Poco rumore per tutto

Ritratto di una sorella che entra nella vita in punta di piedi

 di Alessandro Casadio
della Redazione di MC 

Frutto della sua terra

I nomi erano addirittura due, quello di battesimo, più dolce e originale, si prestava a qualche bonaria storpiatura, mentre l’altro, più usato fin dalla nascita, pur nella sua lunghezza, filava via liscio come l’olio.

Entrambi, comunque, rappresentavano degnamente la proprietaria: la sua dolcezza naturale, profusa senza risparmio nei rapporti interpersonali, che coltivava con la massima premura, il primo; la sua piccola statura, riassunta in un vezzeggiativo armonico, il secondo. Piccola e ben piantata come se spuntasse da radici artificiali che le trasmettevano la linfa vitale della sua terra, i luoghi manzoniani delle Prealpi Bergamasche. Da essa assorbiva anche i tratti somatici della tranquilla determinazione, rilevabile nell’angolatura della mandibola, e l’abitudine stoica al lavoro, che non le aveva mai fatto difetto, tradotta in mani larghe e precise con dita appuntite. Linfa che aveva succhiato in abbondanza da una famiglia numerosa, al punto di potersi permettere di abbandonare quelle stesse radici per affrontare altri continenti, vivere e visitare le missioni, assecondando la propria vocazione, secondo il bisogno di quell’istituto, che non impone chiusure nei conventi, né di indossare abiti particolari. Aveva imparato molto in questi viaggi: soprattutto a non giudicare gli altri, ma a conoscerli e ad amarli per quello che sono, con le loro piccole miserie, i loro sotterfugi di sopravvivenza, i loro doni e la loro ricchezza di persone. Le avevano affinato quel pragmatismo esistenziale, in parte già presente nel suo patrimonio cromosomico, che le permetteva di affrontare i problemi della realtà, senza troppi condizionamenti astratti o ideologici. Di conseguenza, lei fungeva sempre da sorella maggiore saggia che, anche al di fuori dell’etica ufficiale, offriva consigli efficaci, confezionati con gli stralci della vita vera, dettati a fianco della persona in difficoltà, sapendo cogliere e stimolare le capacità di reazione di quest’ultima.

 Donna, orgogliosa di esserlo

A modo suo, era una femminista silenziosa. Consapevole del problema universale del maschilismo, verificato a parecchie latitudini. Naturalmente le sue esternazioni erano estremante misurate e sempre proferite con garbo, ma si intuiva dai suoi incisi di commento e da qualche intervento ultrasintetico un modo di pensare estremamente aperto e ben consolidato. Dio le aveva dato, come a tutte le altre, l’incarico di rappresentare nella vita l’aspetto femminile di essere uomo e mai vi avrebbe rinunciato. Con delicatezza e dolcezza. Con attenzione e premura. Con determinazione e tanta, tanta pazienza. Questa sua prerogativa si evidenziò anche nella lunga e grave malattia, che la colse già adulta, alla quale seppe reagire in modalità diversificata, con quell’arguzia lucida, tipicamente femminile, di chi lotta per la propria vita. Senza strepiti ed eclatanti piagnistei, ai quali si sarebbe abbandonata la gran parte del genere maschile, alternava tentativi di strenua resistenza e combattività, accogliendo come doni le molteplici terapie debilitanti. Oppure si abbandonava mite a un riposo coatto, riconoscendo la sua impotenza rispetto alla protervia del male, ricollocando anche l’ipotesi peggiore in un disegno insondabile più elevato. Si era adeguata senza storie al tipo di vita che la salute, a dir poco cagionevole, le permetteva, concedendosi saltuariamente qualche extra conviviale, purché fosse ricolmo di allegria, o per presenziare a cerimonie con amici che, ricaricandola, le esplicitavano il normale scorrere della vita. Piccoli frutti saporiti che coloravano la dimensione sociale della vita nel singolare contrasto tra dolore e desiderio di esserci.

 Ogni amico un tesoro

Al di là delle fatiche della precarietà, era bello incontrarla, starle accanto, riprendendo ogni volta, in uno spazio temporale sempre più rarefatto, il filo di una conversazione infinita. Perché era come se lei ti conoscesse da sempre. Come se da sempre il legame dell’amicizia che ti univa a lei avesse deciso di esserti vicino, di aiutarti e di volerti bene. In punta di piedi. Mai ingerendosi nelle tue scelte, rispettando la sacralità di quelle sbagliate. Mai alzando la voce pacata e farinosa. Voce che aveva accompagnato, passo dopo passo, una giovane donna, prostituta per necessità, che aveva già fatto uso del proprio corpo ben oltre le sue potenzialità, disdegnando la compagnia ripugnante degli uomini, ma dovendo fare i conti con i due figli a carico. L’avevano lasciata sola, prima gli anonimi padri, poi una madre impazzita e un fratello evanescente. I servizi sociali l’avevano convinta a vivere da sola, con il solo frutto del suo grembo, ma la solitudine sa essere bastarda e trasformare anche i buoni propositi. Era per recuperare quelli, per farli rivivere in questa giovane vittima, che le si era messa al fianco, facendo scaturire una feconda e tenera amicizia. Per lei era diventata madrina del suo primogenito, piccola contribuente economica, attingendo a propri risparmi che non sembravano esserci, compagna per la pelle, rischiando di mettere a repentaglio anche la propria incolumità quando, per incontrarla, doveva frequentare ambienti a lei del tutto ostili. Più volte, infatti, per stare insieme a lei, aveva dovuto seguirla in un cinema dove proiettavano pellicole pornografiche. Non è che non le rimproverasse certe condotte ingenuamente dissolute, ma in tali rimbrotti non compariva mai un moralismo benpensante o un giudizio che prendesse le distanze. Ciò che desiderava evitare era la mancanza di autotutela da parte della ragazza. E tantomeno aveva fatto mancare i segnali della sua amicizia incondizionata o aveva interposto pregiudizi o, ancora, preteso da lei dei cambiamenti. L’unico scrupolo che le rimaneva era quello di non aver trovato il coraggio di lasciare tutto e andare ad abitare con lei.
«Si fa quello che si può fare», «Si arriva dove si può arrivare» erano le considerazioni consuete che faceva, addestrate dalla vita concreta, pronunciate da chi, fin lì, aveva dato tutto per arrivarci, accettando con umiltà i limiti che natura, uomini e peccati ci impongono di osservare. Senza rumore. Senza rimpianti. Intrufolandosi leggera nella tua vita, cambiata soprattutto da quel rispetto affettuoso che sapeva emanare. Un esempio sottotraccia, per chi la incontra.