La perversione algebrica della futilità

La presenza di punti morti nella comunicazione favorisce la scintilla dell’amore

di Alessandro Casadio
della Redazione di MC

Alessandro-Casadio 01-foto-di-Agnese-CasadioTeoria dei buchi neri di comunicazione

Se qualcuno pensasse che il titolo, oltre che ermetico, possa essere fuorviante, a lui/lei accorderei tranquillamente una buona parte di ragione.

Subito dopo, però, rivendicherei uno spazio minimo nell’esistente da riservare, in tutto ciò che facciamo e in tutto ciò che ci circonda, per l’universo della inutilità. Viviamo tempi impegnativi, in cui regna in maniera così dispotica il razionalismo da finire col complicare le cose in maniera del tutto irrazionale. Un funambolo della giocoleria linguistica (mio figlio Samuele) mi suggeriva un enigma, che inchioda l’intellighenzia alle sue responsabilità: come mai l’espressione “tutto attaccato” si scrive staccata e la parola “staccato” si scrive tutta attaccata? Un mondo controverso ci perseguita con le sue assillanti domande, alla quali pretende reazioni logiche e immediate, che quasi mai abbiamo, anche perché non ci concediamo mai un minuto, un secondo, per rielaborare il nostro vissuto e lasciarlo sedimentare in noi. Per la nostra salvezza, con sempre maggior frequenza, il flusso comunicativo della società globale, che scorre incessante travolgendoci, deve essere interrotto almeno per qualche istante. Le nostre cellule grigie, sovraccariche di impulsi, hanno bisogno di tempo per catalogarli e riordinarli. Solo così essi potranno svolgere la loro stimolante funzione. Ma nel mondo frenetico, che cerca di vivere nel dopodomani più che nel presente, questo tempo, ahimè, non si trova mai. Ed è un peccato, perché è proprio in quegli attimi di pausa che il nostro esistere può lievitare, la comunicazione tra noi e gli altri può trasformarsi in relazione: quando si invera il “nasino, nasino, ciglia, ciglia” di un padre o una madre con il proprio bimbo piccolo; quando il perdersi nello sguardo dell’altro di due innamorati dilata le rispettive pupille; quando il colore delle foglie cadute nei primi giorni dell’autunno odora di buono; quando parole qualsiasi e confuse nel cuore del poeta diventano poesia. Quando percepiamo la futilità di questi istanti, non riconducibili ad alcuna funzione logica, l’orizzonte che ci circonda si sgretola e ci apriamo al mistero della metafisica e ci vien voglia di restarvi, rapiti dalla bellezza e dalla forza di un palpito d’amore che scaturisce in noi. Questo abbandonarsi al piacere di scoprirsi in relazione non può essere descritto o teorizzato, può solo essere vissuto.

Alessandro-Casadio 02-foto-di-Leonora-GiovanardiTirannia dell’algebra

L’algebra tiranna del tempo che corre ci consente 24 ore per ogni giorno, anche se siamo abituati a prendere impegni per 26 o 28. Tradotte in minuti, diventano 1.440, in secondi 86.400. Valutato in decimi di secondo, considerata l’unità di tempo percepibile dall’occhio umano, il numero cresce ancora, ma il cervello è ancora più veloce dell’occhio (così sembrano affermare gli studi sulla percezione subliminale) e registra messaggi che non abbiamo nemmeno visto, innalzando ulteriormente il numero di istanti in cui il tempo viene parcellizzato. E, per ognuno di questi minuscoli frammenti della vita, c’è un agente comunicatore che si preoccupa di riempirlo di contenuti ipoteticamente costruttivi e significanti. È terribile solo pensarlo quanto rischiamo di essere espropriati di un nostro modo di accogliere la realtà che ci circonda, se non riusciamo a discernere tra i fantastilioni di impulsi ricevuti o, per meglio dire, subiti.

Neologismi

Sotto questo aspetto, un insegnamento significativo può venirci dai giovani e dagli adolescenti. Essi ci possono trasmettere una tendenza, che in loro è istintiva, opponendo a tale tentativo di prevaricazione un modello di comunicazione interpersonale semplice ed efficace. È un po’ come quando, prima dell’avvento del cellulare, si sollevava la cornetta del telefono di casa per evitare chiamate fastidiose. In quelle circostanze, il molesto impiccione riceveva, di rimando alla sua chiamata, il segnale di occupato. Il sistema dei giovani, raccolti in gruppi spontanei, è quello di simulare, più o meno consapevolmente, un colloquio verbale con una o più altre persone (se sono persone di pari età, la cosa funziona meglio). Un dialogo che confonde la nostra stessa percezione, illudendoci di essere impegnati in qualche forma di comunicazione, ma mantenendo il contenuto del dialogo stesso approssimativamente vicino allo zero assoluto, trattando argomenti non coinvolgenti la personalità e le prerogative di nessuno e che non implichino scelte di alcun genere: una comunicazione sommamente banale. Questa finzione finisce col formare uno schermo, che limita gli input di altre fonti comunicanti e permette al nostro cervello, libero da qualsiasi stimolo invasivo, di elaborare almeno una parte di quanto precedentemente inglobato e far scaturire, non sempre, una scintilla di imprevedibile creatività. Si riesce così a suscitare attenzione rispetto alla compresenza di altri individui. Li potete vedere anche voi i ragazzi, pigramente seduti sui sedili dei loro scooter parcheggiati fin sulla riga di mezzeria in luoghi convenzionali, o passeggiando sotto i portici di un palazzo del centro storico: i maschi in senso orario e le femmine in senso antiorario. Pertanto, non osteggiateli, imputando alla loro vacuità tutti i mali del mondo o rinfacciando loro le velleità che voi avevate alla loro età e che non avete mai concretizzato. Con un po’ di fortuna, qualcuno di loro cambierà effettivamente il mondo.
Questo espediente comunicativo ha un nome, non bello, ma ormai accettato quale neologismo volgare dai più aggiornati dizionari e di facile ricostruzione etimologica: si chiama “kazzeggio”.

Sintesi

Se adesso qualcuno pensasse che questo articolo non ha né capo né coda, si sbaglia. Se, invece, dovesse attribuirgli un’utilità inesistente, allora sarei d’accordo con lui. La sua apparente incongruenza trova la sua motivazione nell’avervi fatto perdere cinque minuti del vostro prezioso tempo (e chissà mai chi sarete!). Nell’avervi fatto chiudere la rivista, che peraltro veicola molti e preziosi stimoli, piuttosto perplessi e con un vuoto a perdere di significato. Cosa che vi ha permesso di notare quanto sia carina vostra moglie anche in un gesto così banale come quello di lavare i piatti, lavoro che, per una volta, poteva toccare a voi.