Si tratta qui di due storie. La prima, certamente più rilevante, è quella di padre Guglielmo Gattiani che ha raggiunto una importante tappa: la conclusione del processo diocesano per la beatificazione e la canonizzazione. La seconda è quella di un’opera d’arte nata per la chiesa cappuccina di Budrio, poi ritrovata e recuperata artisticamente. Ora si pone quasi come memoria della presenza dei cappuccini tra la gente budriese.

Paolo Grasselli


Un frate per esempio

L’umiltà e la carità attualizzano la testimonianza di padre Guglielmo

di Paolo Berti
biografo di padre Guglielmo Gattiani


La spiegazione di tante presenze

C’era da aspettarselo. La chiesa di sant’Agostino di Cesena era gremita di gente per la conclusione del processo diocesano della causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio padre Guglielmo Gattiani. È proprio vero, ci sono persone che tanto più passa il tempo, tanto più si dimenticano, altre invece più passa il tempo e più si focalizzano e più si comprende il dono che sono state per noi, e si diventa ancora più capaci di trasmettere agli altri i contenuti profondi della loro esistenza.
Nella bella e suggestiva chiesa di Sant’Agostino non c’erano solo persone che l’avevano conosciuto, ma anche chi ne aveva sentito parlare, ed erano venute alla celebrazione, in parte rigorosamente giuridica, della fine del processo diocesano. “Processo” deriva dal verbo “procedere”, camminare. C’è il procedere giuridico, ma anche quello spirituale. La celebrazione è stata un momento di ulteriore interiorizzazione dell’esempio francescano e sacerdotale di padre Guglielmo.
Bastava parlare con l’uno o con l’altro per ricevere subito le ragioni della loro presenza: «Lui è già santo, e vogliamo che lo capiscano anche gli altri». «Sono contenta di essere qua perché mi sento vicina a padre Guglielmo e quindi a Gesù». «Mi sento in pace, felice». «Sono venuto qui per imparare, per conoscere padre Guglielmo». «Mi sento sollecitato a cambiare. Non sono qui solo per vedere l’inizio del riconoscimento della Chiesa della santità di padre Guglielmo, ma per cambiare». «Sento l’obbligo morale di far vedere quanto sia stato importante per noi». «Ho messo una sua immagine in cucina e mi sento da lui protetta». «Sono emozionata; mi sembra di sentirlo qui. Mi sento abbracciata. Sono anni che non mi sentivo così felice». «Aveva uno sguardo ieratico. Come era intelligente! Quanta umiltà!». «Sono qui per accompagnare il cammino di padre Guglielmo nell’essere conosciuto». «Questa celebrazione mi dice che la santità è possibile». «La persona di padre Guglielmo è profetica per questo nostro oggi dove sacrifici e povertà sono ormai realtà quotidiane anche presso di noi». «Sono qui perché è stato mio maestro di noviziato». «È questa un’occasione per riflettere sulla santità, e capire che è a portata di mano». «Padre Guglielmo è una figura contemporanea da imitare».
Ognuno l’ha percepito per sé padre Guglielmo, ma con delle costanti che la biografia scritta e le parole del vescovo hanno presentato. Di padre Guglielmo affascina l’umiltà, fonte della pace che irradiava e del calore della sua preghiera e della sua parola. Colpisce il suo farsi tutto a ciascuno quasi che egli si ponesse di fronte a chi andava da lui, quale servo di un principe da trattare con ogni riguardo. Ma proprio per questo risultava in lui quella regalità che Gesù aveva quando serviva i discepoli fino a lavar loro i piedi, e parlava dei re di questo mondo così diversi da lui. Era la regalità di chi ama.

