Perdersi e ritrovarsi nell’universo lettura

Cattedrali, libri e byte: qualcosa di loro sopravvivrà

di Matteo Moschini
laureato in semiotica

E allora Gutemberg?

Moschini 01Fino a qualche anno fa il libro era uno degli oggetti più banali con cui si poteva avere a che fare. Era il disegno della parola con la L nei libri delle elementari, la semplice figura di un mucchio di fogli di carta rilegati che raccontavano qualcosa. Oggi forse non è più così, e le storie che un tempo leggevamo sui libri, quelli di carta, ora sono digitali, trasformate in sequenze di byte che ne hanno modificato radicalmente la natura. Il confronto tra il classico libro e la sua versione digitale è inevitabile; il nuovo soppianterà il vecchio? Arriveremo a chiudere le biblioteche?

O forse non è l’e-book a fare la differenza, e il libro digitale rappresenta solo uno dei tanti tasselli di quella rivoluzione tecnologica che ha già cambiato radicalmente il nostro modo di vivere?
Eppure il libro, quello di carta, è stato a suo tempo un’innovazione straordinaria. In “Notre Dame de Paris” Victor Hugo suggerisce l’idea che l’invenzione della stampa sia stato un evento rivoluzionario, che ha modificato radicalmente il modo di raccontare le storie. L’invenzione della stampa avrebbe ucciso la grande architettura delle cattedrali, che altro non erano che “il grande libro dell’umanità, l’espressione principale dell’uomo ai suoi diversi stadi di sviluppo”. L’invenzione di Gutenberg, stando al ragionamento di Hugo, sarebbe stato l’elemento discriminante in un cambio epocale nei metodi della trasmissione della conoscenza: dall’architettura alla carta, arrivando proprio al libro come ci sembrava di conoscerlo fino a ieri.
L’impressione che si ha davanti al mondo del digitale è di essere al cospetto di una nuova invenzione rivoluzionaria, capace di portare a una svolta analoga a quella dell’invenzione della stampa. È stata inventata la non-stampa, il libro che non ha più bisogno di carta. Il libro è in streaming, qui e ora, disponibile da ogni dispositivo mobile dei tanti che già si sono introdotti nella nostra quotidianità.

Crisi e caos del sapere

I cambiamenti che questa trasformazione porta nel mondo della lettura possono essere così tanti da essere imprevedibili. Un cambio evidente c’è, ad esempio, sul piano editoriale. L’editoria come la conosciamo vive un momento di crisi: i giornali non “fanno più notizia”, e il mercato del libro non se la passa molto bene. Non si può ancora dire che il digitale abbia sostituito il cartaceo, e a dimostrazione basta rilevare che la crisi del mercato del libro non va di pari passo col successo dell’e-book. Nonostante tutto, il cambio a cui assistiamo è radicale: il libro non è più un oggetto fisico, e può essere distribuito su una molteplicità di canali prima inimmaginabile. Annullati i costi di stampa e di magazzino, inutili le ristampe, il libro come risorsa digitale è pubblicabile a costo zero: possiamo immaginare uno scenario composto da costellazioni infinite di case editrici e di autori in cui sarà facilissimo perdersi.
Un’altra rivoluzione la si avrebbe al livello della struttura dell’archivio delle nostre conoscenze. Se è mai stata possibile una raccolta di tutto il sapere umano, fino a qualche anno fa la si poteva immaginare scritta sulla carta. Un tempo esisteva un limite fisico all’archivio, una sorta di quantificabile “superficie scrivibile del mondo”. Alcuni libri e storie andarono perdute e dimenticate perché non esisteva lo spazio fisico che ne permettesse l’archiviazione. Oggi l’archivio è infinito, ma la possibilità di smarrirsi è uguale e contraria: come trovare il libro che stiamo cercando in un mondo in cui la “superficie scrivibile del mondo” è infinita? Come scegliere le proprie letture in una biblioteca in continua espansione? Come ritrovare le proprie mappe letterarie, i propri libri preferiti? Come definire le pietre miliari di una letteratura che non ha confini?
In fondo, però, per i semplici lettori, la questione potrebbe essere molto più banale. Come cambieranno le abitudini di lettura? Spariranno davvero le biblioteche? L’oggetto libro sopravviverà? Non è facile fare previsioni, ma un quadro generale forse lo si può tracciare.

Moschini 02Sinergia degli universi

Personalmente, qualche anno fa ho deciso di convertirmi al libro digitale per motivi di studio. I saggi disponibili sulla rete che possono servire in vista di esami universitari sono molti, e mi serviva un supporto per averli sempre sotto mano. Mi sono fatto regalare un e-reader, e ho scoperto che il libro digitale è un’invenzione prodigiosa. I reader sono semplici, intuitivi, duraturi, non stancano la vista, e contengono in spazi ridottissimi intere biblioteche. Ma... alla fine i saggi da studiare li ho stampati: dovevo sottolinearli, confrontarli, metterli uno accanto all’altro, averli tutti a disposizione sotto il mio sguardo nello stesso momento, cose che i dispositivi digitali che avevo non mi permettevano di fare in modo agevole. E l’e-reader? L’ho usato per leggere altro, per incontrare nuove storie e riscoprirne di vecchie. Avere sempre sottomano il proprio libro preferito può essere bello, ma non facile se quel libro è “Il Conte di Montecristo”.
Credo che allora i due universi, quello digitale e quello cartaceo, possano sopravvivere uno accanto all’altro. La carta ha prestazioni che il digitale non ha ancora eguagliato. È più facile prenderci appunti sopra, la si può spargere sul tavolo, e vi sconsiglio di accartocciare i vostri e-reader. Ma non solo: il libro cartaceo gode ancora del vantaggio di essere amato dai nostalgici, e si alimenterà sempre del gusto di collezionisti, antiquari, ma anche dei semplici lettori che vogliono godere della vista della propria biblioteca personale. Alla comodità immateriale della sequenza di byte e della conoscenza dispersa nella rete forse sopravviverà il gusto dell’architettura della carta.
Se in fondo possiamo ancora visitare con gusto e stupore le grandi cattedrali che i libri avrebbero dovuto uccidere, possiamo pensare che sopravviveranno il gusto e lo stupore di sfogliare della carta rilegata, di entrare nel silenzio religioso delle biblioteche, di ascoltare il fruscio delle pagine, di sentire il peso del libro spostarsi dalla mano destra alla sinistra via via che si va avanti con le lettura, per poi ritrovarsi coi propri volumi stropicciati, con le coste disfatte, le orecchie sulle pagine più rilette, le macchie e i segni della vita che assieme a quel libro si è vissuta, e l’umido delle lacrime che sui libri ancora sappiamo versare, e che solo la carta può assorbire.