Seguire le orme

 Neve alta, fila indiana: seguire le orme vuol dire mettere i piedi dove li ha messi quello davanti. Farai meno fatica e correrai meno rischi. Al più astratto “imitare” di uso paolino, san Francesco preferisce il più concreto “seguire” dei sinottici. Nella lunghissima “fila indiana” - scusate “fila francescana” - davanti c’è Gesù, poi c’è il Santo di Assisi che segue le sue orme poi, se vogliamo, ci siamo noi, frati, suore, francescani secolari e chiunque desideri aggregarsi.

Dino Dozzi

 Camminare dietro la croce

I passi di Francesco indicano la via dell’umiltà e della fraterna accoglienza

 Creatività francescana

Povertà, austerità, semplicità, gioia, fraternità… quanti significati si danno al termine “francescano”! Perché tanta varietà?

Perché quello francescano è un contenitore ampio, caratterizzato dall’accoglienza benevola e fraterna di tutti e di tutto, frutto di libertà insieme evangelica e creativa. Un chiaro segno di tale creatività è l’arcipelago francescano: il Primo Ordine distinto in quattro Famiglie (conventuali, osservanti, cappuccini, terz’Ordine regolare) il Secondo Ordine (le clarisse, distinte tra loro e collegate ad ognuna delle quattro Famiglie maschili), l’Ordine Francescano Secolare, costituito da laici, anch’essi con legami più o meno stretti con le diverse Famiglie; e poi la miriade di Istituti religiosi maschili e soprattutto femminili che si ispirano al carisma francescano. La fila di coloro che seguono le orme di Cristo dietro san Francesco e santa Chiara è davvero interminabile. Buon segno!
L’itineranza e la provvisorietà sono caratteristiche tipicamente francescane: il nuovo continuamente sostituisce l’esistente; questo a volte crea problemi istituzionali, ma spesso rende possibile il rapido adattamento alle esigenze della vita che cambia. Certo, la frammentazione è un rischio, ma la varietà è una grande ricchezza: accanto ai santi dottori Bonaventura da Bagnoregio e Lorenzo da Brindisi c’è tutta una schiera di santi fratelli questuanti analfabeti. La varietà e la complementarietà, l’accoglienza e la valorizzazione di ogni fratello come dono del Signore piacevano molto a Francesco che, alla fine della vita, incoraggiava i fratelli a “cominciare tutto da capo” (cf. 1Cel 103: FF 500).
E negli ultimi otto secoli i francescani l’han preso anche troppo spesso alla lettera questo incoraggiamento e, tra una riforma e l’altra, ne è nato quel calderone che, con felice eufemismo, viene chiamato “Movimento francescano” (in perpetuo movimento). Dal 26 al 29 settembre a Camposampiero verrà celebrato un convegno semi-serio sul “DisOrdine” francescano intitolato “La grazia delle riforme”, in preparazione al quinto centenario (1517-2017) della bolla pontificia di Leone X Ite vos che decretò la scissione tra frati minori della regolare osservanza e frati minori conventuali; appena una decina di anni dopo nascerà un’ulteriore riforma, quella dei frati minori cappuccini.

 La Regola di Chiara

Chiara e le sorelle povere di San Damiano rappresentano il volto femminile di san Francesco e del francescanesimo. Quella di Chiara è la prima Regola di una donna per donne, frutto della invincibile testardaggine di una donna santa e innamorata. Innamorata di Gesù, ma anche della povertà: per poter vivere il vangelo come il suo grande amico, per poter seguire le orme di Gesù al seguito del “beatissimo padre nostro Francesco”, Chiara resisterà alle pressioni di vescovi e papi per restare fedele al “privilegio della povertà”, questo straordinario ossimoro di perenne attualità. Chiara segue le orme di Cristo seguendo quelle di Francesco che chiama «colonna, unica consolazione dopo Dio e sostegno» (TestsC 38: FF 2838) e anche «fondatore, piantatore e cooperatore nostro nel servizio di Cristo» (TestsC 48: FF 2842).
Si possono seguire le orme di Cristo e di san Francesco anche in famiglia, da sposati: questi sono i francescani secolari, fino a pochi anni fa chiamati “terziari francescani”. Il vangelo viene vissuto con lo stile di Francesco, ma «nel mondo con lo spirito delle beatitudini» (Paolo VI). La lettera di Francesco ai fedeli è il grande testo di riferimento per i francescani secolari: in essa il Santo si rivolge «a tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero […] per riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita» (2Lf 1-3: FF 179-180). Due sono le cose che colpiscono in particolare in questa lettera: la prima è la responsabilità che Francesco avverte nei confronti degli abitanti di tutto il mondo; la seconda è che il messaggio che egli presenta a tutti è sostanzialmente lo stesso che aveva presentato ai fratelli (che poi verranno chiamati del Primo Ordine) e alle sorelle (che poi verranno chiamate del Secondo Ordine). A tutti - frati, suore e laici - Francesco presenta la necessità, ma soprattutto la bellezza, di seguire le orme di Gesù nello stato di vita in cui uno si trova.

 Si arriva lontano

E senza aspettare gli altri. Sarebbe certamente più bello e meno faticoso se tutti insieme - proprio tutti e contemporaneamente - decidessimo di vivere da fratelli minori, in semplicità e umiltà. Ma se aspettiamo questo momento, non ci muoveremo mai. Francesco non aspetta che gli altri si decidano, che gli altri si convertano: lui cambia vita da subito. Di fronte a quella porta chiusa del racconto della “vera letizia”, Francesco non se ne va e non pretende la reciprocità nei suoi sentimenti di amore fraterno. Certo che piacerebbe anche a lui una fraternità perfetta, ma l’accetta così com’è; piacerebbe anche a lui una Chiesa davvero tutta evangelica, ma resta figlio fedele e rispettoso in una comunità che è anche peccatrice e che lui chiamerà sempre «santa madre Chiesa».
Seguire le orme del Signore significa essere «miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, senza mai giudicare gli altri» (cf. Rb 10-12: FF 85). Pronti a “saltare qualsiasi muro” che ci separi dagli altri, come faceva Gesù, segno della misericordia di Dio per tutti, soprattutto per gli emarginati, i poveri, i disprezzati; come faceva Francesco, pronto ad incontrare i ladri di Monte Casale e il lupo di Gubbio, i lebbrosi e il sultano. Seguire le orme del Signore significa accettare la propria croce e salire il calvario, disposti a dare la propria vita per i fratelli. Gratuitamente, per amore. Sapendo che solo seguendo quelle orme si arriva davvero lontano. I vangeli la chiamano risurrezione, Francesco la chiama vera letizia.