Nell’ultima edizione del Festival Francescano gli incontri del venerdì hanno richiamato molto pubblico, contrariamente a quanto accaduto in passato, quando la prima giornata in genere era un po’ sottotono, a dimostrazione che le voci dei protagonisti erano particolarmente vive e interessanti, come testimoniano le tre brevi interviste che seguono.

Saverio Orselli

INTERVISTE
 

Rubrica Festival Francescano 01 Vincenzo Balzani www.snipview.comVincenzo Balzani

Il primo protagonista di questa seconda puntata di interviste è il professore Vincenzo Balzani, un vero “mito”, con la sua lunga esperienza di cattedratico di fama internazionale - al punto di essere considerato il chimico italiano più famoso al mondo - e con il suo stile affabile, semplice, profondamente francescano.

Il Cantico delle creature, che è stato scelto da papa Francesco per iniziare e indirizzare la riflessione nella recente enciclica Laudato si’, secondo lei può rappresentare il testo base a livello internazionale per una nuova attenzione alla cura della casa comune?
Certamente sì, per tanti motivi: per la bellezza, per la poesia, ma anche puramente per l’aspetto che più mi interessa dell’energia. È fantastico perché “frate sole” è l’energia fotovoltaica, “frate vento” rappresenta l’energia eolica, “sorella acqua” è l’idroelettrico e “sorella madre terra” è il luogo che produce frutti, fiori ed erba, come dice san Francesco, ma ha anche in sé, nel suo seno, tutti quegli elementi che sono necessari per convertire le energie rinnovabili in energie di uso comune. Cosa potremmo fare con il sole se non avessimo i pannelli fotovoltaici che sono fatti, in un certo senso, di terra? Quindi anche da un semplice punto di vista energetico, sembra quasi fatto apposta, anche se naturalmente può non sembrare un aspetto importante.


Il nostro tempo sembra caratterizzato dal crescente bisogno di energia: esiste la possibilità di mettere insieme questa richiesta di energia con la salvaguardia della casa comune?
Se non si esagera, certamente sì. Noi non possiamo rispondere al fatto che tutti chiedono più energia fornendo semplicemente solo più energia, dal lato dell’offerta: bisogna piuttosto limitare la domanda. Questo famoso consumismo consuma anche inutilmente delle energie; quindi bisogna adottare, come dice anche il papa nell’enciclica Laudato si’, un nuovo stile di vita. Da questo punto di vista lui pronuncia delle parole molto forti e molto dure, parla di una rivoluzione, dice che ci sono degli interessi coalizzati per far sì che non avvenga questa riduzione energetica. Io davvero mi sono trovato benissimo a confrontarmi con questo testo che ho deciso di utilizzare in modo massiccio anche nella mia presentazione sui temi dell’energia, perché i ragazzi, a cui è dedicata in particolare, scoprano questo testo bellissimo.


Come è possibile conciliare la richiesta di energia dei Paesi ricchi con quella altrettanto giustificata - se non di più - dei Paesi in via di sviluppo?
La prima cosa che i Paesi ricchi devono mettersi in testa è che debbono diminuire il consumo di energia. Se si vanno a guardare le statistiche, ci si accorge ad esempio che cinquant’anni fa nei Paesi ricchi si stava già bene… Quando eravamo giovani noi sostanzialmente si stava bene, anche se si consumava un terzo o un quarto dell’energia attuale, perché c’era molto meno spreco. Oggi è proprio lo spreco che ci crea problemi, questo eccessivo utilizzo dei beni comuni, perché l’energia è un vero e proprio bene comune. “Di sole ce n’è finché ne vogliamo, per tutti” potrebbe ribattere qualcuno, ma per convertire quella del sole in energia utile occorre, come dicevo, la terra e nella terra ci sono dei limiti.


Cosa possono portare i francescani nella rinnovata attenzione alla cura della casa comune proposta dal Papa?
Hanno già fatto tanto e spero facciano sempre di più, proprio per diffondere questo nuovo stile di vita.


Cosa ne pensa del Festival Francescano che, dopo due città di dimensioni contenute, è approdato nella grande piazza di Bologna?
Secondo me è la rappresentazione di un crescendo e quindi la trovo una cosa molto bella, anche perché Bologna è più centrale e più facile da raggiugere. In più c’è il vantaggio di avere qui una grande università: io spero tanto che gli universitari, che sono qui in giro e che in genere il venerdì tornano a casa, si trattengano questa volta un po’ di più, per partecipare a questa bella iniziativa.

