La parola che si sente spesso, a proposito del sinodo delle Chiese ortodosse, è “storico”, “avvenimento storico”. Già il patriarca Bartolomeo nell’enciclica di convocazione del sinodo osservava: «I grandi fatti storici sono guidati dalla grazia di Dio, il quale, anche di fatto, è il Signore della Storia. Noi piantiamo e irrighiamo, ma chi li incrementa è Dio (1Cor 3,8). Il santo e grande sinodo della Chiesa ortodossa costituisce, realmente, un evento storico e in Dio e solo in Lui poniamo il suo esito».

Barbara Bonfiglioli

 Occasione provvidenziale per tutti

Il santo e grande sinodo della Chiesa ortodossa 

di Yannis Spiteris
arcivescovo di Corfù

Un avvenimento storico

Il fatto che le quattordici Chiese ortodosse, nonostante la loro litigiosità e le loro difficoltà interne, dopo tanti secoli, si riuniscano per discutere i loro problemi e presentare la loro dottrina al mondo contemporaneo, costituisce un avvenimento storico e un dono di Dio.

Intanto di che cosa si tratta? Di un concilio ecumenico come i primi concili celebrati insieme all’Occidente? Una specie di Vaticano II? Si tratta semplicemente di un “sinodo” panortodosso. Come i sinodi che caratterizzano l’ecclesiologia degli ortodossi. Solo, che in questo caso, invece di essere locale o regionale è mondiale.
Per ragioni storiche, la Chiesa ortodossa ha perduto l’ecumenicità che aveva durante l’impero bizantino, per cui il patriarca di Costantinopoli si chiamava, e si chiama ancora, “ecumenico”. Si tratta dell’ecumenicità dell’Impero. Oggi la Chiesa ortodossa è divisa in quattordici Chiese le quali non hanno un centro unitario di autorità come la Chiesa di Roma con il papa. Il patriarca di Costantinopoli non esercita nessun potere sulle altre Chiese, è un semplice primus inter pares. Tenendo presente questa realtà ecclesiologica possiamo capire che cosa celebreranno le Chiese ortodosse nell’isola di Creta dal 18 al 27 giugno.
Se si trattasse di un concilio ecumenico, allora veramente dovrebbe costituire un avvenimento storico dal momento che, per la Chiesa ortodossa, l’ultimo concilio ecumenico universalmente riconosciuto tale è il secondo concilio di Nicea (787 d.C.). Nella coscienza del patriarca Bartolomeo, forse, si trattava veramente di un concilio, come quelli antichi. Infatti, almeno nella prima sessione, il sinodo avrebbe dovuto tenersi nella più antica chiesa di Costantinopoli - la chiesa di Santa Irene - là dove nel 381 si tenne il primo concilio di Costantinopoli, il secondo ecumenico. Questo avrebbe dato una continuità storica tra gli antichi concili e il presente. Questo sogno degli ortodossi non si è potuto realizzare a causa delle tensioni politiche esistenti tra la Turchia e la Russia. Questa è la ragione per cui si è scelto come sede l’Accademia Ortodossa di Colibari a Creta.

