Il dono del primo respiro

La poesia con fervore appassionato ci trasporta nell’alveo del religioso

di Davide Rondoni
poeta

Rondoni 01Passione per la parola

La parola poetica è una esperienza di "inseguimento appassionato del reale". Così la chiamava Oscar Miloszc, autore lituano della prima metà del '900, autore di poesie e di un'opera teatrale, Miguel Manara, che narra la storia originale e storicamente accertata di colui che divenne poi con Tirso de Molina e Mozart e tanti altri Don Giovanni.

Quel poeta forte e strano, tradotto anche da Montale e prozio di un premio Nobel, Cezslaw Miloszc, sapeva bene che la natura profonda dell'esperienza poetica ha a che fare con quanto nel Cantico dei cantici si descrive come inseguimento amoroso.
Una conoscenza per inseguimento, per ardore, avrebbe detto Mario Luzi, mio primo maestro in poesia. O come direbbero altri filosofi, eredi di quel grande dibattito medievale che vide tra i protagonisti Guglielmo di Thierry, Abelardo, Bernardo e altri, una conoscenza d'amore, quell'"amor che nella mente mi ragiona" per dirla con Dante. Del resto, già Agostino, retore, rifletteva sui legami tra movimento erotico, affettivo e parola poetica.
Rispetto ad altri metodi e tipi di conoscenza, infatti, l'inventar parole, il movimentarne il ritmo e indagandone le infinite sfumature, è un movimento di ricerca e di conoscenza che procede - invece che sulla analisi, sulla verifica sperimentale, sulla replica - sui passi del ritmo, dell'analogia, della metafora. Il poeta di ogni tempo e latitudine, infatti, tende a conoscere il mondo, interiore e esteriore, rendendo in modo artistico una dote, una caratteristica antropologica presente in tutti gli uomini: il movimentare la lingua solita allorché la vita ti colpisce, ti attrae, ti sgomenta.
Chiunque, anche chi non scriverà mai una poesia, fa una esperienza poetica della lingua, ovvero si trova a usare ritmi strani, a inventar soprannomi, metafore e silenzi (a volte silenzi commossi e eloquenti) quando si vien colti da un dolore, una gioia, una sorpresa, una tenerezza o uno sperdimento. Tale esperienza poetica del linguaggio appartiene alla natura umana. Alla natura dell'essere che è fatto per conoscere, per entrare in relazione con l'universo e nominarlo, conoscerlo. È caratteristica umana. Come l'uomo da sempre ama, prega, guerreggia, cerca, così l'uomo da sempre narra e "poeta" (voce del verbo poetare) il mondo e lo rappresenta. E tutto questo non avviene per decorare, o, come erroneamente si pensa troppo spesso, solo per esprimere.
L'espressione non è lo scopo principale dell'arte. E anche quando si indica con tale parola il processo artistico, non la si deve intendere in modo riduttivo, secondo una accezione puramente egocentrica, come un teatro dell'io dell'artista. L'espressione, in arte, è un elemento di un movimento più vasto e teso, di una mobilitazione della persona verso qualcosa che lo attrae e chiama, attraverso la cosiddetta "ispirazione", ovvero il dono del primo respiro, del fiato vitale per incedere in questo movimento il cui nome più ampio e più umano è conoscenza. Non a caso i capolavori - ma ogni singola buona poesia - ci offre un acquisto nella nostra consapevolezza del reale, del vivente e di noi stessi. Leggere la Commedia, o Re Lear, o i poemi omerici, o Ungaretti, significa procedere in una conoscenza maggiore della esistenza. Del resto, un autore è colui attraverso il quale riconosciamo che aumenta (dal latino augeo) la consapevolezza della vita.

