San Francesco, un tipo da conoscere. Prendiamo la diversità. Come la vive Francesco? Inizia qui una nuova rubrica di MC che ha lo scopo di presentare e accompagnare una iniziativa che sta nascendo in Emilia-Romagna: le “Parole francescane”. Per guardare la vita con occhi nuovi, con gli occhi di san Francesco.

Dino Dozzi 

Vivere, detto con 10 parole

Un percorso di avvicinamento per conoscere e attualizzare il messaggio francescano

Rubrica Parole francescane 01Saltare le barriere

Ad Assisi nel Duecento ci sono i maiores e i minores. I primi sono tali per nobiltà di natali o per imprese militari o per la scalata economico-sociale che stanno facendo.

I secondi sono tutti gli altri, con ulteriore grande diversità: si va dalla gente che ha salute, famiglia e lavoro alla moltitudine dei poveri che vive alla giornata spesso andando all’elemosina, fino ai lebbrosi confinati nei loro ghetti ad aspettare la morte. Al termine della vita, nel Testamento, Francesco scrive che la sua vita evangelica è iniziata proprio quando «essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia» (FF 110). Francesco giudica peccaminoso il tempo in cui non vedeva o faceva finta di non vedere la diversità dei lebbrosi, la barriera dietro cui erano confinati. E salta questa barriera per andare “ad usare con essi misericordia”. Resterà fondamentale e programmatica questa scelta e la riproporrà a tutti i suoi seguaci: «Devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada» (FF 30). In ogni epoca ci sono maiores e minores: Francesco dice la diversità condividendo gioiosamente la vita con gli ultimi e chiamando se stesso e i suoi frati “fratelli minori”. Se diversità ci deve essere, lui sta con i minori, mai desiderando di essere sopra gli altri, e mai giudicando l’altro, chiunque sia e comunque si comporti.
Diversità ancor più problematiche erano quelle tra cristiani e musulmani, diversità affrontate sui campi di battaglia. A Damiata nel 1219 si fronteggiavano i due eserciti nella quinta crociata. Arrivò anche Francesco e, invece di indossare le armi, andò a parlare con il sultano d’Egitto Al-Malik al-Kamil, il quale non si convertì, ma «ne rimase profondamente stupito e lo guardava come un uomo diverso da tutti gli altri» (FF 422). Era un modo “diverso” di affrontare la “diversità” religiosa. Nella Regola scriverà per i missionari che il primo modo di evangelizzare è «che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio» (FF 43).
Poi ci sono le diversità che nascono dai differenti punti di vista. In quella pagina straordinaria dei Fioretti che racconta del lupo di Gubbio (FF 1852), colpisce la capacità di Francesco di parlare la lingua dell’altro, non solo nel senso che riesce a parlare con il lupo, ma soprattutto perché agli abitanti di Gubbio egli parla la lingua del lupo e della sua fame, e al lupo parla la lingua degli abitanti di Gubbio e della loro paura. È questa capacità di parlare la lingua dell’altro il “santissimo miracolo” che renderà possibile il dialogo e il patto di amicizia tra quella gente e il lupo.

Rubrica Parole francescane 02Il dono delle lingue

Parlare la lingua dell’altro anche se si tratta di ladri come quelli di Monte Casale. Aveva certo la sua lingua, fatta di buone ragioni, frate Agnolo, guardiano di quel convento, che aveva cacciato via i tre riprendendoli aspramente: «Voi, ladroni e crudeli omicidi, non vi vergognate di rubare le fatiche altrui...». E Francesco, saputo l’accaduto, fortemente riprese quel guardiano, parlandogli la lingua dei ladri, della loro fame e della loro emarginazione, e mandandolo quindi a cercarli per scusarsi, portare loro pane e vino, e invitarli al convento. Ed essi vennero, ascoltarono la lingua dell’accoglienza fraterna di Francesco e l’impararono tanto bene che si fecero frati (FF 1858).
È questa capacità straordinaria di rivolgersi all’altro nella sua lingua che permetterà a Francesco di parlare non solo alle rondini (FF 1846) e alle tortore (FF 1853), ma anche al vescovo e al podestà di Assisi che non si intendevano più (FF 1800) e ai vari partiti bolognesi in lotta tra loro quel 15 agosto 1222 in piazza Maggiore (FF 2252).
A Francesco piaceva incontrare tutti anche se diversi, anche scavalcando mura e steccati vari, usando sempre e con tutti quella “cortesia” che è un attributo di Dio e quell’atteggiamento da fratello minore che lo rende caro anche al di là dei confini cristiani. Nel 1986, Giovanni Paolo II, circondato da tanti altri capi religiosi, così disse: «Ho scelto Assisi come luogo della nostra giornata di preghiera per la pace per il significato particolare dell’uomo santo venerato qui, san Francesco, conosciuto e rispettato da tante
persone nel mondo intero come un simbolo di pace, di riconciliazione e di fraternità».