Un progetto che viene da lontano

Per molti teologi ortodossi, il concilio ecumenico s’inizia come sinodo. La sua ecumenicità è data in seguito dalla coscienza della Chiesa, dalla recezione della Chiesa specialmente dai concili ecumenici seguenti. Esempio classico è il primo concilio di Costantinopoli, inizialmente inteso come sinodo locale che è stato convocato nel 381 da Teodosio I, con la partecipazione di centocinquanta vescovi del suo dominio, ma senza i vescovi occidentali, compreso quello di Roma, che ha riconosciuto tale concilio come ecumenico solo nel VI secolo. Al contrario il secondo concilio di Efeso e il concilio di Hieria, inizialmente considerati ecumenici, ora nessuna Chiesa li considera come ecumenici.
La Chiesa ortodossa si dibatte tra l’autocoscienza di essere essa ed essa sola l’una, santa, cattolica ed apostolica del Credo e la sua realtà storica sbriciolata in tante chiese autocefale, con problemi di giurisdizione ed espressioni nazionalistiche. Questo spiega in parte il perché c’è voluto tanto tempo per realizzare il progetto di un concilio panortodosso. Una prima iniziativa, infatti, per la convocazione di un sinodo panortodosso, fu presa dal patriarca Ioakim III nel 1901. Dopo varie traversie, nel 1961 fu convocata la conferenza panortodossa di Rodi, fortemente voluta dal patriarca Athenagora, allo scopo di preparare il sinodo ortodosso. Non dimentichiamo che la quasi totalità dei paesi ortodossi, per più di cinquant’anni, erano sotto il blocco comunista per cui, dopo la sua caduta, è stato possibile convocare finalmente questo sinodo dal patriarca Bartolomeo in data 20 marzo 2016.
Nell’enciclica di convocazione il patriarca Bartolomeo scrive: «Principale scopo e importanza di questo sinodo panortodosso è di dimostrare che la Chiesa ortodossa è la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, unita nei misteri [i sacramenti] e naturalmente nella divina Eucarestia e nella fede ortodossa, ma anche nella sinodalità. Per questo esso è stato preparato per un lungo periodo di tempo, attraverso una serie di commissioni preparatorie e conferenze presinodali, affinché i documenti delle sue decisioni trasparissero all’unisono, e il suo motivo, perché si esprima “con una sola voce e con un sol cuore”».

 I temi affrontati

I temi all’ordine del giorno dovrebbero essere i seguenti: 1. La diaspora ortodossa, ovvero verrà definita la giurisdizione sui fedeli ortodossi al di fuori delle frontiere degli Stati nazionali. Secondo i canoni vigenti, prima dell’estendersi del fenomeno migratorio, i fedeli che sono fuori dalle frontiere di origine appartengono al patriarcato ecumenico. 2. Il modo di riconoscere lo status di Chiesa autocefala. 3. Il modo di riconoscere lo status dell’autonomia di una Chiesa. 4. Dipticha, cioè le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse. 5. Stabilire un comune calendario delle festività. Per esempio, alcune chiese festeggiano il Natale il 25 dicembre, altre dieci giorni più tardi, con il calendario giuliano. 6. Impedimenti e canonicità del sacramento del matrimonio. 7. La questione del digiuno nel mondo contemporaneo. 8. I rapporti con le altre confessioni cristiane. 9. Il movimento ecumenico. 10. Il contributo degli ortodossi per affermare l’ideale cristiano della pace, della fratellanza e della libertà.
Alcuni di questi temi sono già stati respinti da qualche Chiesa e, dal momento che le decisioni devono essere prese all’unanimità, non c’è speranza che questi temi si discutano. All’ultimo momento, ai temi da discutere, si è aggiunto anche il grave problema della persecuzione dei cristiani nel Medio Oriente. Probabilmente se ne aggiungeranno anche altri. Dei patriarcati, Chiese autocefale e Chiese indipendenti (quattordici in tutto) hanno diritto di partecipare al sinodo il loro primate più ventiquattro vescovi al massimo. Tuttavia ogni Chiesa avrà il diritto di un solo voto. Questa limitazione del voto è sottoposta a numerose critiche da parte dei vescovi ortodossi. È questa la ragione per cui qualche vescovo della Chiesa autocefala greca, sebbene eletto, non ha voluto parteciparvi e si è dimesso.
Si è detto che, almeno nella sezione inaugurale, dovrebbero essere presenti alcuni rappresentanti di altre confessioni cristiane. Da parte cattolica probabilmente sarà presente il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Ma anche questa rappresentanza è criticata da molti vescovi.
In tutti i casi, per noi cattolici questo sinodo panortodosso è di grande importanza perché aiuterà le Chiese ortodosse a ritrovare un’unità tra di loro, superando, se possibile, la loro coscienza nazionalista ed essere in grado di presentare una risposta comune circa alcuni problemi giuridici e morali. Fino ad ora gli ortodossi non avevano un magistero vivo e contemporaneo da presentare, si accontentavano dell’insegnamento dei Padri della Chiesa, il quale, per quanto autorevole, non poteva affrontare i problemi sorti in seguito, specialmente quelli di oggi. Per questo motivo, sarebbe bene che anche noi cattolici pregassimo per la riuscita di questo sinodo dei nostri fratelli Ortodossi.

Dell’Autore segnaliamo:
Uniti dal Credo divisi dalla teologia.
La “diversità” bizantina
EDB, Bologna 2015, pp. 144