Il Festival Francescano, di anno in anno, è una occasione fenomenale per interessanti incontri con studiosi, che hanno dedicato tempo ed energia per sviluppare gli aspetti diversi che, messi assieme, danno corpo al tema. Il settimo Festival Francescano, che si è svolto per la prima volta a Bologna nello scorso settembre, è stato dedicato a “Sorella Terra”, presentata attraverso i molti Laudato si’ del Cantico di frate sole di san Francesco, senza dimenticare la recente Lettera enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Ecco le prime tre voci raccolte tra la folla che ha riempito la piazza del Festival.

Saverio Orselli

  

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I primi interventi dei relatori al Festival Francescano a Bologna 

 

Rubrica Festival francescano 01-Jacques-Dalarum-foto-di-Francesco-ManganelliJacques Dalarun è un amico del Festival Francescano; dopo la presenza nel 2012 a Rimini, a Bologna ha accettato di intervenire due volte, nella prima giornata nell’ambito del convegno per l’università e le scuole superiori dedicato alla poetica del Cantico e nella seconda giornata per parlare del Francesco riconciliato come lo presenta il Cantico di frate sole. Dalarun è direttore dell’Istituto di ricerca e di storia dei testi di Parigi e membro dell’Istituto Académie des Inscriptions et Belles-Lettres di Francia. Di recente ha scoperto un piccolo manoscritto contenente una Vita di san Francesco scritta da Tommaso da Celano, la seconda più antica “Vita” in assoluto, che getta nuova luce nella comprensione storica e teologica della figura del Santo. 

Professor Dalarun, il Cantico di frate sole, che è stato scelto da papa Francesco per iniziare e indirizzare la riflessione nella recente enciclica Laudato si’, secondo lei può rappresentare il testo base a livello internazionale per una nuova attenzione alla cura della casa comune?

Sì, senz’altro ed è ciò che mi pare abbia colto il papa. Questo testo splendido, il Cantico di Frate sole, che, lo ricordo, inaugura la letteratura italiana, è un testo che sembra semplice ma in realtà è di una tale profondità che bisogna scavarlo e meditarlo a lungo. Mi pare che l’enciclica sia l’esatta proiezione a oggi di questo messaggio di Francesco. 

Nella Vita di san Francesco da lei scoperta recentemente il Cantico viene ricordato?

Effettivamente c’è qualche cosa di nuovo sul Cantico, anche se non me l’aspettavo, perché, visto tutto quello che è già stato scritto su Francesco, mi dicevo che sì in questa nuova Vita ritrovata, che è pur sempre la seconda Vita mai scritta su di lui, una novità potesse essere difficile. Ed invece, sul Cantico, ci sono tre parole di più. Tutti gli esseri viventi, Francesco li chiamava sorelle o fratelli “propter unum principium”, perché tutti hanno un solo e unico principio. Cioè la fratellanza delle creature, anzi l’orizzontalità della fratellanza di tutte le creature si capisce soltanto nella verticalità della filiazione divina. E questo, secondo me, è il lavorio mentale di Tommaso da Celano che, tra la scrittura delle varie Vite, nel frattempo, ci ha pensato e ripensato. 

Cosa ne pensa del Festival Francescano che, dopo Reggio Emilia e Rimini, è approdato nella grande piazza di Bologna?

Senza dubbio questo è il posto giusto per il Festival Francescano, perché la città di Bologna è una lezione continua del vivere insieme. Qui a Bologna c’è un senso della comunità, del ben vivere insieme nel rispetto di ognuno, dell’uso comune dei beni che veramente ogni volta che vengo mi sconvolge, e che mi sembra in profonda armonia con il messaggio francescano. Non è per niente che abbiamo più di quaranta chilometri di portici! I portici sono terreni privati messi a disposizione dell’uso pubblico: ecco questa è una lezione francescana.

Rubrica Festival francescano 02-Segre-foto-di-Cinzia-VecchiAndrea Segrè è agronomo e professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata presso l’Università di Bologna, dove dirige il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari. A lui è toccato il primo incontro in piazza Maggiore, il venerdì mattina, ma il tema gli era congeniale - “Un mondo di avanzi. Lotta allo spreco” - visto che ha dedicato tempo e passione alla ricerca sul sistema degli aiuti pubblici allo sviluppo agricolo e alimentare e alla lotta contro gli sprechi di risorse agricole e alimentari e per il loro recupero sostenibile a fini solidali. Il progetto “Last Minute Market” da lui ideato e promosso è il primo sistema professionale in Italia di riutilizzo di beni invenduti dalla grande distribuzione organizzata.

Professor Segrè, il Cantico di frate sole, citato nell’enciclica Laudato si’ da papa Francesco, può rappresentare il testo base a livello internazionale per una nuova attenzione alla cura della casa comune?

Assolutamente sì: è un grande passo in avanti nel riconoscimento che dobbiamo custodire il creato. E il creato da cosa è rappresentato, se non dall’ambiente, dal mondo, costituito da risorse naturali e da risorse umane. Quando il papa, partendo dal Cantico, mette assieme la cultura dello scarto, parla dell’uomo ma anche delle risorse naturali, perché quando sprechiamo il cibo, quando gettiamo via il cibo, gettiamo via della terra, del suolo, dell’acqua, delle energie. Ecco allora, secondo me, che il passaggio forte, “rivoluzionario” se si può usare questo termine senza essere fraintesi, è il riconoscimento che c’è una casa grande - l’ecologia - e ce n’è una più piccola - l’economia - ma è questa seconda che deve stare nella casa più grande, rispettandone i limiti. Del resto economia è buona gestione della nostra casa, della nostra piccola casa (che vuol dire la famiglia, vuol dire relazioni, vuol dire consumi…) ma poi c’è una casa più grande che va custodita e se ne rispettiamo i limiti - perché le risorse naturali sono limitate - ecco si compie la rivoluzione. 

