Grande assente dalle nostre cronache, la Repubblica Centrafricana continua ad affrontare il difficile ritorno alla pace, dopo l’ennesima guerra sanguinosa, che ha lasciato strascichi sanitari, come testimonia la lettera di padre Antonio Triani. Sempre in Centrafrica ci sono anche splendide figure impegnate a pacificare il Paese, come l’arcivescovo di Bangui. Racconta poi della sua Etiopia padre Dereje, studente di Missiologia a Roma, presente al Campo di lavoro di Imola per portare il suo aiuto e scoprire un mondo imprevisto.

Saverio Orselli

La normalità del disumano

Il Centrafrica in una lettera del medico cappuccino padre Antonio Triani

Rubrica in Missione Triani 01 (Ivano Puccetti)Carissimi,
apprezzo la richiesta di Messaggero Cappuccino. Non riesco però a presentare entro il tempo un articolo corposo, avendo a breve termine una serie di riunioni con il nostro definitore generale proveniente da Roma.


Fornisco comunque qualche nota informativa. La situazione in Repubblica Centrafricana, dopo la crisi sanguinosa dello scorso anno che aveva portato al potere la coalizione ribelle “Seleka”, rimane precaria e difficile. Sembra quasi cronicizzarsi nel degrado. È vero che nella capitale, Bangui, e nel settore sud-occidentale del territorio la vita e le attività hanno ripreso timidamente un andamento vicino alla condizione precedente. Però la pace non è tornata.
Sulle strade circolano in gran numero militari dell’ONU e francesi a bordo di veicoli armati di vario genere ed una buona metà del paese (compresa la zona della nostra Missione di Gofo e Batangafo) è tuttora terra senza legge dove i “signori della guerra” continuano indisturbati a fare soprusi ed angherie a carico della povera gente. Alla forza d’interposizione internaziona- le, che comunque evita ulteriori peggioramenti, mancano energia e determinazione per intervenire con decisione in una guerra che non è la loro.
Ci si abitua così ad accettare come quasi normali delle condizioni disumane. In tanto disastro è presente qualche nota positiva. Nessun caso di Ebola è stato finora segnalato. All’aeroporto è stabilito a titolo preventivo un controllo sanitario obbligatorio per tutti i passeggeri. Nemmeno epidemie particolari (ad esempio di colera o meningite) si segnalano, grazie pure al lavoro degli organismi umanitari. Riesco a trovare abbastanza facilmente, sul posto, i farmaci di prima necessità che utilizzo per curare i malati rifugiati nella nostra missione. Diverso il discorso ove persistono disordini e violenze. Ai morti causati dalle armi si aggiungono le malattie favorite dalla scarsa igiene e dalla denutrizione per penuria di cibo. Infatti molte persone fuggite dai propri villaggi, abbandonando i campi, non hanno usufruito del raccolto agricolo abituale. Spero di essere stato utile.
Saluto cordialmente.

padre Antonio