologna
Parole che prendono forma
Le “Parole francescane” sono un percorso che affronta con gioia gli interrogativi della vita
Il primo incontro non si scorda mai
È una sera umida d’autunno, quelle serate che alle 18 dopo il lavoro il cielo è già buio e, dopo una giornata intensa, non ti invoglia a uscire la sera. E invece…
Un sms riavvia il telefonino anch’esso stanco di squillare da almeno dieci ore tra post, tweet, whatsapp, email e quant’altro, tanto che ormai non lo guardo più perché il più delle volte non è niente di urgente né di importante. Per puro caso decido di leggere le notifiche e mi appare istantaneo un volantino con la foto del Poverello di Assisi rappresentato da Cimabue, sì quel san Francesco che da sempre continua ad affascinarmi con la sua semplicità, mitezza e meraviglioso stupore nel cercare la bellezza del Creatore nel creato. Quel frate semplice e piccolo, ma grande nella fede, che vedeva nella roccia spaccata della Verna le ferite del suo Signore (ed anche in questo mi ha sempre commosso) ora si presentava sul mio telefonino con il suo sguardo penetrante.
Devo dire che non ci ho pensato nemmeno un attimo, incuriosita dallo scoprire che cosa fosse questo titolo un po’ particolare: Parole Francescane. Ma mancava un’ora e non sapevo nemmeno se avrei trovato posto, quanto sarebbero durati nel tempo questi incontri. Via, bisognava proprio andare a vedere: il tempo di coinvolgere un’amica e inforcare la bici. La sera era buia ma non sapevo ancora che avrei trovato tanta luce.
Come tutti gli appuntamenti importanti che la vita ci riserva, il primo incontro non si scorda mai e quella saletta stracolma di giovani sparsi tra sedie, pavimento e posti in piedi di fortuna non si può certo dimenticare. La prima “parola” Felicità mi colpì subito, quasi mi emozionò, perché forse sembra scontata ed è un concetto certamente sempre in cima ai nostri pensieri giornalieri, ma chi mai si è preso davvero la briga di analizzare profondamente come raggiungerla? Ricordo le raccomandazioni iniziali: “Non crediate di essere venuti ad ascoltare delle conferenze, così, tanto per riempire una serata; questo che vi proponiamo vuole essere un cammino serio, esistenziale, che ci interroga davvero […]”.
Il senno di poi
Beh, col senno di poi direi che aveva proprio ragione. Questo cammino delle Parole è davvero un percorso che ti pone davanti a mille interrogativi; le serate sono preparate benissimo dalla collaborazione condivisa di tutti i membri della famiglia francescana. Durano esattamente un’ora, ma sono organizzate in più interventi a cui partecipano alternativamente i frati, le suore e i ragazzi della fraternità (gifra, ofs). Spesso sono intervallati da contributi audio, video e da interessanti esperienze di alcuni testimoni della fede (come don Pino Puglisi o Chiara Corbella), ma un aspetto davvero importante è che non manca mai il parallelismo tra san Francesco e il vangelo, ovvero quanto la vita di san Francesco sia stata impregnata di vangelo tanto da divenire egli stesso una “parola incarnata”.
Ed è così che i fratelli francescani hanno davvero saputo farci vedere come la “Parola” potesse prendere forma in tanti volti, esperienze di vita, e come bussasse anche alla porta di ogni cuore.
Felicità, povertà, fraternità, perdono… è stato davvero un cammino ricco che ha creato nel gruppo dei partecipanti una vera e propria condivisione e amicizia, grazie anche alle esperienze e agli incontri fraterni “fuori porta”, come quello ad Assisi. Il volto di Cristo che si svela nella creatura da lui amata nel momento che tale creatura riconosce in se stesso l’immagine di Chi l’ha creato. La battaglia con il proprio “io” per scoprire e dare spazio al vero Dio che abita in noi, i dubbi, gli interrogativi sulla vita e la gioia di condividerli assieme a persone che condividono lo stesso cammino, beh tutto questo è stata davvero un’esperienza unica e ricca di tante emozioni, volti, vangelo vivo.
Sono felice di aver ritrovato tutti gli amici nella seconda parte delle Parole (da ottobre in poi) e mi piaciuto trovarne di nuovi. Infatti l’unica cosa che mi è un po’ dispiaciuta l’anno scorso è stato vedere i primi incontri gremiti di persone, che però si sono perse man mano che gli incontri continuavano, quasi come se molte volte si cercassero gli effetti speciali, il sensazionalismo, oppure, come le chiamo io, le “omelie teatrali”. Io credo che un cammino sia fatto di tanti terreni e di varie difficoltà; mettersi in discussione a volte costa davvero tanto e la strada non è sempre in discesa, ma il bello di questa esperienza è che si percorre insieme e soprattutto con la spinta della Parola di Dio che ci è mostrata così bene in san Francesco. Quindi, per capire il senso del percorso bisogna proseguire fino alla meta e, fidatevi, il cammino vale davvero la pena di essere percorso perché certamente al termine del viaggio non si è mai come quando si è partiti.
Incredibilmente nuovo
È stato per me davvero incredibile scoprire realmente quanto significato possa assumere una parola se accolta alla luce della vera Parola. Come tutto dopo appaia incredibilmente “nuovo” e come basti cambiare il punto di vista per vedere tutta un’altra cosa. Come per esempio la ricerca della felicità sia un desiderio che ci accumuna tutti, forse anche perché è scritto nel più profondo della nostra anima. Dio infatti ci ha creati per essere felici, ma come e dove trovarla questa “perfetta letizia” tanto decantata da san Francesco? E lui come l’ha raggiunta? E anche qui seguire la sua storia di vita è stato davvero edificante! Perché spesso quando si pensa ad un santo, si tende ad avere verso di lui una specie di “timorosa venerazione”, perché tendiamo a vederlo così diverso e lontano da noi, dimenticando che il suo percorso spesso non è stato così diverso da quello che è dato di percorrere anche a noi. Francesco colpisce davvero per la sua semplicità, ma spesso secondo me viene dai più menzionato solo per alcuni suoi aspetti che non credo rappresentino pienamente la sua statura. C’è chi lo accosta a filosofie “new age” per spiegare le bellezze del creato e chi lo accosta a difesa di svariate battaglie animaliste, ma come si può ammirare lo splendore di un mosaico se ci si ferma a poche tessere sparse?
Penso che questo cammino delle “Parole Francescane” ci possa davvero aiutare ad avvicinarci a san Francesco, un uomo in ricerca che non ha mai smesso di cercare la sua vera strada finché non ha trovato il famoso tesoro nascosto nel campo, momento in cui ha venduto tutto per ottenere l’unico tesoro che poteva veramente realizzare in pienezza la sua vita: Dio. E così ci ha anche insegnato ad amare l’uomo in Dio, in quanto sua creatura da lui creata e amata, e a non identificare gli uomini solo con il loro bisogno ma prima ad accoglierli nella loro umanità. Ed è così che possiamo riconoscerci tutti fratelli perché figli di un solo Padre che sempre ci ama sia che siamo poveri, nudi, infermi, soli. Francesco ci aiuta davvero a liberarci dalla lebbra dell’indifferenza e a trovare nella “minorità” e nella “fraternità” la perfetta “letizia”.
In questa “famiglia francescana” c’è davvero questa letizia e forse è per questo che tutto ciò che ci comunicano è così coinvolgente, perché la Parola è stata vissuta prima di essere così bene raccontata. Venite e vedete!