Il vigore dell’onda

Se l’aspetto dell’accoglienza subito viene percepito in padre Guglielmo, ce n’è tuttavia un altro che ne è il fondamento più profondo: la sua vita di preghiera e di penitenza. L’aspetto penitenziale padre Guglielmo ce lo rilancia con il vigore di un’onda che pareva essersi affievolita e che ritrova il suo slancio per spingerci verso Cristo, povero, umile e crocifisso. Padre Guglielmo ci fa ricordare le parole di Francesco nell’esordio del suo testamento: «Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza». Così cominciò Francesco e così proseguì per tutta la sua vita.
Ecco perché padre Guglielmo dormiva poche ore per notte pur avendo un sonno felice. Ecco perché dormiva sul pavimento. Ecco perché accettava come grazia i rimproveri, le incomprensioni. Fare penitenza non era per lui solo per le mancanze personali o per mettere sotto i piedi la carne facendone gradino per elevarsi a Dio, ma anche fare penitenza per quelli che non vogliono fare penitenza, affinché possano uscire dalla prigione del peccato. Penitenza come misericodia, amore per gli altri.
Alle ore 17,45 del 10 dicembre 2011, era terminato tutto il rito giuridico del processo diocesano di ricognizione sulla santità di padre Guglielmo, durato cinque anni, nei quali si sono ascoltati molti testimoni, e due commissioni, storica e teologica, hanno condotto e concluso i loro lavori. Un tribunale (composto da giudice, procuratore di giustizia e notaio) ha pazientemente ascoltato, interrogato, redatto, per garantire un’indagine seria e completa. Il frutto del lavoro veniva presentato al vescovo di Cesena, Douglas Regattieri, la diocesi in cui si è svolto il processo. Accanto a lui era il suo predecessore, Antonio Lanfranchi, colui che aveva avviato il processo. Poi altri due vescovi, il vescovo emerito di Cesena Lino Garavaglia e Giuseppe Bernardini arcivescovo emerito di Smirne. Il ministro provinciale dei cappuccini dell’Emilia-Romagna, Matteo Ghisini, portava il saluto e la gratitudine di tutti i confratelli di padre Guglielmo e invocava da lui la protezione.

La provocazione dell’abito

Ora tutto passa alla Congregazione Romana per le Cause dei Santi per la conferma delle conclusioni raggiunte: la definizione del fatto che padre Guglielmo ha vissuto le virtù in modo eroico. È la conclusione, ad un livello superiore, del processo giuridico nel quale non sarà estranea l’azione riconoscitrice della santità operata dallo Spirito Santo nel cardinale e nei vescovi della Congregazione. Ma deve esserci anche il nostro “processo”, cioè il nostro cammino verso la santità che padre Guglielmo ci invita ad attuare.
«Vero francescano», l’ha definito il vescovo Douglas Regattieri dopo un’agile sottolineatura di quella generosa provocazione presente nell’abito a toppe indossato da padre Guglielmo, abito che in realtà ben pochi hanno notato, tanto era conforme a tutto quello che padre Guglielmo esprimeva.

Dati biografici di padre Guglielmo Gattiani

11 novembre 1914: nasce a Badi, nel comune di Castel di Casio (BO), da Dionisio Gattiani e Maria Puzzarini.

15 novembre 1914: riceve il Battesimo con il nome di Oscar.

Fine di settembre 1924: fa ingresso nel convento di Faenza come “fratino” e, un anno dopo, nel seminario minore di Imola.

15 novembre 1929: entra nel noviziato di Cesena.

17 novembre 1930: fa la professione temporanea ed è inviato al convento di Lugo e poi di Forlì per proseguire gli studi di filosofia.

Luglio 1935: è nello studentato di Bologna per gli studi teologici. L’8 dicembre 1935 emette la professione perpetua.

22 maggio 1938: è ordinato sacerdote nella chiesa di San Giuseppe a Bologna da mons. Gherardo Sante Menegazzi, vescovo di Comacchio.

2 agosto 1939: viene inviato nel seminario di Faenza con l’incarico di vicedirettore dei ragazzi e di insegnante di matematica e geometria, poi a Lugo e a Ravenna con gli stessi incarichi.

2 gennaio 1944: viene assegnato alla fraternità di Cesena con l’incarico di insegnante del liceo.

Maggio 1946: viene inviato al convento di Cesena quale maestro dei novizi.

26 agosto 1964: cessa di essere maestro dei novizi, rimanendo però padre spirituale degli stessi, fino al 1975.

3 ottobre 1976: viene inaugurata a Lagrimone “La casa del Padre”.

10 aprile 1980: partenza per la Terra Santa sulle orme di san Francesco.

18 ottobre 1980: viene trasferito a Faenza per il ministero di accoglienza presso la cappella del Crocifisso.

8 dicembre 1985: formula il progetto per una televisione mondiale del Papa, che concretizzerà poi nel sostegno efficace di Telepace.

15 dicembre 1999, ore 7,15: padre Guglielmo lascia la terra per il cielo.

4 novembre 2006: apertura del processo diocesano per la causa di beatificazione e canonizzazione.

10 dicembre 2011: conclusione del processo diocesano.