La missione sta affrontando una fase di cambiamento molto importante. Anche le missioni in cui sono impegnati i Cappuccini della Provincia dell’Emilia-Romagna sono coinvolte in questa importante trasformazione. Con il Ministro provinciale Matteo Ghisini abbiamo cercato di fare il punto della situazione. Ne è venuta fuori una lunga e interessante chiacchierata che Messaggero Cappuccino proporrà in questa rubrica in due puntate.

Saverio Orselli

Mutamenti di geografia francescana

Intervista a Matteo Ghisini, Ministro provinciale

Rubrica in Missione 01 (Ivano Puccetti)Dal punto di vista missionario, quale è la situazione della Provincia dei frati dell’Emilia-Romagna? Verso quali cambiamenti stiamo andando?
Attualmente abbiamo una quindicina di missionari, impegnati in giro per il mondo. Alcuni sono in zone che dipendono da noi direttamente, come la Turchia che recentemente - dal luglio 2014 - è diventata Delegazione Provinciale dopo essere stata Custodia.

Questo è frutto delle nuove Costituzioni che hanno tolto la figura giuridica della Viceprovincia e riconosciuto alle Custodie maggiore rilevanza; questo significa che per essere definita Custodia ci vuole un certo numero di frati, una certa autonomia, una certa animazione vocazionale che dia risposte. Per gli attuali numeri la Turchia non corrispondeva più alla definizione di Custodia, così è diventata Delegazione Provinciale, che presuppone una dipendenza maggiore dalla Provincia dell’Emilia-Romagna. Stiamo approvando lo Statuto: adesso è il Ministro provinciale che, tramite il delegato, fa le fraternità. Per questo in ottobre ho fatto la visita insieme a fra Pavel, un frate polacco attuale delegato. La Turchia quindi a questo punto dipende strettamente dalla Provincia, anche se la prospettiva è che sia l’Ordine - e quindi la Curia generale - a farsi carico di questa missione che è, e dovrebbe essere sempre più, di respiro internazionale. Questo perché la Turchia, come la Terra Santa, è molto particolare, sia dal punto di vista dei siti archeologici legati alle origini del cristianesimo, sia come difficoltà di presenza, per la convivenza con l’Islam. Si tratta quindi di una realtà complessa, che una Provincia da sola non riesce a reggere. Tra l’altro attualmente abbiamo già una collaborazione, che dura ormai da alcuni anni, con la Provincia polacca.

Si tratta dunque di un allargamento della collaborazione
In realtà gli stessi frati presenti in Turchia ci avevano stimolato in questi anni a individuare dove attingere nuove forze e il Ministro generale ci ha suggerito la Provincia indiana del Karnataka. C’è già a Mersin un frate di quella Provincia nella Delegazione; l’aveva chiamato a fare il parroco mons. Luigi Padovese (il vescovo Vicario apostolico in Anatolia, ucciso a Iskenderun nel 2010). Dopo aver vissuto per tanto da solo, il Ministro generale gli ha chiesto di entrare nella Delegazione, e lui ha accolto la richiesta. In questi mesi quindi c’è la trattativa e l’apertura verso questa Provincia indiana, per un maggiore coinvolgimento da parte loro, portando così di fatto a tre le Province cappuccine coinvolte nella collaborazione a sostegno della Turchia.

Rubrica in Missione 02 (Ivano Puccetti)In un’ottica di ridistribuzione dell’impegno, si andrebbe quindi verso una riduzione dell’impegno in termini umani ed economici dell’Emilia-Romagna, per dare più spazio alle Province Polacca e Indiana?
Penso proprio di sì, anche se è da vedere come questo si realizzerà: di certo è necessario che ci sia qualcuno che faccia da traino. Questo è quel che riguarda la Turchia.

Passando all’Etiopia, anche nel Dawro Konta siamo in una fase di passaggio, perché ormai da molti anni - forse persino da tre trienni - la Curia Generale invita la Provincia dell’Emilia-Romagna a far sì che il Dawro vada a integrare l’attuale Custodia Generalizia dell’Etiopia. E quindi abbiamo deciso di dare un certo ritmo a questo cammino suggerito dal Ministro generale, per cui dal Capitolo dei cappuccini dell’Etiopia di maggio 2015 ci sarà questa integrazione del Dawro nella Custodia di Etiopia. Anche in questo caso, e forse ancora di più che in Turchia, si tratta del riconoscimento dello stato di fatto, perché su otto missionari attualmente presenti, cinque sono etiopi.

Questi cinque frati etiopi vengono da altre zone dell’Etiopia?
Sì, effettivamente può sembrare un po’ strano ma, per come ho compreso la loro situazione, il Dawro è visto in Etiopia come una zona di missione, perché l’evangelizzazione è partita da poco più di quindici anni e c’è un grande fermento, con molte richieste di nuovi battesimi da parte dei cristiani - direi quasi un’effervescenza - che fa sì che questa zona venga sentita come missionaria. Anche la presenza dei frati italiani ha dato un certo impulso a questo modo di considerare il Dawro Konta.
Con la Custodia di Etiopia abbiamo fatto vari incontri, in vista del prossimo passaggio; loro stessi ci tengono a mantenere forte il legame con la nostra realtà, quasi ci fosse assicurata una sorta di corsia preferenziale. Questo per i Campi o per mantenere la possibilità per qualche frate di fare un’esperienza missionaria, anche se solo temporanea. L’unica condizione che ci hanno chiesto è di continuare ad assicurare comunque la presenza di almeno un paio di nostri frati. Adesso abbiamo un frate giovane che ha espresso il desiderio di andare a fare un’esperienza missionaria; questo avverrà dopo che avrà fatto un po’ di lavoro qui nel centro missionario di Imola, così come è già successo a fra Michele Papi.

