L’eco del vangelo tra noi

Con “Cerco fatti di vangelo” si mette in luce l’aspetto cristiano della nostra vita 

di Luigi Accattoli
giornalista 

Tutt’intorno a noi

Sono convinto che i “fatti di vangelo” sovrabbondino intorno a noi e che li possiamo incontrare nella Rete come per la strada e lungo le siepi.

L’esperienza di giornalista mi ha permesso di cogliere, attraverso i terminali della professione, così tanti segni cristiani tra la nostra gente che mi sono proposto di condurre alcune inchieste sboccate in tre volumi che ho intitolato “Cerco fatti di vangelo” (SEI 1995; EDB 2011 e 2012). Oltre e prima delle pubblicazioni in volume conduco l’indagine con il mio blog - www.luigiaccattoli.it - che ha una pagina intitolata - appunto - “Cerco fatti di vangelo”.
Il motto che ho scelto vorrebbe comunicare in breve lo spirito dell’impresa che vado svolgendo: come uno dice «cerco pellicce usate», o «cerco mobili d’epoca», così io cerco “fatti di vangelo”, cioè storie che attestino la possibilità di essere cristiani oggi nel nostro paese. Mi sono convinto negli anni che ci sono santi intorno a noi sconosciuti anche a sé stessi, più numerosi di quanto immaginiamo e genuinamente evangelici, benché spesso non rispondenti alle “note” della santità canonica.
Credo vi sia una particolare attualità del vangelo nell’Italia di oggi - un’attualità riscontrabile nella cronaca d’ogni giorno, ma anche nella narrazione memorialistica, familiare e comunitaria di vite ordinarie. Per fatti di vangelo intendo le testimonianze cristiane più radicali e disinteressate, direttamente ispirate alle beatitudini e all’esempio di Gesù: la fede pagata con la vita, ogni forma di misericordia, la povertà scelta o accolta, la sofferenza redenta dalla grazia, l’amore senza motivo e quello per i nemici, l’accettazione della morte nella speranza della risurrezione.
È attraverso tali fatti che i cristiani d’Italia hanno saputo dare in questi anni risposte creative a incredibili esplosioni di violenza, alle solitudini metropolitane, alla crisi sociale della famiglia, all’arrivo tra noi di altre genti, alla droga e all’Aids, a ogni nuova paura della morte.

 Situazioni di santità

Sommando le storie delle pubblicazioni che ho richiamato all’inizio e quelle del blog credo di aver preso in esame oltre un migliaio di “fatti” riguardanti singole persone. Eccone una rassegna per categorie: cristiani che negli ultimi decenni sono morti a centinaia nella missione alle genti, per salvare gli ebrei dalla persecuzione nazista, per la giustizia e la dignità dell’uomo; donne che rinunciano a cure antitumorali e simili per non danneggiare il bambino che hanno in seno e rimandano le terapie a dopo il parto, affrontando a volte la morte con grande serenità e generosità; persone che dichiarano di perdonare gli uccisori dei parenti; uomini e donne che si “addormentano nella speranza della risurrezione”, che cioè accettano la malattia, la vecchiaia e la morte fidando nella promessa del Signore; tra questi i malati di Aids che compiono un cammino di conversione e muoiono santamente; portatori di menomazioni che resistono a esse e le vincono e si mettono al servizio dei fratelli meno fortunati e lo fanno nel nome del Signore; innumerevoli cristiani che si dedicano al servizio del prossimo, a missioni di pace, al soccorso dei poveri in ogni parte del mondo; coppie che adottano bimbi menomati, o realizzano “case aperte” e “case famiglia” per dare un focolare a chi non ce l’ha; sposi e genitori e cristiani comuni che partono per attività missionarie, a volte portando con loro i figli.
Alcuni di questi fatti costituiscono un dono dello Spirito alla nostra epoca: erano cioè parzialmente o anche totalmente sconosciuti alle generazioni che ci hanno preceduto. Tra questi doni c’è la testimonianza del perdono agli uccisori dei parenti. Le famiglie cristiane che affermano un tale perdono - di portata epocale fu il perdono dei Bachelet (1980) - rendono comprensibile il miracolo dell’amore dei nemici nella società secolare. Recentemente su questa frontiera abbiamo conosciuto Carlo Castagna: il “papà Castagna” di Erba, marito padre e nonno di tre delle quattro vittime di quella strage (2006). È dell’estate del 2014 la costituzione a Grosseto di un’associazione per il recupero di ragazzi violenti fondata dalla vedova di un poliziotto e dalla mamma del ragazzo che l’uccise nel 2011: le due donne si chiamano Claudia Francardi e Irene Sisi.
Indicherei poi - come un segno dell’epoca - il recupero di una liturgia del morire cristiano, con riferimento a tutti i cristiani che lasciano questo mondo parlando ai parenti e agli amici della speranza nella risurrezione. Io la chiamo “Celebrazione ecclesiale della propria morte” e il primo riferimento è al vescovo di Padova Filippo Franceschi (1924-1988) che volle l’unzione degli infermi in cattedrale, il giovedì santo, dai suoi preti. La narrazione di tali eventi si è straordinariamente infittita negli ultimi anni.

 Qualche esempio illuminante

Citerò un esempio che mi sembra parlante: riguarda un’infermiera di Montebelluna, Treviso, che si chiama Alessandra Mattiazzi, che potremmo dire convertita dalla “serenità contagiante dei morenti”. «Ho scelto la fede - ha raccontato al quotidiano Avvenire del 14 aprile 2001, in occasione del battesimo chiesto a 24 anni, essendo stata “educata dai genitori in un clima di agnosticismo” - quando ho capito perché tanti malati che assistevo andavano incontro alla morte per nulla angosciati, anzi con una serenità contagiante».
Segno dell’epoca sono anche i “martiri della giustizia”: i Bachelet (1980) e i Tobagi (1980), i Taliercio (1981) e i Ruffilli (1988), i Livatino (1990) e i Borsellino (1992), ma anche i coniugi Dalla Chiesa (1982) e Moro (1978). E padre Pino Puglisi che è stato proclamato beato nel 2013. Ultimamente abbiamo anche avuto, in rapida sequenza, la beatificazione di due martiri dell’aiuto agli ebrei: Odoardo Focherini (2013) e Giuseppe Girotti (2014).
L’adozione o l’affido di bimbi focomelici (senza braccia e gambe), cerebrolesi, sieropositivi sono fatti frequenti nelle nostre comunità. Luminoso, in questo, è l’esempio della Piccola famiglia dell’Assunta di Montetauro, Rimini.
Tra le donne che pospongono le cure per non danneggiare la gravidanza - nei miei volumi ne ho narrate diciotto - ce ne sono che convivono con il padre del bambino e magari lo sposano solo in prossimità della morte: dovremmo dire che un atto d’amore eroico riconcilia pienamente con il Signore, come una volta si diceva che il martirio liberava da peccati e irregolarità canoniche.

 Dell’Autore segnaliamo il blog al sito:
www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo