Contro la logica di Paperone

Intervista a Flavia Nellanti, ex impiegata di una società finanziaria

 a cura di Lucia Lafratta
della Redazione di MC

 Flavia, cominciamo dall’inizio, da quando hai cercato e trovato lavoro…

Dopo il diploma in ragioneria, come molti di quei ragazzi che decidono di non continuare gli studi perché sentono impellente il bisogno di conquistare subito una sorta di indipendenza economica, decisi di buttarmi a capofitto alla ricerca di un lavoro.

Obiettivi? Sinceramente non avevo troppe aspirazioni se non il desiderio di una vita semplice, ordinaria, tranquilla senza lotte per le gerarchie e i vertici, senza sgambetti tra colleghi per ottenere promozioni veloci, insomma un lavoro che mi consentisse di vivere serenamente quei valori che la mia famiglia mi ha sempre trasmesso: senso del dovere, collaborazione con gli altri, rispetto per il prossimo, onestà. Dopo varie occupazioni temporanee in più ambienti lavorativi diversi tra loro, trovai infine occupazione come impiegata nell’ambito finanziario dove mi occupavo di prestiti prevalentemente erogati e prelevati dalla busta paga dei vari soggetti richiedenti. Qui dopo due anni di formazione lavoro strappai il tanto agognato contratto a “tempo indeterminato” illudendomi di aver finalmente trovato la cosiddetta “sicurezza” che mi avrebbe permesso di affrontare le grandi scelte del mondo cosiddetto adulto. Non avrei mai immaginato anni dopo che l’unica certezza che conquistai fu la consapevolezza di essere finita “alle porte dell’Inferno, nel regno di Mammona!”.
Quando da bambina frequentavo il catechismo, ricordo che la suora lesse tra le tante questa parola del vangelo che mi colpì molto: «Non potete servire Dio e Mammona». Che cosa voleva dire quella parola tanto strana? Il suono di questa parola pareva tanto familiare, e pensando ad una mamma un po’ grassoccia ma sempre e comunque una mamma, servire Mammona pareva proprio cosa buona e giusta finché, molti anni più tardi, non ebbi inaspettatamente un vero e proprio incontro con lei in persona…

 Vivere del proprio lavoro, trovare la propria dimensione di vita nel lavoro, guadagnare mi sembra una giusta aspirazione.

Sì, se tutto questo è inserito in un certo contesto. Il fatto è che, dopo più di un decennio trascorso a fare l’impiegata di ultimo ordine lì dentro ho davvero potuto sperimentare sulla mia pelle come i soldi, la ricchezza, il denaro, siano davvero in grado di cambiare il cuore dell’uomo, di renderlo inumano.
I soldi promettono ciò che non possono mantenere ma, come una droga, ti creano sempre più nuovi bisogni e desideri, che poi non sono in grado di colmare perché in fondo restano solo “metallo”. Creano sì l’illusione di possedere, ma fanno perdere l’orizzonte da raggiungere in un vortice davvero infernale. Così ho vissuto la contrapposizione tra la gente che chiedeva prestiti oberata dai debiti e gli “strozzini” che prosciugavano voracemente le loro tasche. E i conti spesso non tornavano…
Che male c’è in fondo a “fare la cresta” su gente che tanto è già con la schiena a terra; meglio spremerli prima che lo facciano altri…
Ed è così che, come Paperon de’ Paperoni che tiene ben custodita la sua “moneta numero uno” come simbolo e ricordo del primo guadagno dal quale ebbe inizio il suo impero milionario, così anche in questi palazzi del potere campeggiava ben incorniciato “il primo assegno” come incentivo o altarino in onore al dio denaro al quale sacrificare la propria vita per nutrire le sue voraci fauci.

 Quando hai capito che così non poteva continuare? Cosa ti ha fatto reagire?

Il momento preciso non lo so. Certo è che, per me, in questo contesto non è stato difficile “scegliere” da che parte stare, non tanto perché possieda particolari virtù ma in quanto penso sia nel DNA di ogni essere umano un briciolo di umanità. Il tipo di educazione ricevuta mi ha forse salvato dal cadere facilmente nella macchina infernale che tutto accoglie in nome della logica del profitto. Il fatto però di non cadere in questa logica, il fatto di pensare di non poter prescindere dall’onestà come valore assoluto ma in generale soprattutto in un mestiere che ha a che fare con il mondo del denaro e quindi del potere, delle gerarchie ecc. ha decretato definitivamente la mia “caduta”. Ciò che può essere considerato un valore, in un contesto dove tutti la pensano in un modo e tu, unico individuo, in un altro, ti pone in una condizione dove i tuoi principi perdono di considerazione e diventano quasi un “dis-valore”.

 Quali erano i valori alternativi che ti erano proposti?

