Image 007Solidarietà vuol dire

di Dino Dozzi

Direttore di MC

Abbiamo appena iniziato un anno importante sia dal punto di vista religioso che sociale. In giugno avremo a Milano Family 2012, il VII incontro mondiale delle famiglie (30 maggio-3 giugno), l’11 ottobre ricorderemo l’inizio del concilio Vaticano II, cinquant’anni fa, e si aprirà “l’anno della fede” indetto dal papa con la lettera apostolica Porta fidei. Passando all’ambito sociale, il 2012 sarà l’anno dei sacrifici (questo è sicuro), l’anno del Salvaeuro, del Salvaeuropa, del Salvaitalia (questo si spera). Rimandiamo a tempo opportuno gli altri temi. Qui vorrei fare una riflessione sui sacrifici e sulla solidarietà.
Sui sacrifici che ci aspettano non c’è molto da dire. Si tratta solo di vedere se riguarderanno più la benzina o le sigarette, la casa o le pensioni, l’IVA o i conti correnti. La discussione riguarda piuttosto l’equità e la giustizia di questi sacrifici: in che proporzione vanno distribuiti? I parlamentari pare facciano molta fatica a tagliare i loro stipendi; i tassisti, i farmacisti e chissà quante altre categorie vedono le liberalizzazioni ipotizzate come la fine di certi privilegi; gli evasori fiscali stanno cercando i modi per continuare a far pagare le tasse solo agli altri, ai soliti noti. Come si vede e si sa, i problemi non mancano.
I sacrifici fanno piangere perfino qualche ministro solo a parlarne, ci si figuri tutti gli altri che quei sacrifici dovranno poi farli davvero. “Re Giorgio”, il nostro grande custode della Repubblica italiana, ha radunato un bel gruppo di esperti al capezzale della patria. La diagnosi è preoccupante, la terapia è severa. O ci si rimbocca le maniche davvero tutti o si va tutti a fondo. Noi non siamo degli economisti e non siamo in grado di dare suggerimenti tecnici. Possiamo solo incoraggiare a ricercare con forza l’equità e la giustizia; a far in modo che tutti paghino le tasse in modo che tutti se ne possa pagare meno; ad avere un occhio di riguardo per i più bisognosi.
Oltre questo, a tutti vogliamo ricordare l’importanza della solidarietà. Abitiamo tutti la stessa terra, che è la casa comune; respiriamo tutti la stessa aria e beviamo tutti la stessa acqua di cui abbiamo bisogno per vivere: solidarietà vuol dire non dimenticare mai che non siamo soli nel mondo, che non possiamo pensare solo a noi stessi, ma anche a tutti gli altri: il mondo si è fatto piccolo. Abbattere le foreste in Amazzonia è come tagliare gli alberi davanti a casa nostra; un incidente nucleare in Russia o in Giappone ci riguarda tutti. Solidarietà vuol dire lasciare ai nostri figli una casa, cioè una terra, un’aria e un’acqua come i nostri vecchi ce le hanno lasciate.
Solidarietà vuol dire sapere e sentire che ogni donna e ogni uomo del mondo hanno occhi che sorridono o piangono come noi; che tutti, bianchi o neri, ricchi o poveri, hanno genitori e figli come noi, gioie e dolori esattamente come noi, progetti e preoccupazioni come tutti. Pensare solo a noi o al nostro gruppo significa togliere il dovuto ad altri. Solidarietà vuol dire prenderci la nostra parte di sacrifici, perché se noi rinunciamo a questa nostra parte, altri dovranno aggiungere al loro peso anche quello che noi abbiamo rifiutato; e il peso può diventare insopportabile. Solidarietà vuol dire che ognuno deve dare quello che può: chi ha di più deve dare di più. Chi ha più lucidità deve illuminare il cammino anche degli altri; chi ha più serenità dove sostenere la speranza di tutti; chi ha più forza deve dare una mano ai più deboli; chi ha più benessere non deve dimenticare chi è nato più sfortunato.
Solidarietà vuol dire vedere e sentire le diversità di genere, di razza, di religione, di cultura non come ostacoli per la convivenza e la collaborazione, ma come ricchezze comuni di una famiglia che ha le dimensioni dell’umanità in una casa che ha per confini quelli della terra intera. Solidarietà vuol dire dare il proprio contributo quotidiano, unico e insostituibile, a fare il mondo un po’ più bello e abitabile, a fare le relazioni tra le persone un po’ più serene. Solidarietà vuol dire impegnarsi tutti a togliere ogni giorno dal mondo un po’ di ingiustizia e un po’ di sofferenza, per aggiungervi un po’ più di equità, di rispetto, di gioia.
Qualcuno dirà forse che questi sono discorsi vaghi, buonisti, religiosi, ingenui. Può essere. Ma se tutti - cristiani e musulmani e indù e agnostici e atei, lavoratori e imprenditori, giovani e anziani, bianchi o neri, italiani o sudanesi - ci decidessimo a fare un piccolo passo di solidarietà, i sacrifici sarebbero minori e più sopportabili, e il mondo sarebbe un po’ più bello. A tutti l’augurio francescano di pace e bene. Augurio con ricetta acclusa di solidarietà.