Educati a condividere

La casa di accoglienza per tutti i popoli, un luogo per creare fraternità 

di Nicola Verde
vicesegretario delle Missioni dei cappuccini dell’Emilia-Romagna 

Casa di accoglienza per tutti i popoli

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù invita i suoi discepoli a raccogliere i frutti di ciò che altri hanno seminato per condividerne la gioia (cfr. Gv 4). In questo breve scritto vorrei far vedere i frutti nati dopo anni di lavoro e di semina di fr. Ivano e fr. Michele, e, nello stesso tempo, vorrei mostrare la nuova strada che il Signore ci sta indicando oggi, sulla quale ci invita a camminare insieme.


Il nostro Centro missionario di Imola vuole essere una “Casa di accoglienza per tutti i popoli”, secondo la visione profetica di Isaia (cfr. Is 56). Essere segno profetico di una realtà che ci attende alla fine dei tempi, ma che è già in mezzo a noi. Del resto, l’azione missionaria della chiesa è sempre stata anticipo e profezia di un Regno di Dio che ci precede e ci interpella.Al Centro missionario e al mercatino dell’usato, avviene quasi quotidianamente l’incontro tra popoli, lingue, culture e religioni diverse e settimanalmente si cerca di vivere l’interculturalità e l’interreligiosità, attraverso il confronto, il rispetto e l’accoglienza reciproca con i tanti stranieri che frequentano questo ambiente. Creare relazioni di amicizia e di conoscenza ci sembra l’atteggiamento fondamentale per vivere il nuovo umanesimo del Vangelo, ed essere così un piccolo segno di fraternità francescana che tende la mano al fratello mussulmano, ortodosso, ebreo o ateo. È questo un tema che tocca ormai la vita quotidiana di tutti e si manifesta lungo le nostre strade, nelle nostre scuole e negli ambienti di lavoro, dove si incrociano fratelli e sorelle di altri paesi e culture. L’animazione missionaria nei locali del convento appena ristrutturati ha come obiettivo di accogliere i giovani che vengono in contatto con noi e con i nostri campi di lavoro, i gruppi parrocchiali, i movimenti e gli scout, per ritiri di preghiera, di servizio concreto alle missioni, oltre a momenti di formazione missionaria. Vogliamo essere spazio e luogo di formazione alla fraternità mondiale, al dialogo interculturale e religioso, al rispetto dell’altro che percepiamo diverso da noi. Vogliamo essere un luogo in cui ci si educa a condividere il dono che ogni popolo o gruppo etnico porta in sé e con sé, attraverso uno scambio culturale che diventa ricchezza da accogliere per crescere insieme. Questo in particolare attraverso la conoscenza dell’Etiopia, della Turchia, della Georgia, della Romania e del Centrafrica dove i nostri missionari sono stati mandati per annunciare il Vangelo. 

La missione comincia qui

I volontari del mercatino sanno bene che “la missione comincia qui”, per essere testimoni credibili del Vangelo. Comincia innanzitutto dai poveri! Tante persone di Imola e dintorni ci donano i loro beni, gli oggetti e gli indumenti che non usano più e noi li restituiamo ai poveri della città, a un prezzo simbolico per non umiliare la persona e rispettarne la dignità. Restituire ciò che è dei poveri è una parola tanto cara a san Francesco e che egli stesso raccomanda ai suoi frati, perché restituire ai poveri è restituire a Dio. È fare giustizia. È restituire ciò che appartiene a Dio e ai suoi poveri.
In questo impegno è forte la collaborazione con la Caritas diocesana: i volontari sanno bene che, quando arrivano i poveri della Caritas, a loro vanno riservati i “pezzi” migliori, gli indumenti, le scarpe, ecc... ancora in ottimo stato, perché si sentano accolti e rispettati nella loro dignità umana. Eguale sostegno lo riserviamo alla Misericordia, per aiutare gli immigrati.
Questa nostra attività di recupero dell’usato aiuta anche a sostenere le nostre missioni, i progetti di alfabetizzazione dei bambini in Etiopia, i servizi sanitari che cerchiamo di offrire, il dialogo ecumenico e interreligioso in Turchia, la vita dei missionari e lo sviluppo culturale ed economico dei poveri che incontrano.
Altro importante obiettivo del mercatino missionario è la custodia del creato e dell’ambiente, attraverso l’attività di recupero degli oggetti, del riuso e della raccolta differenziata in collaborazione con HERA per la gestione dei rifiuti. I nostri volontari hanno la pazienza e la cura di far “rivivere” gli oggetti donati che, in maniera creativa e fantasiosa, vengono rimessi a disposizione delle famiglie più povere.
Infine non va dimenticata la forte ricaduta sociale dell’attività del Centro missionario. Oggi il nostro spazio diventa luogo di accoglienza e di collaborazione con alcune realtà educative della città. La consulta comunale per il volontariato di Imola, il dipartimento di salute mentale dell’ASL e alcune cooperative sociali, come Albatros e La Soffitta, trovano nel nostro mercatino fatto di volontariato la possibilità di far vivere ai loro ospiti momenti di servizio, di lavoro e di socializzazione, fondamentali per il percorso terapeutico-riabilitativo. Questi fratelli bisognosi di accoglienza sono un dono che fa bene a tutti, a cominciare dalla nostra attività di volontariato francescano che vuole essere attenta agli ultimi e ai piccoli. Altrettanto utile è la possibilità di effettuare alcune ore di “lavoro socialmente utile”, a scopo educativo e per un reinserimento sociale, offerta a quanti cercano questa possibilità attraverso gli assistenti sociali, così come è interessante un progetto avviato da qualche tempo: l’accoglienza di giovani studenti delle scuole superiori sospesi dalla scuola. In accordo con il Centro servizi per il volontariato della provincia di Bologna (VOLABO), alcun istituti hanno deciso, infatti, di far fare del volontariato concreto ai giovani che vengono sospesi dalla scuola per cattiva condotta in classe. In accordo con le famiglie, i giovani sospesi sono invitati a frequentare lo stesso le lezioni in classe, al mattino, per rimanere al passo con il resto della classe, mentre nel pomeriggio devono effettuare alcune ore di volontariato presso il nostro Centro missionario. Sono sei finora i giovani che hanno effettuato dalle 15 alle 50 ore di volontariato con noi.
Ecco allora la strada nuova che ci attende: fare del Centro “Una casa di accoglienza per tutti i popoli” perché la missione comincia qui. Siamo servi di un Dio che ci chiede di metterci a servizio di una tavola, la tavola dei popoli che il profeta Isaia (cf. Is 25) ci fa intravedere. A questa tavola Qualcuno ha preparato per noi un posto, e ci ha promesso che egli stesso si cingerà le vesti, ancora una volta, e passerà a servirci. Ora tocca a noi perché Egli ci ha dato l’esempio.