Dono ciò che ricevo

Esperienza missionaria di una novizia delle Ancelle dei Poveri

 di Eleonora Ghirigato
novizia delle Ancelle dei Poveri 

L’opportunità

Mi presento: mi chiamo Eleonora, ho 29 anni e sono nativa di Isola della Scala, un paese in provincia di Verona. Sono una ragazza come tante altre, vivace ed estroversa. Fin qui niente di particolare. Ciò che fa la differenza tra il passato e oggi è che ho scoperto la presenza di un Dio che è amore ed è vivo in mezzo a noi. Sento che tutto è vissuto alla presenza di Dio e ciò che sono è totalmente dono suo. Quello che posso fare è provare a mettere i doni che il Signore mi ha dato al servizio dei fratelli. Per “Chi” si fanno le cose dà un senso completamente nuovo alle nostre azioni.


Nel settembre 2014, dopo mesi di incontri, ricerche, preghiere, lacrime e silenzi, ho trovato l’Istituto Missionario Ancelle dei Poveri dove mi hanno offerto l’opportunità di fare un’esperienza di discernimento vocazionale in Etiopia presso la loro missione, ed eccomi a raccontare come procede il cammino. Già nel 2009, dopo essermi diplomata in grafica pubblicitaria, trascorsi tre mesi di volontariato presso la missione di Gassa Chare con i frati cappuccini: come si dice dalle mie parti… “era l’inizio della fine”! Dopo quella esperienza mi sono diplomata come operatrice socio-sanitaria e ho lavorato per due anni in Italia. Ma il desiderio di ripartire per la missione mi ha sempre accompagnata fino al giorno in cui ho finalmente deciso di partire per capire e verificare cosa volesse davvero il Signore da me.
In Etiopia ho iniziato il percorso di formazione con le Ancelle dei Poveri e ora sono al primo anno di noviziato. Vivo nella casa di formazione in Addis Abeba, con una novizia etiopica e una del Kenia, una postulante, sette aspiranti, due Ancelle etiopi e una indiana, la nostra formatrice. La giornata è divisa tra preghiera, lavori di casa e lezioni. Il primo anno di noviziato è centrato sullo studio del nostro Istituto, della storia della Chiesa, sul conoscere se stessi... insomma, ce n’è per tutti i gusti!

 Il servizio

Il giovedì mattina andiamo a fare servizio presso un Istituto che vive vicino a noi e che ospita malati di lebbra, ustionati gravi in attesa di operazione e riabilitazione e dove ogni mattina c’è la mensa per i poveri. Ogni mamma che viene riceve, per ogni bimbo, un piatto con banana, biscotti, uova, pane e una tazza di porridge; a turno lavano i piatti e poi tornano alle loro faccende quotidiane. La maggior parte è senza marito, non ha un lavoro e si ritrova a dover sfamare e curare i figli. Arrivano verso le 8 e alle 9.30 il piccolo cortile è già tutto sgombero e pronto per il mattino seguente. Finita la colazione iniziano le lezioni per i più grandi; la maggior parte dei ragazzi e adulti ospitati da queste suore arriva da villaggi molto lontani e non sa una parola di amarico, la lingua nazionale in Etiopia. Ognuno parla solo il proprio dialetto - in Etiopia ce n’è un’ottantina - e non sa né leggere né scrivere. Ecco allora che entriamo in campo noi con il cartellone dell’alfabeto e tanta, tanta pazienza. Dopo al massimo un’ora e mezza l’attenzione cala vertiginosamente e giunge il momento del gioco: puzzle, colori, memory, domino sono un valido aiuto anche se risultano impegnativi per chi è cresciuto coltivando i campi, pascolando gli animali, accendendo il fuoco a terra per cucinare e andando a prendere l’acqua al pozzo con la tanica in spalle. Un puzzle o il memory sono lontani migliaia di chilometri dalla loro quotidiana esistenza e non servono certo per sopravvivere.
Periodicamente sono ospitata dalle Piccole Suore di Santa Teresa di Gesù Bambino in Kenya, dove presto servizio come posso, alternando mattinate all’orfanotrofio, dove ci sono circa 30 bambini e pomeriggi di studio, continuando il percorso di formazione. In Kenya - un paese nuovo per me - visito famiglie povere nel villaggio e ho trovato anche qui case piccolissime, con muri fatti di assi, pavimenti di terra e colme di fumo, tanto che si fatica a vedere chi ci vive dentro. Il tutto attorniato da un vasto giardino dove poter coltivare l’orto e allevare qualche gallina. Rispetto all’Etiopia, cibo e bevande sono completamente diversi, con tanto riso, patate, polenta, fagioli e tè caldo con il latte… in Kenya mi manca tanto il buon caffè etiope! In compenso, quando si canta sembra di essere in paradiso con un coro di angeli: questa gente ha la capacità di fare musica solo con la voce ed è a dir poco favoloso ascoltarli!
In Italia spesso mi sono sentita dire che sono brava e coraggiosa ad aver scelto di servire i poveri in Africa. Non ho scelto di venire in missione per cambiare il mondo o per salvare qualcuno ma per donare ciò che ho ricevuto. È quello che ciascuno di noi è chiamato a fare, in Africa o in Italia.

www.ancelledeipoveri.it