Rondoni 02Tensione di conoscenza

Per tale natura il gesto poetico, qualunque sia il tema direttamente trattato o lo spunto che lo genera, appartiene al grande movimento di conoscenza che anima l'uomo da sempre e sotto ogni latitudine e in ogni frangente storico e culturale. E perciò si affianca alla tensione religiosa, anch'essa intesa come tensione di conoscenza del senso che lega tra loro le cose e i fenomeni e li lega a un senso ultimo. La poesia, in questo senso, appartiene alla natura religiosa dell'uomo, se intendiamo con questa la tensione infinita e inarrestabile che l'uomo ha di cercare il senso delle cose e della vita. In molti hanno ragionato e riflettuto su queste cose.
C'è chi ha fissato analogie più o meno strette tra preghiera e poesia o tra esperienza poetica e esperienza religiosa. Credo che non si tratti di analogie di questo genere. Ma di un più profondo legame, di una sorgente comune. Dalla stessa natura - che nell'uomo è religiosa, se intendiamo la religiosità come tensione  di un essere dotato di ragione a mettersi in legame con il creato e con il suo mistero - procedono vari atti, tra cui quello artistico. E non come fuga, ma come ricerca, come "inseguimento appassionato". La natura religiosa del gesto artistico non si evince dal fatto che in esso si trattino temi religiosi (o addirittura devoti).
È stato autorevolmente scritto che c'è più senso religioso in certe mele ritratte da Cezanne o, aggiungo io,  in un taglio di Fontana o in una bruciatura di Burri, in una poesia d'amore di Lorca o in un sonetto di De Quevedo che in tanta pittura o letteratura che ritrae o parla di Madonne o Santi.  Che il gesto artistico e dunque l'insorgere della parola poetica sia da far risalire alla natura religiosa dell'uomo non significa che esso coincida con una pratica religiosa in senso stretto. Scrivere poesie non è sempre pregare, anche se meravigliose poesie sono anche preghiere, così come la poesia non è una religione. A mio parere errano sia coloro che presumono di leggere la poesia come para-rito, come pseudo-preghiera, sia coloro che compilano antologie di "poesia religiosa"  separando sotto tale etichetta delle poesie a tema, spesso in modo inutile o banale, e finendo così per dimostrare in modo paradossale che la maggior parte (e spesso la miglior parte) della poesia non è religiosa.
In modo apparentemente antitetico, ma parallelo, sia chi isola nella poesia una parte "religiosa" sia chi la ritiene un mero esercizio linguistico secondo dimensioni solo orizzontali, storicistiche, in cui nel "componere" - come gli antichi chiamavano la scrittura - non entra nessuna dimensione spirituale o esistenziale. Come se la scrittura fosse una sola composizione di natura linguistica, un esercizio di assemblaggio di un dispositivo stilistico e linguistico in cui non sono in gioco elementi dii mistero e di anima. Il che, come è evidente, risulta altamente difficile, e pure grottesco. Ma è l'ipotesi di stampo razionalista e scientista che domina su molti libri di testo e di educazione letteraria.

Rondoni 03 siciliatoday.netL’inseguimento appassionato del reale

Nonostante questi tentativi di secolarizzazione del gesto artistico e poetico, condotti con largo impiego di mezzi e di potere produttivo e editoriale, la poesia continua - nei suoi capolavori, come nei timidi esordi di tanti, tantissimi ragazzi - a essere un momento di "inseguimento appassionato del reale" e del suo grande mistero.
Il Re Davide, autore secondo la tradizione dei salmi e considerato sia da Dante che da Petrarca il poeta più alto, danzò nudo di fronte all'Arca dell'Alleanza. Ebbe per questo le rimostranze di Micol, la prima moglie, che si lamentava del fatto che un re no, non deve mischiarsi tra gli altri, ballando davanti a servi e popolo. Micol, per intenderci, era quella che fu per un po' sostituita da Betsabea. E vista la antipatia del richiamo fatto a Davide, un po' viene da capirlo. Sta di fatto che il Re poeta rispose che lui non stava ballando davanti a servi e popolo, ma davanti a Dio.
Per il poeta che crede in Dio si tratta di questo: ballare nudo davanti alla sua Alleanza. Non si tratta di affrontare temi religiosi, di vedere il mondo più bello e più buono di quel che è. Né di fare crociate morali. L'arte non ha queste finalità e quando si propone questi scopi come principali finisce per essere arte brutta. Dante prese sul serio il problema della morte di Beatrice, di quel "miracolo" incontrato. Per questo compì il grande viaggio fino agli occhi dell'Essere, alla origine della vita: per conoscere se c'era in quegli occhi il niente, una beffa o che cosa. Non voleva aver perso Beatrice per sempre. La sua opera nacque per questo.E ogni poeta balla nudo di fronte a Dio, viaggiando nei problemi e nel mondo che lo interroga, commuove, ferisce.

Dell’Autore segnaliamo la raccolta di poesie

Si tira avanti solo con lo schianto, WitheFly Press, Lugo di Romagna 2013