Il trend della misericordia

Una scuola di misericordia con Gesù, san Francesco e papa Francesco

di Lucia Lafratta
della Redazione di MC

Le parole che restano

Rubrica in Convento Il Trend 01 - foto di Ivano PuccettiAlle tante parole d’ordine, nella Chiesa e fuori dalla Chiesa, ci si fa presto l’orecchio, ancor più velocemente ci si trova a relegarle nel dimenticatoio, o restano, quelle parole, una dopo l’altra, in sottofondo: nei jingle della pubblicità, nei titoli di giornale, nelle omelie domenicali.


Misericordia - la parola star dell’anno passato e dell’anno appena iniziato, a cavallo dei quali si snoda appunto il giubileo della misericordia, fortemente voluto da papa Francesco, nonostante l’aria che tira o proprio a causa dell’aria che tira - non sembra subire questa sorte ingloriosa. Merito del “pubblicitario” che l’ha imposta all’attenzione del mondo certamente, merito dei “consumatori” che, incuriositi, hanno testato il prodotto - che, come ogni prodotto indovinato, va incontro ai gusti veri e profondi degli acquirenti e ne rivoluziona la vita - e ne hanno decretato il successo.
Non è un prodotto facile, va maneggiato con cura, va studiato, capito, lasciato decantare, assaporato, sperimentato.
“A scuola di misericordia con Gesù, san Francesco e papa Francesco” è il titolo che padre Dino Dozzi ha scelto per la lectio divina che lui stesso guida nel coro della chiesa dei cappuccini di Imola. Da alcuni anni l’appuntamento è alle 20,45 il giovedì sera, quando tra le venti e le trenta persone - quello che si potrebbe definire lo zoccolo duro, che non manca se non per “gravi motivi personali e familiari” e che non si lascia intimorire né dalla pioggia né dal freddo e neppure dal ghiaccio, benché l’età media sia piuttosto elevata nonostante la presenza di alcuni giovani - si accomodano nelle panche del coro. Accomodarsi è un verbo inappropriato, se riferito a quei banchi, che di comodo non hanno pressoché niente, se non, d’inverno, nella parte superiore, il beneficio d’essere attraversati dai tubi del riscaldamento. Ma lo zoccolo duro è davvero tale e perciò accetta  la scomoda sistemazione.
Forse il titolo scelto per la lectio di quest’anno è un po’ didascalico, ma ha il pregio di rendere subito l’idea, e comunque, detto papale papale, non se n’è trovato uno ritenuto più adatto: dal vangelo di Luca, il vangelo della misericordia, dagli scritti di san Francesco e dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco c’è da imparare, sempre. Ogni sera tre brani, commentati da padre Dino, guidano, accompagnano, sollecitano la riflessione. Piste già battute e piste nuove, sentieri che a volte sembrano condurre in nessun luogo e poi si aprono a orizzonti originali, su cui ognuno si incammina, se vuole, liberamente, con la serenità che deriva dal clima rilassato e amichevole cresciuto nel tempo.

A pensarci bene

A pensarci bene, sì, la lectio del giovedì è una scuola, ma una scuola un po’ alla don Lorenzo Milani. Così si va per imparare certo, per ascoltare, per essere aiutati, almeno un po’, noi che tutto il giorno ci affanniamo tra lavoro, studio, casa, anziani più anziani da accudire, nipotini da accompagnare all’asilo, a tenere dritta la barra della via quotidiana senza affondare nella dispersione, nel rumore, nella velocità imposta e persino scelta. E però è una scuola dove ognuno ha il proprio posto e qualcosa da comunicare agli altri, qualcosa che gli nasce nel cuore lì, nell’ascolto, o qualcosa che ha portato da casa, se ha trovato il tempo di accostarsi durante la settimana ai brani della serata. Un libretto con le letture, insieme con i canti che le accompagnano, lectio dopo lectio, giovedì dopo giovedì, è a disposizione di ciascuno e ciascuno è libero di portarlo con sé per “studiare” durante la settimana la lezione successiva, “ripetere” le precedenti, contribuire con le proprie riflessioni alla riflessione comune. La lectio termina - alle ore 22 in punto, ché padre Dino è conosciuto per la precisione e la puntualità, anche se a volte si percepisce che ci sono nell’aria parole non dette che vorrebbero essere pronunciate se solo la misura draconiana potesse beneficiare di un po’ di misericordia - con la condivisione di una poesia, una lettura, un brano proposto da uno dei partecipanti. Ciascuno porta ciò che desidera mettere in comune con gli altri sul tema della lectio della sera o sul tema della misericordia, senza barriere o steccati che impongano letture troppo religiose o cattoliche. Sempre che a quest’ultimo termine non si riconosca il significato proprio di universale, come è universale il messaggio del vangelo, di san Francesco e di papa Francesco.