Nel Padiglione Zero, all’EXPO di Milano, colpisce molto la sala dello spreco, in cui montagne di alimenti sono trasformati in discarica: come stiamo riducendo sorella terra?

C’è ancora molto lavoro da fare, perché è veramente un problema non soltanto etico o morale, quello di buttare via cibo ancora buono o di perderlo nei vari passaggi che lo accompagnano dal campo alla tavola. Oltretutto è anche un grave problema economico smaltire i rifiuti: se ancora buoni, costa, ed è un problema ecologico perché tutto ciò inquina. E allora queste rappresentazioni, questi dati - anche i nostri che riguardano l’Italia, visto che abbiamo un osservatorio sullo spreco domestico, perché si spreca tanto a casa - ci aiutano a capire qual è la portata di questo fenomeno, e quindi ad agire. La reazione riguarda direttamente il nostro comportamento, la nostra responsabilità, perché davvero il buco nero (che in realtà è molto riempito di spreco) è proprio in casa nostra, nella casa di ognuno. Quindi è necessario che pensiamo quando acquistiamo, pensiamo quando usiamo il frigorifero o i fornelli, pensiamo al bidone della spazzatura che deve essere il più vuoto possibile in generale.

 Cosa possono portare i francescani nella rinnovata attenzione alla cura della casa comune proposta dal papa?

Forse da parte dei francescani la spinta non è di ora ma, mi verrebbe da dire, ha radici lontane, se non è così da sempre. Oggi anche grazie all’enciclica del papa e ai numerosi interventi che ha fatto proprio sullo spreco e sullo scarto, compreso quello appena pronunciato all’ONU, danno una spinta a tutti e naturalmente ai francescani in primis, in una sorta di riconoscimento importante, globale, e con loro un invito a tutti gli altri a essere attenti.

Rubrica Festival francescano 03-Padre-Ugo-Sartorio-(a-destra)-foto-di-Francesco-ManganelliCosa ne pensa del Festival Francescano che, dopo due città di dimensioni contenute, è approdato nella grande piazza di Bologna?

Il fatto di riuscire a coinvolgere una grande città nella sua piazza principale e in tanti altri luoghi, così come il cambiare periodicamente città, è importante perché abbiamo davvero bisogno di coinvolgere le persone, sempre più persone, spesso distratte, spesso fissate sul video. C’è bisogno di partecipazione e di momenti come questi, mi verrebbe da dire “live”, dal vivo!

 Fra Ugo Sartorio è un francescano conventuale con alle spalle vari anni alla direzione del mensile “Messaggero di sant’Antonio” e che per quasi un ventennio ha guidato la rivista “Credere Oggi”. Per questa attività pubblicistica ha ricevuto nel marzo 2013 il Premio Euanghelion, riconoscimento assegnato ai testimoni della buona notizia nel mondo dei mass media. Al Festival Francescano ha portato la sua esperienza nell’ambito del seminario “Sorella terra, per un’etica della comunicazione ambientale”, organizzato in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna e l’Arga interregionale; il suo intervento era intitolato «I giornalisti di fronte all’Enciclica ambientale di papa Francesco» ed è stato molto apprezzato dai quasi 250 operatori della comunicazione presenti.

 Fra Ugo, il Cantico di frate sole, scelto da papa Francesco per iniziare e indirizzare la riflessione nella recente enciclica Laudato si’, può rappresentare il testo base, condiviso a livello internazionale, per una nuova attenzione appassionata alla cura della casa comune?

Sì, certo: una grande passione, perché Francesco nel Cantico compie un cammino di riconciliazione. Noi abbiamo bisogno di nuovo di diventare fratelli della terra, riconoscere la terra come sorella e riconoscerla come madre. Questo non può avvenire solo per incanto, perché rimaniamo stupiti della bellezza e della grandezza di questo dono, ma perché nella nostra storia compiamo dei passi che sono riconoscimenti: della nostra identità di figli, del volto dei fratelli come persone che camminano con noi, della natura come creazione. Il Cantico, lo sappiamo, non è stato composto in un giorno, è il frutto di un itinerario di due anni, un itinerario che nasce dalla sofferenza, e si compie in un momento di altissima sofferenza, in prossimità della morte di Francesco. Vede la bellezza del creato Francesco, riconosce il creato come dono non perché se ne appropria, ma perché Dio è buono e il dono di Dio per l’uomo non può che essere realtà positiva.

 Cosa possono portare i francescani nella rinnovata attenzione alla cura della casa comune proposta dal papa?

Da francescano, chiederei ai francescani di essere più attenti innanzitutto all’ecologia umana, cioè alle relazioni tra di loro: dobbiamo trattarci come fratelli se vogliamo trattare Madre Terra come sorella. E questo per non proclamare valori che non viviamo noi in prima persona. Ecco, dobbiamo partire da una umanizzazione della nostra vita, dobbiamo ricordarci veramente che siamo terra, non perché siamo niente, ma perché siamo parte di un grande tutto.

 Cosa ne pensa del Festival Francescano che, dopo due città di dimensioni contenute, è approdato nella grande piazza di Bologna?

Per me è stata una scelta indovinata, perché il Festival è cresciuto in questi anni, ha parlato a tanta gente e la città oggi è il luogo delle grandi meraviglie e delle grandi contraddizioni. Papa Francesco nella Laudato si’ parla anche delle contraddizioni urbane: credo che anche con spirito di fede dobbiamo saper entrare in queste contraddizioni e abitarle creativamente.