Departures

Departuresun film di Yojiro Takita (2008)
distribuito dalla Cecchi Gori Home Video

Un film di bellezza disumana (letteralmente). Di profonda commozione, che scioglie qualcosa dentro. Nell’azione di due tanatoestetisti (quelli che preparano i cadaveri per la cremazione) si dipana una liturgia dolcissima di sensibilità per la vita, consapevolezza della sua precarietà, di dedizione agli altri e del bisogno per tutti di perdono. Un film da un funerale all’altro, che sa trovare anche momenti di finissima ironia. Un intreccio di parabole della vita di raffinatezza poetica e lirica per chi ha bisogno di riscoprire la valenza naturale di sorella morte. Un film per tutti, che sa dire cose importanti, con la semplicità di un gesto. Che usa la tecnica del ribaltamento della logica, vita e morte si intrecciano e si sostituiscono l’una all’altra, per offrirci il dono di una prospettiva diversa. Nelle partenze, risvegliate dal titolo, è compresa anche quella della ricerca interiore, sulle onde dei ricordi, resa difficile dall’abbandono del padre. Attraverso la ricomposizione dei cadaveri, da rendere belli affinché possano degnamente presentarsi al momento culminante della morte, si dipana una parabola di ampio respiro in una lenta e sofferta ricostruzione del volto del padre.
Un sasso parlante che trasmette i messaggi non detti della vita; gli storioni che risalgono con fatica il fiume solo per andare a morire; un violoncello da principiante piccolo e inadeguato che aiuta a ricomporre l’armonia dell’esistenza; la metamorfosi dell’impianto di cremazione che si tramuta in cancello del cielo; gli uccelli che, dopo qualche esitazione, trovano il coraggio di partire per la loro migrazione formano una corolla di altrettante piccole parabole, che aprono la realtà soggettiva all’universo intero. Ogni personaggio è finemente tratteggiato nelle sue debolezze e nelle sue scoperte con un datore di lavoro, saggio e paziente, che sa dettare i tempi della maturazione del protagonista. Assolutamente imperdibile, nel nostro mondo troppo pieno di futili paure e così parco di speranze che guardino lontano.

Alessandro Casadio