Io sono con te


un film di Guido Chiesa (2010)

distribuito da Bolero Film

La storia di Maria, Giuseppe e Gesù è sicuramente una delle storie caratterizzanti la nostra cultura, raccontata infinite volte con minore o maggiore ortodossia cristiana e attraverso forme espressive diverse. In questo caso è Guido Chiesa a raccontarcene un frammento, dall’annunciazione allo smarrimento di Gesù nel tempio, facendolo con un taglio decisamente nuovo e personale.
Io sono con te si appoggia ai vangeli tradizionali e a quelli apocrifi: Giuseppe è un vedovo con due figli, ponendo l’attenzione principalmente sulla figura di Maria, la vera protagonista di questo film. Ella viene presentata come una donna, non più tranquilla, silenziosa e sottomessa ad un progetto promosso dall’alto, ma come una persona determinata e in qualche modo ribelle, che fa sì che tale progetto si concretizzi, scardinando con la sua mite opposizione a un sistema di regole codificate e paralizzanti, lo schema rigido della formazione ed educazione dei figli. Proprio questo suo modo limpido e semplice di rinnovare la pedagogia materna, permetterà a Gesù di sviluppare il suo carisma e le sue prerogative future.
La natura di Cristo rimane sullo sfondo, citata brevemente nel riferimento iniziale al concepimento, esaltando invece il lato umano dei personaggi e degli accadimenti, con una messa in scena improntata ad uno scarno naturalismo, sottolineato dalla scelta del cast di attori, in prevalenza non professionisti, e dall’essenzialità dei gesti e delle parole. Mirabile la lunga sequenza in cui la ricerca dei Magi trova il suo approdo, con qualche dubbio resistente, attraverso un dialogo fondato su semplicissimi rilievi. Io sono con te è un film che lascia spazio al sentire di tutti, fondandosi sulla fiducia che Maria avverte su di sé e alla quale coraggiosamente si affianca, che le permette di sfidare caparbiamente ma pacificamente lo status quo sociale e religioso del suo tempo.
La reiterata ripetizione del tutto innesca dinamiche semplici di racconto, anche nel tratteggiare i modi e le forme dell’eccezionalità di quel bambino. Il risultato è quello di un film insolito, che trova, proprio nell’originalità del suo approccio, l’aspetto e la personalità più intensi e interessanti.