Rubrica Parole francescane 03Cosa sono le “Parole francescane”

Che cosa sono le “Parole francescane”? Sono un cammino che noi francescani dell’Emilia-Romagna (frati, suore e laici) proponiamo ai giovani in varie città della regione per far conoscere questo tipo strano - ma secondo noi affascinante e di una attualità straordinaria - che è san Francesco. Quello che proponiamo in qualche modo si ispira alle “Dieci Parole” di don Fabio Rosini, un cammino di catechesi per giovani che parte dai dieci comandamenti e che ha trovato buona accoglienza in tutta Italia. Numerosi sono i giovani che l’hanno seguito o lo stanno seguendo anche nella nostra regione. A loro e ad altri vengono ora proposte le “Parole francescane”, anch’esse ridotte a dieci per instaurare un parallelismo con quelle bibliche. Per guardare la vita con occhi nuovi, con gli occhi di san Francesco.
Questo lo scopo delle “Parole francescane”, iniziate a fine ottobre a Rimini (vicolo Rizzi, 11) il giovedì di ogni settimana dalle ore 21,00 alle ore 22,00. A ottobre prossimo l’iniziativa partirà a Bologna e a Modena. E poi si andrà in altre città dell’Emilia-Romagna, perché il nostro sogno è quello di far conoscere san Francesco e il suo stile di vivere il Vangelo in tutta la regione. Non riusciamo - e non vogliamo - tenere solo per noi questo tesoro che è la spiritualità francescana.
Nelle parole e nei gesti di papa Francesco abbiamo subito riconosciuto lo stile di san Francesco fatto di semplicità, di dialogo diretto con le persone, di essenzialità e di povertà, di porte aperte e di misericordia per tutti, di attenzione ai sofferenti e agli emarginati, di amore e rispetto per sorella madre terra. L’accoglienza straordinaria che il mondo gli sta riservando rivela che tutti eravamo in attesa di questo stile francescano di vivere il Vangelo, liberandolo da incrostazioni e sovrastrutture che l’appesantivano e gli toglievano freschezza e libertà, gratuità e gioia.
Da sei anni i Festival Francescani hanno portato il francescanesimo in piazza, là dove era nato otto secoli fa. Le migliaia di persone che così hanno potuto avere un primo rapido incontro con san Francesco ci chiedono ora qualcosa di più: di conoscere in modo più approfondito e sistematico la spiritualità francescana e di sperimentare concretamente uno stile evangelico di vita seguendo, attraverso l’esempio di Francesco e Chiara, le orme di Gesù. Ci sembra il momento giusto per partire, offrendo con semplicità a tutti qualcosa di bello che noi stessi continuiamo a scoprire con stupore e riconoscenza.
“Parole francescane” è dunque un percorso, costituito da incontri, esperienze e convivenze, che si propone di presentare in modo teorico ma soprattutto esperienziale la spiritualità francescana a giovani che conoscono poco la Chiesa e san Francesco, ma che sono in ricerca o almeno curiosi di scoprire perché san Francesco d’Assisi risulta così simpatico a tutti, anche oltre i confini ecclesiali e religiosi.
Gli incontri verranno condotti ogni volta da due animatori, scelti tra religiosi, religiose e laici, per esprimere anche visivamente l’invito di Gesù ripreso da san Francesco: “Andate due a due”. Dal prossimo numero MC presenterà sinteticamente una dopo l’altra le dieci parole francescane che abbiamo scelto per parlare di quel tipo strano, ma caro a tanti, che è san Francesco. Noi ci stiamo preparando. Vi aspettiamo.

Per informazioni:
www.parolefrancescane.it/
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