Nel novembre scorso Benedetto XVI ha visitato il Benin, dove ha reso nota l’Esortazione post sinodale Africae munus, dedicata all’Africa. In Missione presenta alcuni stralci di quell’importante documento, nel quale si parla con passione del mondo a cui tanti missionari hanno dedicato la vita. In ottobre a Imola, al Convegno missionario, Brunetto Salvarani ha parlato del “dialogo nella quotidianità”, il tema che riprende nell’articolo che qui proponiamo.

Saverio Orselli

 

 Pace e giustizia per le cicatrici d’Africa

L’esortazione Africae munus invita le Chiese africane ad un coraggio propositivo

 

Dopo aver presentato nel numero di gennaio alcuni brani del “Messaggio al popolo di Dio della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi”, ecco alcuni stralci dell’Esortazione Apostolica postsinodale, Africae munus, che papa Benedetto XVI ha consegnato alla Chiesa d’Africa e al mondo il 19 novembre 2011, in occasione della visita in Benin. Di questo lungo e intenso documento, la grande stampa ha sottolineato la presa di posizione contro la pena di morte, ma tutta l’Esortazione è permeata di affettuosa attenzione nei confronti di un continente carico di contraddizioni, in cui convivono la povertà della gente e le immense ricchezze naturali.

 

Memoria di un continente

L’impegno dell’Africa per il Signore Gesù Cristo è un tesoro prezioso che affido, in questo inizio del terzo millennio, ai Vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi permanenti, alle persone consacrate, ai catechisti e ai laici di quel caro Continente e delle Isole vicine.
Questa missione porta l’Africa ad approfondire la vocazione cristiana. La invita a vivere, nel nome di Gesù, la riconciliazione tra le persone e le comunità, e a promuovere per tutti la pace e la giustizia nella verità. (1)

La qualità degli interventi dei Padri sinodali e delle altre persone che sono intervenute durante le Sessioni, mi ha impressionato. Il realismo e la lungimiranza dei loro contributi hanno dimostrato la maturità cristiana del Continente. Non hanno avuto paura di misurarsi con la verità e hanno cercato sinceramente di pensare a possibili soluzioni dei problemi che affrontano le loro Chiese particolari, e anche la Chiesa universale. Gli Africani sanno meglio di chiunque altro quanto, purtroppo molto spesso, queste situazioni siano difficili, drammatiche e anche tragiche. Rendo omaggio agli Africani e a tutti i cristiani di quel Continente che le affrontano con coraggio e dignità. Essi desiderano, a ragione, che tale dignità sia riconosciuta e rispettata. Posso loro assicurare che la Chiesa rispetta e ama l’Africa. (4)

La memoria dell’Africa conserva il ricordo doloroso delle cicatrici lasciate dalle lotte fratricide tra le etnie, dalla schiavitù e dalla colonizzazione. Ancora oggi il Continente si trova di fronte a rivalità, a nuove forme di schiavitù e di colonizzazione. La prima Assemblea Speciale l’aveva paragonata all’uomo vittima dei briganti, lasciato moribondo sul bordo della strada. Per questo si è potuto parlare della “marginalizzazione” dell’Africa. Una tradizione nata in terra africana identifica il buon Samaritano con il Signore Gesù stesso e invita alla speranza. Ci sono allora numerosi motivi di speranza e di azione di grazie. Così, per esempio, malgrado le grandi pandemie - come la malaria, l’AIDS, la tubercolosi, e altre - che decimano la sua popolazione e che la medicina cerca sempre più efficacemente di sradicare, l’Africa mantiene la sua gioia di vivere, di celebrare la vita che proviene dal Creatore nell’accoglienza delle nascite perché crescano la famiglia e la comunità umana. Vedo ugualmente un motivo di speranza nel ricco patrimonio intellettuale, culturale e religioso di cui l’Africa è depositaria. Essa desidera preservarlo, esplorarlo maggiormente e farlo conoscere al mondo. Si tratta di un apporto essenziale e positivo. (9)

 

Camminare nell’oggi

È dunque per sollecitudine paterna e pastorale che indirizzo questo documento all’Africa di oggi, che ha conosciuto i traumi e i conflitti che sappiamo. L’uomo è plasmato dal suo passato, ma vive e cammina nell’oggi. E guarda al futuro. Come il resto del mondo, l’Africa vive uno choc culturale che minaccia le fondamenta millenarie della vita sociale e rende talvolta difficile l’incontro con la modernità. In questa crisi antropologica che si trova ad affrontare, il Continente africano potrà trovare vie di speranza instaurando un dialogo tra i membri delle componenti religiose, sociali, politiche, economiche, culturali e scientifiche. Avrà allora bisogno di ritrovare e promuovere una concezione della persona e del suo rapporto con la realtà basata su un rinnovamento spirituale profondo. (11)

I tre concetti principali del tema sinodale, vale a dire la riconciliazione, la giustizia e la pace, hanno posto il Sinodo di fronte alla sua «responsabilità teologica e sociale» e hanno permesso di interrogarsi anche sul ruolo pubblico della Chiesa e sul suo posto nell’ambito africano di oggi. «Si potrebbe dire che riconciliazione e giustizia siano i due presupposti essenziali della pace e che quindi definiscano in una certa misura anche la sua natura». Il compito che dobbiamo precisare non è facile, poiché esso si situa tra l’impegno immediato nella politica - che non rientra nelle competenze dirette della Chiesa - e il ripiegamento o l’evasione possibile in teorie teologiche e spirituali, che rischiano di costituire una fuga di fronte a una responsabilità concreta nella storia umana. (17)

