EditorialeUn futuro da costruire insieme

di Dino Dozzi
Direttore di MC

Inizia un nuovo anno. Con preoccupazioni e speranze che ci accompagnano. Preoccupazioni per situazioni di conflitto che non trovano soluzione in molte parti del mondo, soprattutto in Medio Oriente e in Africa; per la crisi economica il cui superamento viene rimandato di anno in anno; per la mancaza di lavoro che toglie sicurezza a tanti, soprattutto giovani; per la povertà che sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone e di famiglie; per gli scandali di ogni tipo che sbucano fuori da ogni parte e che rischiano di azzerare la fiducia nelle istituzioni. Il partito dell’astensione sta paurosamente crescendo ad ogni consultazione elettorale e si fa sempre più fatica a fidarsi delle promesse dei governanti.
Ma ci sono anche speranze. Papa Francesco ha portato nella Chiesa aria nuova: ha spalancato porte e finestre, ha spinto verso le periferie, ha inaugurato uno stile di semplicità e di austerità, ha riportato al centro dell’annuncio evangelico la misericordia di Dio per tutti. Certo non mancano le resistenze al suo coraggioso tentativo di rinnovamento, ma lui va avanti con grande decisione («Dio è buono con me, mi dà una sana dose d’incoscienza. Sto facendo quello che devo fare») ed è seguito con stima, ammirazione e riconoscenza da tanti sia dentro che fuori dai confini ecclesiali. Il cammino ecumenico ha ripreso forza: ortodossi e protestanti guardano ora al vescovo di Roma senza paura, con reale fiducia nel dialogo.
La collegialità cattolica sta guardando con interesse alla sinodalità ortodossa e la nostra ecclesiologia sta imparando dal mondo protestante a prendere seriamente la Bibbia e il laicato. Per essere in piena comunione - ha detto papa Francesco a Istanbul - basta professare la fede comune, non è richiesto di essere tutti uguali: la carità e il servizio accettano e valorizzano le diversità. Il Sinodo panortodosso organizzato per il 2016 è atteso con speranza da tutti i cristiani.
Motivo di speranza è anche l’anno della vita consacrata indetto da papa Francesco dal 30 novembre 2014 al 2 febbraio 2016, un lungo periodo durante il quale tutta la Chiesa è invitata a guardare con grande attenzione a questo laboratorio di rinnovamento ecclesiale e sociale per la costruzione di futuro: la vita consacrata è riserva di speranza, custodia dell’umano e del creato.
MC come inizia il 2015? La crisi economica lo costringe ancora ai sei numeri annuali più “Frate Tempo”. La prima parte della rivista, quella tematica, che parte da un libro biblico (“Parola”: quest’anno il Qoèlet), per vederne la rilettura francescana (“e sandali”) e poi l’attualizzazione (“per strada”), si arricchisce di una postilla dettata dal Sinodo sulla famiglia (“Incursione in famiglia”). “Parole francescane” seguirà da vicino una iniziativa che intende presentare soprattutto ai giovani la spiritualità francescana in varie città della regione. Altra novità è costituita da “Nuovi stili di vita”, rubrica che presenterà interessanti alternative dettate da una maggiore sensibilità solidale con il creato. “Festival Francescano” seguirà il passaggio dell’evento da Rimini a Bologna. “Periferiche” si trasforma nel più immediato “Mi piace”.
A proposito di giovane e vecchio, a Strasbrugo in novembre il “giovane” papa Francesco ha ricordato che l’Europa sta invecchiando, che deve darsi una mossa e che, nutrita dell’idea ebraico-cristiana di persona e paladina della dignità di ogni essere umano, può e deve entrare in dialogo vivo e fecondo con la mondialità, offrendosi come partner affidabile a ogni cammino di civiltà che voglia crescere nella promozione di tutto l’uomo in ogni uomo.
Ma ci è piaciuto anche quello che ha detto nella recente intervista concessa ad Elisabetta Piqué, corrispondente da Roma del quotidiano La Nación: «Prima di venire qui, mi stavo ritirando. Quando sarei tornato a Buenos Aires, ero rimasto d’accordo con il nunzio di cominciare a fare la terna per la successione perché alla fine del 2013 arrivasse il nuovo arcivescovo (…) Quando sono arrivato qui, ho dovuto iniziare tutto da capo. E una cosa mi sono detto fino dal primo momento: “Jorge, non cambiare, continua a essere lo stesso, perché cambiare alla tua età significa essere ridicolo”. Per questo ho mantenuto quello che facevo a Buenos Aires, con gli errori che questo può presupporre. Ma preferisco essere così come sono. Evidentemente questo ha prodotto qualche cambio nel protocollo».
Ci sembra il modo giusto per essere vecchi e giovani nello stesso tempo. Uno stile da seguire anche per noi di MC.