La scelta del perdono come tema del Festival Francescano di Bologna 2016 è dettata da alcune ricorrenze importanti, che non si possono trascurare: innanzitutto il Giubileo straordinario della Misericordia, ma anche gli ottocento anni dell’istituzione del Perdono di Assisi e il ricordo dello “Spirito di Assisi”, che compie trent’anni.

Caterina Pastorelli

 Un cammino di perdono

Il tema del Festival Francescano per restituirci una vita degna di essere vissuta

 Il completamento della seconda stesura

Quante volte, nel corso della VII edizione del Festival Francescano, che si è tenuta nel settembre 2015 a Bologna, abbiamo sentito relatori, giornalisti, francescani e visitatori ripetere, come un ritornello martellante nelle orecchie: «Laudato si’, mi’ Signore, cum tutte le tue creature».

Frate Sole, sora Luna e le stelle, frate Vento, sor’Acqua, frate Focu e matre Terra sono stati infatti i protagonisti dei tre giorni in piazza, dedicati a “sorella Terra”, ma tanti interventi, da quello del filosofo Massimo Cacciari a quello della clarissa Chiara Francesca Lacchini, hanno allargato lo sguardo a un altro tema. Nel Cantico delle creature, infatti, si trova una strofa che Francesco d’Assisi ha aggiunto in un secondo momento, rispetto alla prima stesura del testo, e che ne arricchisce e completa il significato generale: 

«Laudato si’, mi’ Signore,
per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
e sostengo infirmitate e tribulazione» (FF 263) 

L’uomo, fino a questi versetti grande assente nella teologia francescana della lode, finalmente compare, anche se san Francesco non fa riferimento a tutti gli uomini, ma solamente a coloro che sanno essere testimoni di quella grande forza divina che è il perdono. E proprio il perdono è il punto di partenza di questa VIII edizione del Festival Francescano, che si terrà sempre a Bologna, in piazza Maggiore, il 23/24/25 settembre 2016.
Il perdono, infatti, è una caratteristica centrale del messaggio francescano - lo stesso Francesco d’Assisi invita i propri frati ad annunciare «Perdonate e vi sarà perdonato. E se non perdonerete, il Signore non perdonerà a voi i vostri peccati» (FF 55) - che il Festival Francescano cerca, come suo solito, di attualizzare, concretizzare e declinare secondo diversi punti di vista.
Anche nella Lettera a un ministro Francesco invita il frate a guardare con occhi diversi i suoi confratelli: «Non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia» (FF 234). In queste parole è racchiuso lo stile di Francesco, uno stile di misericordia e di perdono senza limiti, che richiama il ritornello di un altro Francesco, papa Bergoglio, il quale afferma che «il Signore non si stanca mai di perdonare» e che nella bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia ricorda che «la misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi» (Misericordiae Vultus, 9). 

Il perdono di Assisi

La tradizione francescana narra che in una notte di luglio del 1216, mentre Francesco è immerso nella preghiera presso la Porziuncola, Gesù e la Madonna appaiono al Santo e gli chiedono che cosa desideri per la salvezza delle anime. «Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe» è la risposta di Francesco, che andrà poi da papa Onorio III per l’approvazione dell’indulgenza. Dopo averla ottenuta, il 2 agosto del 1216, in occasione della consacrazione della chiesa della Porziuncola, Francesco annuncia ai presenti: «Voglio mandarvi tutti in paradiso e vi annuncio l’indulgenza che ho dalla bocca del sommo pontefice e tutti voi che oggi venite e tutti quelli che verranno ogni anno in questo giorno con cuore buono e contrito ottengano l’indulgenza di tutti i loro peccati» (FF 2706). Un’indulgenza plenaria particolare, senza l’obbligo del pagamento di un obolo o il compimento di un grande pellegrinaggio. Un’indulgenza per i poveri, per tutti, per una riconciliazione con Dio e con se stessi.

 Oltre qualsiasi differenza

È proprio questo forte legame con il perdono e la riconciliazione che ha spinto papa Giovanni Paolo II a riunire ad Assisi, alla Porziuncola, nel cuore dell’esperienza francescana, il 27 Ottobre 1986, settanta rappresentanti delle varie religioni del mondo, perché si elevasse all’unico Dio, da tanti cuori e in diverse lingue, un solo canto di pace: «Ho scelto Assisi come luogo della nostra giornata di preghiera per la pace per il significato particolare dell’uomo santo venerato qui, san Francesco, conosciuto e rispettato da tante persone nel mondo intero come un simbolo di pace, di riconciliazione e di fraternità. Le nostre differenze sono numerose e profonde. In passato spesso sono state motivo di lotte dolorose. La fede comune in Dio ha un valore fondamentale: facendoci riconoscere tutte le persone come creature di Dio, essa ci fa scoprire la fraternità universale. Per questa ragione, con il nostro incontro di Assisi, vogliamo iniziare un cammino comune».
Un cammino guidato dal perdono e dalla misericordia, che il Festival Francescano cerca di proseguire portando a Bologna momenti di riflessione, dialogo, confronto e spiritualità, proprio su questo tema, in quella piazza dove il 15 agosto 1222 Francesco predicò. Scrive il cronista che «tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace» (FF 2252).
Sia papa Francesco che Francesco d’Assisi ci invitano a riportare il perdono nelle relazioni umane e a rispondere all’offensiva della violenza e dell’odio con la misericordia e il perdono, unico modo per interrompere la catena perversa e inarrestabile della vendetta. Il perdono, infatti, deve diventare una pratica quotidiana perché la consapevolezza che Dio è misericordioso, che ci ama gratuitamente e che ci perdona, ci rende a nostra volta capaci di fare altrettanto: di perdonare tutti.
Senza perdono non durano a lungo né le amicizie, né le famiglie; di perdono hanno bisogno i rapporti sociali, la politica e la stessa economia. E allora in questo VIII festival si parlerà di perdono verso sé stessi e gli altri; di riconciliazione con la propria storia; di mediazione di conflitti; di dialogo interreligioso; di giustizia, di indulto e di valore della pena; di condono e cancellazione del debito; di ferite aperte da sanare…

Il perdono, infatti, supera i confini religiosi e confessionali, ha le sue radici nelle profondità dell’animo umano, supera la giustizia con la gratuità ed è l’unica ricetta capace di restituirci tutti, credenti o no, a una vita che possa dirsi umana.