Rubrica in Missione 03 (Marino Pacchioni)Come sono i primi passi della missione in Georgia?
Un’altra esperienza che viene guardata con interesse da varie parti dell’Ordine è proprio quella della Georgia, che sin dall’inizio è partita come collaborazione fra le Provincie del nord Italia. Normalmente in questi ultimi decenni - penso ad esempio al Centrafrica - la collaborazione è stata, in un certo senso, la conseguenza del venire meno delle forze, per cui ci si dava una mano a vicenda. Qui invece parte già così, dopo quasi due anni di trattative, dopo la richiesta del vescovo Pasotto, attuale amministratore apostolico dei latini del Caucaso, di una presenza cappuccina, inviata al Ministro generale che a sua volta ha inviato il suo delegato. Hanno interpellato prima la Turchia, poi l’Emilia-Romagna e quindi il Nord Italia... Fatto sta che mi pare essersi rivelato un lavoro interessante, anche per noi Ministri provinciali, che abbiamo recentemente fatto una visita insieme alla missione.

Mi pare che uno dei frati presenti provenga dalla Sardegna, anche quella Provincia fa parte del Nord Italia?
No. Per questa esperienza c’è una responsabilità del Nord Italia, ma la missione è aperta a chi vuole andare. Così, come è presente un frate polacco che aveva il desiderio di essere presente nel progetto, quando si è fatto avanti padre Attilio dalla Sardegna è stato il benvenuto, mentre l’Emilia-Romagna è presente con padre Filippo Aliani. È certamente un’esperienza che va consolidata.

Il resto del Nord Italia non è riuscita a offrire altre forze?
Per il momento, in questa fase di avvio, forse la presenza di tre frati è sufficiente. Se verrà meno qualcuno dovremo darci da fare per sostenere sia dal punto di vista umano che economico, anche se da questo punto di vista molto lavoro è già stato fatto, visto che si è proceduto alla ristrutturazione della casa in cui ora i frati finalmente sono. Si tratta di una casa di proprietà del vescovo, che abbiamo ristrutturato a spese delle Province coinvolte e, in parte, di una Associazione tedesca, con al piano terra la zona “oratorio” per i giovani e al primo piano il convento.
Dopo il primo viaggio con gli altri provinciali a fine 2012, abbiamo inviato a tutti i frati del Nord Italia una lettera per spiegare il lavoro che stavamo iniziando insieme e quindi sono partiti i primi missionari a marzo del 2013. Nel novembre scorso abbiamo invitato tutti i responsabili dei Centri missionari e con loro, coordinati da me che ho questo compito, abbiamo fatto un viaggio per promuovere un Campo di lavoro e di condivisione missionaria nell’estate prossima.

Rubrica in Missione 04 (Ivano Puccetti)Quindi già nell’estate del 2015? Aperto a chi?
Per questa prima esperienza i referenti principali saranno della Provincia di Milano, ma sarà comunque aperto a tutti quelli che chiederanno di partecipare, come succede già per tutti gli altri Campi che organizziamo. Sarà un Campo sullo stile di quello che già si fa in Romania, con la possibilità di lavorare con un gruppo di ragazzi che frequenta la parrocchia di Alkhaltsikhe, che è già affidata ai Cappuccini. Anche nei dintorni ci sono varie parrocchie cattoliche abbastanza frequentate da giovani, quindi si potrebbe già pensare di fare animazione estiva ai bambini. Come avviene già ad Antiochia in Turchia o a Sighet in Romania, ci sono delle realtà che ospitano disabili con i quali si potrebbero fare molte attività, oltre a qualche lavoretto particolare ad esempio al Monastero delle suore.

Forse nel caso della Georgia l’ostacolo principale sarà la lingua?
Sì, con la lingua non sarà facile, ma ci si può provare. Da questo punto di vista sicuramente in Romania c’era qualche agevolazione in più, non fosse altro per il legame che unisce quel Paese al nostro; in Georgia ci si arrangerà un po’ con l’inglese e un po’ utilizzando i missionari, che a questo punto cominciano a essere in grado di utilizzare la lingua locale, visto che Tomasz e Filippo celebrano anche la Messa in georgiano e riescono anche a predicare. Attilio, che è arrivato per ultimo un anno fa, sta imparando, avvantaggiato dal potersi appoggiare sui due confratelli, un po’ più esperti.
La Georgia è quindi una nuova apertura missionaria, anche se la logica dei numeri - visto il calo di vocazioni - direbbe esattamente il contrario, consigliando più una contrazione che un’apertura, ma il fatto che ci sia ugualmente, al di là del calcolo numerico, uno slancio missionario direi che è positivo. Anche perché è una realtà molto dura e le difficoltà non si limitano certo alla complicazione della lingua, visto che si tratta di una realtà decisamente povera. Ora la fraternità vede Filippo ricoprire il ruolo di guardiano, Tomasz quello di parroco, mentre Attilio, come dicevo, si sta inserendo.

(fine prima parte)