Diamo un’occhiata, seppure rapida e limitata, al cinema italiano e alle sue tendenze e scopriamo un universo in grande fermento, con una grandissima voglia di raccontare la realtà del nostro paese, irridendone le piccolezze e i vizi, seppur sottolineandone gli sforzi umani. Nella battaglia, che ne deriva, hanno forse la meglio le analisi pessimiste: anche queste figlie del nostro tempo. I film sono: “Il capitale umano” di Paolo Virzì e “Smetto quando voglio” di Sidney Sibilia.

Alessandro Casadio 

Rubrica Periferiche Smetto quando voglioSmetto quando voglio

un film di Sydney Sibilia (2014)
distribuito da Rai Cinema

È una storia dei nostri tempi, che vede giovani in avvicinamento alla mezza età ancora in ricerca di un proprio ruolo, che li accrediti in una società liquidissima, offrendogli un senso di vita. Un ricercatore universitario di trentasette anni a cui viene negato il rinnovo dell’assegno di ricerca, chimico qualificato, che non vuole buttare al vento la sua professionalità, ritrovandosi a fare il lavapiatti o il benzinaio. Escogita una soluzione al limite della legalità, scoprendo una nuova sostanza stupefacente, non vietata in quanto non ancora conosciuta. Eccellenti latinisti, antropologi e chimici finiscono con il costituire una banda pronta a spacciare il nuovo ritrovato. Lo scopo è fare i soldi e vedersi restituita quel briciolo di dignità, che avvertono come meritata. Ma le cose prendono un’altra piega.
Il regista, giovane esordiente salernitano, intercetta la realtà, in una delle sue condizioni sociali più diffuse, il precariato d’eccellenza. Questo drammatico espediente narrativo crea una strana combinazione, sovrapponendo una storia tipica della commedia italiana, rivista ai tempi della crisi, che però viene messa in scena come fosse un film hollywoodiano. Vi è infatti un uso della fotografia molto spettacolare, con riprese aeree della Roma notturna e l’uso di effetti speciali anomalo, anche se misurato, rispetto alle tendenze del cinema italiano. Questo, forse, è il suo elemento più originale.
Smetto quando voglio garantisce sin dalle prime inquadrature una qualità rilevante anche nel montaggio frizzante e ben ritmato, con una valida e approfondita caratterizzazione dei personaggi, anche quelli secondari. Qualche leggera forzatura nella sceneggiatura non compromette la visione piacevole del film, né il suo ruolo di denuncia di una realtà tristemente sottovalutata. (AC)