Rubrica Festival Francescano 02 ZanotelliAlex Zanotelli

Nonostante l’esile figura, la voce del comboniano p. Alex Zanotelli è davvero adatta alla piazza, e in particolare alla piazza Maggiore di Bologna. Ecco cosa ha risposto al microfono di Elia.

Padre Alex, il Cantico delle creature, scelto da papa Francesco per iniziare l’enciclica Laudato si’, può rappresentare il testo base a livello internazionale per una nuova attenzione alla cura della casa comune?
Certo! Però bisogna capirlo bene, perché è un cantico di alta spiritualità e, per questo, lo vedrei come testo base per una nuova spiritualità a livello mondiale che dobbiamo recuperare se vogliamo salvare la casa comune. Non è un testo per l’azione. È un testo soprattutto di profonda spiritualità, di cui c’è bisogno come punto di partenza, per poi impegnarsi.

 

Cosa possono portare i francescani, magari in compagnia dei comboniani, nella rinnovata attenzione alla cura della casa comune?
Ricorderei ai francescani che hanno un’eredità grande che deriva direttamente da Francesco, sia sul creato come sulla pace: sono due aspetti da loro poco sfruttati e questo mi dispiace. Debbono ritornare al loro carisma che è nonviolenza e creato, di cui oggi c’è bisogno estremo. E debbono impegnarsi a farlo passare nella predicazione, nella catechesi, nelle omelie, in tutto quello che fanno, impegnandosi pubblicamente, perché è importante vedere i francescani nelle manifestazioni sull’acqua o su altri temi caldi: bisogna scendere in piazza.


Cosa ne pensa del Festival Francescano che, dopo due città di dimensioni contenute, è approdato nella grande piazza di Bologna?
Mi sembra un’ottima scelta, tanto che anche nel mio intervento ho fatto le congratulazioni. Prima di tutto per la scelta di essere in piazza. E poi essere in questa grande piazza di Bologna, una grande città, importante. È davvero l’ora di uscire dai nostri cenacoli dove ci parliamo addosso, e tornare a parlare alla gente, parlare in piazza, cercando di coscientizzare un po’ tutti, in questo spirito che ha papa Francesco, di “ecumenismo”, perché oggi abbiamo bisogno di tutti per salvare la casa comune. Proprio perché è comune a tutti, cristiani, musulmani, credenti e non credenti. Quindi, davvero grazie per questo che ritengo un passaggio notevole, che mi sembra importante e riuscito.

Rubrica Festival Francescano 03  lacchiniChiara Francesca Lacchini

Sorprendendo forse una parte di pubblico abituato a pensare alle Clarisse rinchiuse in monasteri inaccessibili e separati dal mondo da pesanti inferriate, la religiosa Chiara Francesca Lacchini, monaca clarissa cappuccina del monastero di Fabriano, da anni impegnata nella formazione all’interno dell’Ordine, ha affrontato la piazza con la stessa chiarezza con cui ha risposto alle domande di Elia.

Il Cantico delle creature, alla luce della simbolica scelta del Papa nell’enciclica Laudato si’, può rappresentare il testo base a livello internazionale per una nuova attenzione alla cura della casa comune?
Sì, certamente, ma nella misura in cui lo si legga contestualizzato in quello che effettivamente Francesco gli voleva far dire, come ha fatto papa Francesco, mentre purtroppo tante, troppe volte è stato usato come il manifesto dell’ecologia, di un Francesco alternativo, tanto che ha alimentato ideologie che nulla hanno a che vedere con la sua spiritualità.


Cosa possono portare le clarisse e i francescani in genere in questa rinnovata attenzione alla cura della casa comune?
Possono portare la loro responsabilità nel mettere passione per vivere intensamente e portare in questa creazione la bellezza della loro vocazione. Quello che Francesco ci ha lasciato è un grande senso della fraternità, che non significa un “tutti insieme appassionatamente”, quanto una solidarietà piena con tutto quello che ci viene affidato. E siamo affidati gli uni agli altri: questo è il grande senso che ognuno di noi e tutto il grande popolo francescano può e deve portare.


Infine, cosa ne pensa del Festival Francescano?
È la prima volta che partecipo e quindi per me è assolutamente una cosa nuova e ringrazio per questa opportunità data a me e a tutti.