Ma come, credi ancora che girando con un’utilitaria, abitare in un mini appartamento e guadagnarti onestamente un misero stipendio in modo onesto sia un valore? Non pensi a cosa vuole dire invece mangiare nei migliori ristoranti da chef stellati, guidare una fuoriserie sportiva o di grossa cilindrata, avere una carta di credito da spendere in modo illimitato quando ti pare e ti piace, non avere per tali motivi problemi ad incontrare partner più o meno occasionali, fare vacanze da sogno soprattutto senza spendere quasi nulla perché tutto è compreso nel pacchetto? Queste ed altre domande mi sono sentita fare tante volte, quasi sbattuta di fronte ad una realtà che non ho mai voluto vivere né accettare. Ho visto tante “new entry” cadere sotto questi colpi. Perché credo che il male non si presenti mai con la sua vera identità altrimenti nessuno lo farebbe. Si nasconde invece dietro i buoni propositi, le apparenze che producono luce all’esterno ma dentro regna il buio più totale. Quindi, nel giro dell’Impero del dio Denaro, se doni la vita alla causa, se pensi solo e soltanto a produrre fatturato, ad aumentare il budget, a perseguire la logica del “molta resa poca spesa”, beh sei quasi perfetto per passare il primo turno. Dopo sei spogliato dell’umano che sei per diventare il disumano che sarai quando avrai un auricolare all’orecchio per essere sempre in ascolto delle direttive, di altoparlante per ubriacare con la tua dialettica fenomenale la possibile preda da spremere, che già in ginocchio si dovrà per forza fidare di te che sei e sarai la sua ultima spiaggia. Completerà l’equipaggiamento l’auto di serie se avrai raggiunto il budget concordato, e un posto dirigenziale che salirà man mano nella gerarchia ogni volta che perderai sempre più un pezzo di coscienza da non sentirti più turbato del tuo prossimo…

 Chi è il tuo prossimo?

Quello che avrai trovato massacrato dai debiti per strada e che in ginocchio crederai di aver salvato dalla morte mentre sarai tu con il tuo comportamento disonesto a sotterrarlo definitivamente.
Io non credevo che l’umanità potesse rivelarsi nelle sue più bieche condotte solo per la sete di denaro. La mia coscienza, in un contesto del genere, non ha potuto più tacere. Non ho fatto prediche o moralismi, ho semplicemente smesso di tacere quando vedevo certi generi di soprusi. Dire la verità però a volte è costoso e, nel mio caso, ha portato ad inevitabili persecuzioni. È difficile mostrarsi cristiani oggi? Non solo… Se si pensa che portavo al collo un piccolo crocefisso che mi è stato strappato letteralmente con le mani… Mi sono chiesta più volte il motivo di questo gesto pur nel rispetto di chi può essere non credente. Proprio perché non credi in questo Dio in croce perché ti dà tanto fastidio? Il Dio in cui non credi è più forte del niente in cui credi? Il mio non farcela più a vedere certi tipi di soprusi fatti su gente in ginocchio mi ha portato a doverne subire le stesse conseguenze. Ho visto gente oberata dai debiti porre fine alla propria vita perché non gli è stato concesso nemmeno un giorno di dilazione. Ho visto spargere falsità e non impietosirsi o astenersi almeno da commenti negativi nemmeno di fronte alla morte improvvisa di una collega quarantenne, che come me si ribellava alle loro logiche di potere.

 Hai parlato di persecuzioni: è un termine molto forte…

Pur senza predicare il vangelo e senza coinvolgerli in discorsi spirituali (anche perché bastava un piccolo santino per farli bestemmiare), mentre gli anni passavano la lotta si faceva sempre più dura, con persecuzioni - non trovo altro termine - fatte di pedinamenti, cambi di mansioni improvvisi e ingiustificati, controllo ossessivo anche quando mi assentavo un attimo per andare in bagno, orari di lavoro impossibili e carichi pesantissimi da gestire da sola; quasi quasi sembrava che più pregassi Dio di darmi la forza di sopportare tutto ciò, più loro aumentassero le persecuzioni. Mi stupivo del fatto che scegliere il Bene in un ambiente dove molti avevano scelto il Male fosse sufficiente per diventare un bersaglio; il Male infatti si scaglia con violenza contro ogni forma di Bene (infatti, dalle Sacre Scritture sappiamo che il diavolo è stato il primo a riconoscere Gesù Cristo!). Le tenebre infatti sanno benissimo com’è fatta la luce. Quindi ogni essere umano, consapevole o no di portare dentro di sé la scintilla di Dio (cristiani e non), sente il richiamo al Bene; la scelta dell’essere umano sta nel corrispondere a questo Bene presente dentro di lui o allontanarsene e quindi non scegliere di fare il male, ma viverlo. Certo, siamo tutti peccatori, ma ho sperimentato quanto scegliere la parte sbagliata porti anime inconsapevoli a praticare le più bieche e disumane espressioni di vita, diventando persone davvero infelici. Non giudico queste persone, ma da quello che ho vissuto ho imparato quanto sia importante il discernimento spirituale e quanto percorrere altre strade possa portare davvero alla morte dell’umano.

 Com’è andata a finire?

Dopo più di un decennio trascorso nei palazzi del potere, Dio mi ha dato la forza di andarmene lasciando tutto, licenziandomi senza avere altre opportunità di lavoro. Ma l’esperienza è stata talmente importante che mi ha dato la spinta per ricominciare a vivere e credere, nonostante tutto, in un mondo migliore; così, a più di trent’anni, mi sono laureata in Scienze Sociali per stare vicino ai bisogni degli ultimi, proprio quegli ultimi che ho visto cadere nei modi peggiori. Ora sono un’educatrice sociale, precaria, in perenne ricerca di un lavoro, ma veramente felice di questa mia nuova vita che mi porta ad incontrare ogni giorno persone cariche di tanta umanità. Forse questa è davvero perfetta letizia!