Liberi per scegliere la via

La Bibbia è un libro che illustra un itinerario educativo

di Giuseppe De Carlo
della Redazione di MC

Coltivare e custodire

Il verbo italiano “educare” viene dal latino “educere”, che significa “condurre fuori”. L’azione educativa consiste dunque nel condurre fuori, nel far uscire da se stesso l’educando. Questa constatazione ci porta al cuore della Bibbia ebraico-cristiana dove l’azione per eccellenza di Dio, la meraviglia delle meraviglie, è stata quella di condurre fuori il suo popolo dall’Egitto, dalla condizione di schiavitù alla libertà di popolo eletto e partner dell’alleanza con il Signore. Dunque, l’attività educatrice di Dio nei confronti del suo popolo è presentata dalla Bibbia come educazione alla libertà.


Anche il racconto della creazione dell’uomo nel capitolo secondo della Genesi ci mostra il Signore Dio che crea l’uomo accompagnandolo fino alla piena maturità perché sia in grado di compiere scelte libere e consapevoli. Infatti, lo forma con polvere dal suolo, ma, perché l’uomo possa vivere, ha bisogno che Dio soffi nelle sue narici un alito di vita. Dio poi non lo abbandona a se stesso nella steppa, ma gli prepara un giardino in cui possa vivere e nutrirsi. Nel giardino Dio affida all’uomo la vocazione fondamentale, che è quella di “coltivare e custodire”. Ora questi due verbi significano nel contesto immediato la vocazione al lavoro della terra, ma, nel contesto più ampio della Scrittura, da “coltivare e custodire” sono anche la Torah, l’alleanza con Dio, ed anche i rapporti con gli altri. Con il comando di “coltivare e custodire”, Dio affida quindi all’uomo il compito di gestire in maniera matura i propri rapporti con la terra, con Dio e con gli altri.
Tramite questi atti creativi e formativi Dio ha portato l’uomo alla maturità di uomo libero; può allora convocarlo al suo cospetto e dirgli: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire». Lungi dall’essere un comando proibitivo, le parole che Dio rivolge all’uomo sono il segno che Dio ha posto dinanzi a sé una persona adulta e libera che è invitata a scegliere di riconoscersi creatura di fronte al creatore: l’albero della conoscenza del bene e del male simboleggia la presenza di Dio nell’ambito del vivere umano. L’uomo come creatura può disporre di tutto ciò che gli è stato donato, ma non deve superare la soglia della creaturalità e appropriarsi di ciò che è proprio di Dio. Con il comando, Dio intende far fare all’uomo una scelta di libertà.

Per vivere ed essere felici

Il libro del Deuteronomio, che contiene molte esortazioni e molte norme di comportamento date da Dio al popolo, motiva le esortazioni e le norme «perché tu viva» e «perché tu sia felice». Ciò che sta a cuore a Dio è dunque la vita e la felicità dell’uomo. A questo scopo Dio non risparmia i suoi richiami quando vede che il suo popolo va per sentieri che lo allontanano da lui e lo conducono alla rovina e all’infelicità. L’invito pressante dei profeti alla conversione esprime la preoccupazione del cuore di Dio di evitare agli israeliti le tragiche conseguenze che scaturiscono dalle scelte di peccato che abbrutiscono l’uomo e gli procurano la rovina.
Per educare l’uomo alla libertà e a scelte consapevoli, Dio si serve anche delle prove e della sofferenza: «Dio libera il povero mediante l’afflizione e con la sofferenza gli apre l’orecchio», si dice nel libro di Giobbe (36,15). E il servo sofferente della seconda parte del libro di Isaia è un esempio eloquente di questo tipo di educazione divina: per poter svolgere la sua missione a favore delle genti, per poter essere annunciatore di luce e salvezza, il servo deve essere disposto alla sofferenza più grande e allora la sua missione procura bene, vita e felicità alle moltitudini.
Nell’Antico Testamento c’è poi tutta una serie di libri, quelli sapienziali, che hanno l’intento di proporre un insegnamento che prende per mano il giovane inesperto per portarlo alla piena maturità umana e religiosa. Essi si interessano dell’uomo colto nella sua quotidianità, nella molteplicità delle sue relazioni. Il giovane inesperto è sollecitato da diverse proposte senza essere in grado di scegliere la direzione giusta da imprimere alla vita. Il sapiente gli propone allora un itinerario che lo porti a fare scelte mature con l’acquisizione di valori umani e religiosi pienamente soddisfacenti. Nella prima parte del libro dei Proverbi vengono presentate due donne ugualmente attraenti per il giovane: donna sapienza e donna stoltezza. L’una però porta alla vita e alla felicità, l’altra alla morte e all’infelicità. Ma entrambe cercano di attrarlo a sé e vogliono essere scelte da lui quale compagne della sua vita, così che egli si trova confuso ed ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a discernere. Donna stoltezza gli offre una vita di piaceri e di disimpegno, mentre donna sapienza lo invita a saper ben mettere a frutto tutte le sue facoltà e capacità. Ma la scelta di donna sapienza implica tutto un cammino di impegno con l’assunzione di valori positivi, quali la capacità di fare scelte giuste, che fanno essere retti e onesti con gli altri, il saper mettersi nell’atteggiamento dell’ascolto, il dare fiducia alle indicazioni di colui che ha maggiore esperienza, il seguire le orme di donna sapienza che infine porta a saper ben vivere con lei, con gli altri, con Dio.
La decisione di seguire donna sapienza comporta poi al giovane il discernimento delle priorità da dare alle proprie possibilità. Il capitolo 28 di Giobbe dice che l’uomo, il giovane, ha capacità tecniche, commerciali e religiose. La sapienza non la si raggiunge con le capacità tecniche e commerciali, ma mettendosi nell’ascolto della parola di Dio. Non è l’asservimento al lavoro e all’economia che arricchiscono di senso la vita umana, ma l’apertura alla relazione con Dio. A colui che fa sua questa scala di valori nella propria esistenza, Dio rivela la via che porta alla sapienza, che è la via che porta alla vita piena.

Dove si incontra la sapienza

I maestri di sapienza indicano poi che la sapienza la si incontra concretamente nel creato, quale luogo della manifestazione naturale di Dio, nella parola di Dio scritta, quale luogo privilegiato della rivelazione divina; ma si incontra la sapienza anche nella propria interiorità, perché Dio ha impresso lo spirito della sapienza in ogni esistenza umana, e soprattutto nella relazione d’amore, che è la relazione preferita dalla sapienza stessa: «io amo coloro che mi amano», essa dice.
L’itinerario che conduce il giovane all’incontro con la sapienza è l’itinerario che riassume il cammino educativo che i libri biblici propongono all’uomo in ricerca di una vita ricca di senso. Se questo è vero per l’Antico Testamento, lo è anche per il Nuovo Testamento. Se i maestri di sapienza dicevano al giovane: «Ti indico la via della sapienza!», Gesù dice ai suoi, a noi tutti che da lui aspettiamo parole di luce e di vita: «Io sono la via! Seguimi!».

Dell’autore segnaliamo:

«Ti indico la via». La ricerca della sapienza come itinerario formativo»

EDB, Bologna 2003, pp. 168