Tutto conta in modo diverso

L’equilibrio interiore è dato dall’apprezzamento delle cose finalizzate al progetto famiglia

di Stefano Folli
francescano secolare di Faenza, giornalista

Incursione in famiglia 01Un progetto oltre se stessi

«Vanità delle vanità, tutto è vanità». È sempre stata un’espressione che mi ha affascinato, nella sua definitività e nel suo disprezzo per quanto normalmente gli uomini ritengono importante (si può dire da sempre). Un invito a riconoscere la transitorietà della vita e quindi a relativizzare tutto.


In certi casi può essere uno stimolo ad andare a fondo, a scavare dentro di sé e dentro alle relazioni che contano nella nostra vita, certe volte una guida che orienta nelle scelte, certe volte una consolazione di fronte a una difficoltà o a un ostacolo che sembrava troppo grande da superare o anche di fronte a un’ingiustizia subita, perché si riesce a riconoscere che quanto ci è successo può essere letto con lenti diverse, che ci facciano cambiare prospettiva.
Ma come ci si può porre di fronte a una sentenza così forte (tutto è vanità) quando ci si confronta con le relazioni in famiglia? Una quotidianità fatta di gesti apparentemente insignificanti e spesso abitudinari, di routine che nascondono scelte inconsce o interiorizzate, ha bisogno ogni tanto di relativizzare l’importanza che diamo a certi gesti.
Quando ci stavamo preparando al matrimonio, a me e mia moglie vennero presentati come pericoli per la coppia anche esempi di difficoltà famigliare derivanti da cose piccole che però, in alcuni casi, erano diventate fonte di tensioni impegnative: come il tappo del dentifricio lasciato aperto che irritava uno dei membri della coppia o, addirittura, il verso in cui tenere il rotolo della carta igienica. Ecco, questi esempi ci sembravano allora esagerazioni senza senso e anche oggi, dopo diversi anni di matrimonio (e quindi di vita insieme), ci sentiamo di dire che se una coppia riesce ad andare in crisi su questo, dovrebbe forse cominciare a darsi obiettivi più alti.
Perché se è vero che sono anche i piccoli gesti, le piccole attenzioni, il non dare niente per scontato a dare il sapore e il colore giusto a una relazione, è pur vero che nel costruire una famiglia c’è bisogno di un progetto che vada anche oltre se stessi (e guardare se la carta igienica è voltata verso il muro o verso la stanza… insomma, ci siamo capiti), che sappia far guardare al di là delle proprie piccole pseudo-necessità, che possa allargare l’orizzonte all’esterno della coppia, che sappia essere “fecondo” in quell’accezione ampia che tante famiglie sanno dare a questa parola.

Incursione in famiglia 02Accompagnare coi sì

«Tutto è vanità», d’altro canto, può essere una riflessione importante e complicata anche nel campo dell’educazione dei propri figli. Ritengo che sia centrale e fondamentale cercare di insegnare ai figli (e, pur consapevoli delle proprie incapacità e contraddizioni, ancora più di testimoniare ai figli) l’importanza di una certa relazione con le cose, di fare scelte di sobrietà e distacco dai beni, di condividere il più possibile quanto si è ricevuto (in amore, fede, beni) con chi ha bisogno. Tutto questo, nella consapevolezza di dovere sempre viaggiare in un sottile equilibrio che non ci porti a imporre rinunce, quanto a contribuire a liberare scelte consapevoli.
Se si vuole trasmettere il senso profondo del “tutto è vanità” nella relazione educativa, bisogna essere capaci quasi di nasconderlo, di farlo passare sotto traccia. Se lo si svela troppo, quello che si ottiene può essere una frustrazione, un’invidia e un desiderio per quello che fuori sembra necessario alla felicità e che, visto come “proibito”, attirerà la mia attenzione appena sarà possibile. Se lo si racconta con un “tutto è importante, ma non tutto è importante allo stesso modo”, è possibile che nasca un pensiero convinto della “vanità” di certe cose e della centralità di certi valori.
Fin da piccolissimi, tutti i bambini si devono scontrare con i “no”. Ma per capire che si tratta di rinunce che li vogliono portare a una crescita sana (sia che siano dovute alle condizioni in cui ci si trova a vivere, sia che siano frutto di scelte consapevoli) i bambini devono potersi accorgere che queste sono accompagnate da altrettanti “sì”, da un’accoglienza forte, da un riconoscimento del proprio valere, da un sentirsi amati. Solo così possono trovare un proprio equilibrio interiore. E mi sento di poter dire che questa accoglienza non dipende solo dalle possibilità economiche, anzi vi ha ben poco a che fare.

Il diritto ad essere diverso

”Tutto è vanità” dovrebbe insegnarci anche, infine, che nulla è perduto e nulla è irreversibile. Il vento può cambiare direzione, lo Spirito soffiare dove meno ce lo aspettiamo. Anche a chi è cresciuto in una situazione difficile, senza nessuno che gli abbia “insegnato” quanto la sua persona abbia un valore alto e incommensurabile, deve essere riconosciuto il diritto di un nuovo inizio, il diritto di poter scegliere di diventare una nuova persona.
Può sembrare scontato, ma non lo è affatto, e spesso questo diritto non viene riconosciuto nemmeno a un bambino in età scolare, che può già ritrovarsi ad essere considerato un elemento irrecuperabile, fastidioso, da tenere in disparte per non creare imbarazzi o pericoli.
Di certo, il diritto a essere persona diversa (da come si è o da come si viene visti) non può che passare da relazioni accoglienti (meglio ancora se da parte di una comunità che si fa carico dell’apertura), dall’essere riconosciuti nelle proprie difficoltà e potenzialità, nelle proprie criticità e opportunità.