Ricordando padre Gaetano Pederzini

Semplice, mite, generoso, con grande capacità di ascolto

Rubrica in Convento Gaetano PederziniPoiago di Carpineti (RE), 6 ottobre 1934

† Reggio Emilia, 21 novembre 2014

Nacque in una famiglia di genuini montanari, gente semplice ma sapiente, che seppe dare al figlio una solida educazione cristiana. Appena adolescente fu avvicinato dai frati cappuccini, che ogni tanto facevano la loro comparsa tra quei monti o a predicare o per la questua, e da loro fu invitato a entrare nel seminario serafico di Scandiano. Qui fece i primi passi negli studi della scuola media, che completò poi a Piacenza, finché, nel 1952, fu ammesso al noviziato di Fidenza. Nel 1953 emise i primi voti di povertà, obbedienza e castità, che confermò tre anni dopo. Terminati gli studi di Filosofia e di Teologia a Reggio Emilia, fu ordinato sacerdote da mons. Beniamino Socche, vescovo della città.


Suo primo impegno fu quello di vicedirettore del Seminario di Scandiano, ma solo per un anno, dopo il quale venne inviato a Modena quale vice-direttore dell’Oas (Opera assistenza studenti), un’attività fondata da padre Cirillo Fornili a favore di studenti provenienti dai più vari paesi del modenese e oltre. Qui ebbe l’opportunità di modellare ancor meglio il suo carattere in generosità, disponibilità, mitezza, possedendo innata la capacità di valorizzare le doti umane dei giovani che vi erano ospitati. All’Oas di Modena rimase fino al 1960, quando si trasferì a Pavullo nel Frignano (MO) quale responsabile del “Soggiorno”, un’opera di accoglienza per studenti, non tanto dissimile dall’Oas. Per nove anni si prodigò a seguire i giovani, amato e rispettato per il suo spirito francescano e per la capacità di ascolto.
Nel 1969 cominciò per lui un lungo periodo di pellegrinaggio da un convento all’altro: Piacenza, Pavullo, Scandiano, Modena, svolgendovi vari uffici, da guardiano a economo, da responsabile di un convitto per universitari a vice-maestro dei nostri frati studenti. Nel 1988 fu nominato guardiano del convento di Monterosso, che la Provincia di Parma aveva accettato da quella Ligure, come luogo di mare per il riposo estivo e la cura per i frati. Fu un guardiano accogliente e premuroso verso chiunque, facendo gustare a tutti la bellezza di quel lembo di terra affascinante. Nei ricordi che spesso riaffioravano alla sua memoria quando ormai sentiva il gravare degli anni sulle spalle, emergevano la bellezza straordinaria di quel tratto di costa, il profumo della salsedine portato dalla brezza che saliva dal mare, il sapore acre e delicato insieme del pesce cucinato, il respiro sempre più ansante man mano che si saliva l’infinita teoria di scalini che conducevano al convento.
Cinque anni dopo, la sua presenza fu richiesta a Salsomaggiore come guardiano. Anche qui strinse tante amicizie sincere con i giovani, con gli anziani e con persone di qualsiasi condizione, dimostrandosi vero fratello di tutti. Fu in questo periodo che ebbe inizio una lunga e profonda amicizia con un confratello, padre Giancarlo Galli, parroco della parrocchia annessa a quel convento. A lui confidava le sue difficoltà e le sue amarezze con la sicurezza di essere compreso, e con lui, nello stesso tempo, condivideva la gioia di camminare sul medesimo sentiero della vita cappuccina. Due frati dal carattere quanto mai divergente: lui mite, introverso e nello stesso tempo bisognoso di aprire il proprio cuore, l’altro estroso ed esplosivo come un petardo di una festa paesana, e tuttavia capace di minimizzare i momenti critici dell’amico e di rischiarare le ombre che talora si affacciavano sul suo viso.
Nel 1999 le loro strade si divisero, quando la parrocchia di Salsomaggiore venne abbandonata e consegnata alla diocesi. Fu un duro colpo per padre Gaetano, che vide l’amico partire per Fidenza come nuovo parroco e lui a Sassuolo come confessore in quella nostra parrocchia del modenese, e in seguito a Modena, ambedue luoghi che conobbero in tempi diversi la medesima dolorosa chiusura. A Sassuolo, ricca cittadina in continua espansione demografica ed economica, conobbe il mondo sotterraneo della povertà con tanti immigrati che cercavano lavoro o almeno qualcosa con cui sopravvivere, sempre pronto con il suo sacchetto pieno di viveri a dare loro una mano a qualsiasi ora si presentassero alla porta del piccolo convento. Ormai gli anni richiedevano tuttavia il loro pedaggio: non poteva dirsi davvero anziano, avendo appena raggiunto i 69 anni, ma la sua salute, fino ad allora solida, cominciò a mostrare delle crepe. I superiori pensarono allora di affidarlo al confratello amico padre Giancarlo, che nel 2003 lo accolse con carità fraterna a Fidenza e poi, dopo una parentesi di tre anni, a Scandiano, facendosi carico con discrezione del suo benessere sia fisico che umano, rassicurando le incertezze e le paure dell’amico con il suo buon umore.
Nel 2012 padre Gaetano, con l’aggravarsi dei suoi malanni, fu consigliato a entrare a far parte della famiglia dell’Infermeria provinciale di Reggio Emilia. Un periodo di relativa tranquillità, offuscata ben presto però dal male incurabile che portò alla tomba l’amico padre Giancarlo, lasciando lui quasi incapace di affrontare con serenità gli ultimi spiccioli della sua esistenza. Riposa ora nel cimitero del suo paese natale.