E guardo il mondo da lassù

L’ironia di Dio scaturisce da una visione cosmica del piccolo uomo bastian contrario

di Pietro Casadio
della Redazione di MC

Casadio Pietro 01Il sentimento del contrario

Prendiamo per esempio Giovanna. Come? Chi è Giovanna? Ma dai! Giovanna, la signora polacca che viene a fare le pulizie a casa mia! Non la conoscete?

Vabbè, ve la descrivo sommariamente: una signora che si avvia ai sessanta, capelli biondi, ben piazzata. Un pezzo di pane, sempre sorridente, che, ahimè, si diletta a parlare con voce tuonante quando sto studiando. È una specie di piccolo tornado che però, cosa alquanto curiosa, lascia la casa in ordine anziché in disordine. Ma la sua più divertente peculiarità è che parla un italiano piuttosto claudicante. Deve aver avuto qualche dissidio con le negazioni perché se le si chiede, al momento in cui esce di casa, di non chiudere la finestra del bagno e tutte le altre sì, c’è un’altissima probabilità di ritrovarsi con la finestra del bagno chiusa e tutte le altre spalancate. Così è la vita. Ora, immaginate che io rientri in casa per primo e mi trovi di fronte alla situazione esattamente opposta a quella richiesta: che fare? Beh, se non ho la luna storta e se non muoio di freddo, allora tanto vale prenderla con ironia. La prossima volta, magari, proverò a suggerire il contrario di quello che voglio, chissà che non mi riesca il colpaccio.
Ecco, proprio da qui inizierei il mio articolo: dall’ironia e dal contrario. O meglio, dal sentimento del contrario, come suggerirebbe Pirandello. In fondo ironia e contrario sono strettamente legati: il riso o il sorriso, per loro natura, hanno origine dal contrario o quantomeno dal contrasto. Pensateci. Possono nascere dal contrasto fra apparenza e realtà, fra desiderio e concretezza, fra alto e basso, fra normalità e originalità, fra diversi punti di vista e così via. Nel nostro caso, ad esempio, la comicità del fatto nasce dalla sproporzione fra la situazione auspicata e quella effettivamente realizzatasi. E io mi trovo con la casa gelida. Beh, forse voi non sarete d’accordo, ma a me pare una certezza inespugnabile: l’ironia scaturisce dal contrasto e di contrasto vive e sopravvive.

La perfetta ironia

Casadio Pietro 02Ma, detto questo, c’è subito un elemento importante che bisogna puntualizzare. Perché a chiedere in giro sembra che l’umorismo sia appannaggio di persone tristi, quasi fosse unicamente un modo per sdrammatizzare le sofferenze della vita o denunciare le contraddizioni (i contrasti, ancora una volta) che il comico in questione coglie nell’uomo, nella società, nel mondo. Dunque l’ironia come un’arma, una sapiente arma per conoscere e imparare a giudicare il mondo buio che ci circonda. E questa, non vorrei mai negarlo, è certamente una preziosa funzione dell’ironia. Ma permettetemi di fare un po’ il bastian contrario e affermare che esiste anche un’altra ironia, un’ironia che porta allegria, non malinconia, che fa sussultare di gioia e non di amarezza. La chiameremo, in ossequio a san Francesco, la vera e perfetta ironia. Anche questo “umorismo positivo” nasce da un contrasto, beninteso, altrimenti sarebbe infranta la nostra regola generale. Ma la questione è molto semplice: non tutti i contrasti sono negativi o devono essere letti negativamente.
Prendiamo uno dei classici motivi triti e ritriti della comicità: la differenza di punti di vista, che so, fra uomo e donna. Non sono certo io a dover dire che la differenza è anche ricchezza e che, vedendo un oggetto da due punti diversi, se ne coglie meglio la profondità. E così, nella nostra quotidianità, quella battuta ironica fatta al partner che a volte sottende un po’ di acidità e un po’ di vendetta, si può trasformare in una vera e perfetta ironia, giocosa e bonaria, che aiuta a riconoscere i propri limiti e le proprie piccolezze di fronte al lungo cammino da fare insieme e al grande amore che comunque si prova per l’altra persona. Ecco, vedete, sempre di un contrasto, di una sproporzione si tratta, ma non è così male.

L’insostituibile leggerezza della panoramica

A questo punto spero di non bestemmiare se dico che, dal mio punto di vista, l’origine di questa vera e perfetta ironia sta in nient’altro che nella fede. Nel contrasto perenne, continuo e sconvolgente che è la fede. Nel confronto, illecito e stupendo, fra le mie piccolezze, il mio limitato pensiero, le mie piccole meschinità, i tanti sotterfugi che compio tutti i giorni e la grandezza dell’universo e di Dio che ci ama sempre e comunque. In ogni momento io cerco mille modi per allontanarmi da Lui e in ogni momento Lui si inventa mille e una trovate per riportarmi a casa, con una fantasia che solo lo Spirito Santo può possedere. E sono forse tra i momenti più belli della mia fede, quando mi accorgo di come il buon Dio mi abbia bellamente fregato e mi metto a ridere da solo come un pazzo. Lui mi conosce, sa che per farmi innamorare deve prendermi per il sedere.
È un antico motivo stoico, che ha origine in Cicerone o forse prima, quello di immaginarsi, letterariamente parlando, di guardare il mondo dall’alto, da molto in alto, da un altro pianeta, dal sole, dalla sommità dell’universo. Da lassù, sembrano volerci dire gli stoici, si misurano le giuste proporzioni fra le cose. Da lassù si coglie la nostra inutile frenesia, si svuotano le nostre assurde paure, si svela la nostra ipocrisia. Da lassù si vede bene. E si ride, aggiungo io. Perché, dai, come fai a non ridere? Di sicuro il buon Dio ha ogni giorno materia prima per divertirsi. E ce l’avremmo anche noi, se solo imparassimo a guardarci dall’alto. Così andrebbe il mondo: ogni mattina, appena svegli, una risata. E una risata di gusto, di gioia, di piacere. Perché, e qui sta il punto, da lassù non arriva un giudizio né una doccia fredda né il nulla, ma la salvezza. Allora posso permettermi di ridere.
È dunque dall’alto che viene la vera e perfetta ironia. Ironia che peraltro, figlia della fede, dà una gran mano alla mamma in parecchie faccende di casa, soprattutto quando è auto-ironia. Perché a prendersi troppo sul serio si finisce per credere di avere sempre ragione. E a credere di avere sempre ragione si finisce col credere di avere fede e quindi si finisce col perderla. E visto che io troppo spesso ci casco e mi illudo di avere fede, bisogna che concluda questo articolo all’insegna di un po’ di autoironia. Come sarebbe, ad esempio, se vi facessi notare che l’ho tirata tanto per le lunghe per circa 6432 caratteri (spazi inclusi), per dire, in fondo, una cosa soltanto e neanche così originale? Beh, se ci siete cascati e siete arrivati in fondo all’articolo, vorrete sapere almeno com’è andata con Giovanna! Che volete che vi dica: bisogna avere fede…