Editoriale (Mar appennino)Chiesa, cura anche te stessa

di Dino Dozzi
Direttore di MC

Dalle cinque piaghe della santa Chiesa alle quindici malattie della Curia romana. Il numero, da cinque a quindici, sembrerebbe dire un aggravamento. Anche se le cinque piaghe sembrano della Chiesa intera e le quindici malattie della sola Curia romana. Pure i tempi sono diversi: 1848 per le cinque piaghe, 2014 per le quindici malattie. Diversi, infine, sono i “medici” che hanno fatto la diagnosi e presentato la terapia: Antonio Rosmini per le piaghe, papa Francesco per le malattie.
Appena pubblicato “Le cinque piaghe della santa Chiesa”, quella santa Chiesa - o chi per lei, cioè l’allora Sant’Uffizio - provvide a metterle subito “all’indice dei libri proibiti”, dove restò a lungo: era ancora all’indice a fine concilio Vaticano II, quando fu riedito con prefazione di mons. Clemente Riva. Le quindici malattie hanno invece fatto il giro del mondo in pochi minuti dopo che papa Francesco, il 21 dicembre 2014, le ha enumerate e spiegate ai Superiori della Curia romana, aggiungendovi poi subito dopo, nell’incontro riservato ai dipendenti della stessa Curia, le dieci cure. Il papa stesso ha sottolineato che diagnosi e terapia andavano tenuti insieme, anche se, ovviamente, i mezzi di comunicazione han fatto girare più velocemente le malattie rispetto alle cure. Se l’aspettava anche papa Francesco: «Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano».
Comunque, la consapevolezza della malattia è il primo presupposto per la cura e la guarigione, e lui, questo papa coraggioso che dice di aver ricevuto da Dio in dono “una buona dose di incoscienza”, non ha esitato a mettere in fila le malattie che ha riscontrato nella sua Curia e di cui, d’altra parte, ha parlato più di una volta nelle sue omelie quotidiane a Santa Marta. Può apparire impietosa la diagnosi, e ha meravigliato molti che forse pensavano in modo più angelico questo insieme di persone chiamate a collaborare con il papa per il bene della Chiesa. Il papa ha parlato, come suo solito, con sincerità, coraggio e franchezza. Evidente è l’amore che ispira questa ammonizione fraterna e paterna.
Ecco l’elenco delle quindici malattie: 1) sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile; 2) il “martalismo”, cioè l’eccessiva operosità; 3) l’“impietrimento” mentale e spirituale; 4) l’eccessiva pianificazione e il funzionalismo; 5) l’alzheimer spirituale, cioè la dimenticanza del primo amore per il Signore; 6) la schiavitù degli idoli scolpiti dalle proprie mani; 7) la rivalità e la vanagloria; 8) la schizofrenia esistenziale; 9) le chiacchiere, le mormorazioni e i pettegolezzi; 10) la divinizzazione dei capi; 11) l’indifferenza verso gli altri; 12) la faccia funerea; 13) l’accumulare; 14) i circoli chiusi; 15) il profitto mondano e gli esibizionismi.
Ed eccoci alle dieci cure proposte da papa Francesco: 1) la vita spirituale e il rapporto con Dio, colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo; 2) curare la vita familiare, dando ai figli non solo denaro, ma soprattutto tempo, attenzione e amore; 3) i rapporti con gli altri, trasformando la fede in vita e le parole in opere buone; 4) il proprio parlare, in modo da purificare la lingua da parole offensive, dalle volgarità e dal frasario di decadenza mondana; 5) le ferite del cuore, da curare con l’olio del perdono, perdonando le persone che ci hanno ferito e medicando le ferite da noi inferte agli altri; 6)  il proprio lavoro, compiendolo con entusiasmo, con competenza, con passione; 7)  guardarsi dall’invidia, dalla concupiscenza, dall’odio e dai sentimenti che divorano la nostra pace e ci trasformano in persone distruttive; 8) curarsi dal rancore, che ci porta alla vendetta; dalla pigrizia, che ci porta all’eutanasia esistenziale; dal lamentarsi continuamente, che ci porta alla disperazione 9) curare i fratelli deboli, cioè gli anziani, i malati, gli affamati, i senzatetto e gli stranieri, guardandoli con occhi di tenerezza, perché è su questo che verremo giudicati; 10) curare che il Natale non sia mai una festa del consumismo commerciale, dell’apparenza e dei regali inutili, ma che sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore.
Al di là del contesto dei due discorsi collegati, in occasione degli auguri natalizi al Papa da parte della Curia e dei dipendenti vaticani, ce n’è proprio per tutti, sia per l’esame di coscienza sulle nostre malattie spirituali (che è meglio non mettere all’indice troppo presto), sia per le cure proposte. Valgono anche per la Pasqua, che auguriamo buona e santa, passando insieme dalle piaghe alla guarigione, da una vita malata a una evangelicamente sana.