In realtà, solo un’autentica riconciliazione genera una pace duratura nella società. Protagonisti ne sono certo le Autorità governative e i Capi tradizionali, ma ugualmente i semplici cittadini. Dopo un conflitto, la riconciliazione, spesso condotta e compiuta nel silenzio e nella discrezione, ripristina l’unione dei cuori e la coesistenza serena. Grazie ad essa, dopo lunghi periodi di guerra, le nazioni ritrovano la pace, le società profondamente ferite dalla guerra civile o dal genocidio ricostruiscono la loro unità. È offrendo e accogliendo il perdono che le memorie ferite delle persone o delle comunità hanno potuto guarire e le famiglie prima divise hanno ritrovato l’armonia. «La riconciliazione supera le crisi, ripristina la dignità delle persone e apre la via allo sviluppo e alla pace duratura tra i popoli a tutti i livelli», hanno tenuto a sottolineare i Padri del Sinodo. Per diventare effettiva, questa riconciliazione dovrà essere accompagnata da un atto coraggioso e onesto: la ricerca dei responsabili di quei conflitti, di coloro che hanno finanziato i crimini e che si dedicano ad ogni sorta di traffici, e l’accertamento della loro responsabilità. Le vittime hanno diritto alla verità e alla giustizia. È importante attualmente e per il futuro purificare la memoria, al fine di costruire una società migliore, dove simili tragedie non si ripetano più. (21)

 

Formare coscienze rette

La costruzione di un ordine sociale giusto compete senza dubbio alla sfera politica. Tuttavia, uno dei compiti della Chiesa in Africa consiste nel formare coscienze rette e recettive delle esigenze della giustizia, affinché maturino uomini e donne solleciti e capaci di realizzare questo ordine sociale giusto con la loro condotta responsabile. Il modello per eccellenza a partire dal quale la Chiesa pensa e ragiona, e che essa propone a tutti, è Cristo. Secondo la sua dottrina sociale, «la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende “minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati”. Ha però una missione di verità da compiere… una missione irrinunciabile. La sua dottrina sociale è momento singolare di questo annuncio: essa è servizio alla verità che libera». (22)

Le iniziative della Chiesa per l’apprezzamento positivo e la salvaguardia delle culture africane sono conosciute. È molto importante proseguire questo impegno, dal momento che la mescolanza dei popoli, pur costituendo un arricchimento, spesso indebolisce le culture e le società. L’identità delle comunità africane si gioca in questi incontri tra culture. Occorre dunque impegnarsi a trasmettere i valori che il Creatore ha effuso nei cuori degli Africani dalla notte dei tempi. Essi sono serviti da matrice per modellare società che vivono in una certa armonia, perché portano nel loro seno modi tradizionali di regolazione per una coesistenza pacifica. Si tratta dunque di valorizzare questi elementi positivi, illuminandoli dall’interno perché il cristiano sia effettivamente raggiunto dal messaggio di Cristo, e perché così la luce di Dio possa brillare agli occhi degli uomini. Allora, vedendo le buone azioni dei cristiani, gli uomini e le donne potranno glorificare il «Padre che è nei cieli». (38)

 

Missio ad gentes

Prima di concludere questo documento, desidero ritornare nuovamente sul compito della Chiesa in Africa che è quello di impegnarsi nell’evangelizzazione, nella missio ad gentes, come pure nella nuova evangelizzazione, affinché la fisionomia del Continente africano si modelli ogni giorno di più sull’insegnamento sempre attuale di Cristo, vera «luce del mondo» e autentico «sale della terra». (159)

L’opera urgente dell’evangelizzazione si realizza in maniera differente, secondo la diversità delle situazioni di ciascun Paese. «In senso proprio c’è la missio ad gentes verso coloro che non conoscono Cristo. In senso lato, si parla di “evangelizzazione” per l’aspetto ordinario della pastorale, e di “nuova evangelizzazione” verso coloro che non seguono più la prassi cristiana». Solo l’evangelizzazione che è animata dalla forza dello Spirito Santo diviene la «legge nuova del Vangelo» e porta frutti spirituali. Il cuore di ogni attività evangelizzatrice è l’annuncio della Persona di Gesù, il Verbo di Dio incarnato, morto e risorto, presente per sempre nella comunità dei fedeli, nella sua Chiesa. Si tratta di un compito urgente non soltanto per l’Africa, ma per il mondo intero, in quanto la missione che Cristo redentore ha affidato alla sua Chiesa non ha ancora raggiunto la piena realizzazione. (160)

La Chiesa che cammina in Africa è chiamata a contribuire alla nuova evangelizzazione anche nei Paesi secolarizzati, da cui provenivano in passato numerosi missionari e che oggi mancano, purtroppo, di vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. Nel frattempo, un grande numero di Africani e di Africane hanno accolto l’invito del padrone della messe a lavorare nella sua vigna. […] (167)

Lo ribadisco: «Alzati, Chiesa in Africa […] perché ti chiama il Padre celeste, che i tuoi antenati invocavano come Creatore prima di conoscerne la vicinanza misericordiosa, rivelata nel suo Figlio unigenito, Gesù Cristo. Intraprendi il cammino di una nuova evangelizzazione con il coraggio che proviene dallo Spirito Santo». (173)

 Il testo completo dell’Esortazione apostolica postsinodale Africae munus è disponibile al sito

www.vatican.va