Solo se diamo, riceveremo

La prima volta al Campo di lavoro e formazione missionaria

a cura dei ragazzi della Parrocchia San Francesco d’Assisi di Fidenza

Rubrica in Missione Campo lavoro 01La voglia di provare

Imola, convento dei frati cappuccini, Campo di lavoro e formazione missionaria 2014.

Era questa la meta della nostra settimana insieme. La parola chiave che fin dall’inizio ha accompagnato questa esperienza è stata “novità”. Luoghi nuovi, progetti diversi, persone sconosciute e all’inizio tanti dubbi: saremo in grado? riusciremo ad integrarci? ad adattarci? ci divertiremo?
Sapevamo poco di questa iniziativa missionaria dal titolo “Wakka che Asilo!”, quando ci è stato proposto molti di noi erano entusiasti, ma ancora indecisi, le uniche informazioni provenivano da testimonianze, da foto e video dell’organizzazione del mercatino che ci avevano mostrato.
È la novità che, alla fine, ha spinto sette di noi ad accettare di vivere per la prima volta l’esperienza del Campo di lavoro missionario, ed è stata la perseveranza dei nostri cinque educatori che li ha spinti a ritornare, convinti che per noi fosse la scelta giusta.
Arrivati a destinazione in un caldo pomeriggio di agosto, siamo rimasti impressionati dall’accoglienza riservataci da tanti ragazzi come noi, dalla loro disponibilità, stravaganza e simpatia, che ci ha fatto subito sentire membri di una grande famiglia. Sacerdoti, frati, missionari, coppie sposate, anziani, ragazzi di ogni età, lingua e nazione, cattolici e non, che lì, insieme, lavoravano divertendosi per un fine comune, un asilo per i bambini del Dawro Konta, in Africa.

Rubrica in Missione  Campo lavoro 02 (Luigi Magni)Aria di condivisione

Ed ecco le informazioni dalla segreteria, la foto che, quasi di sorpresa, veniva scattata ad ognuno all’arrivo, la quale non poteva nascondere i capelli arruffati e gli occhi un po’ assonnati dal viaggio, le camerate per la notte, la sveglia per tutti alla mattina, le tre attività proposte prima del lavoro (yoga, aikido o la messa), i compiti assegnati e diversi per ogni giornata, i pasti nella grande mensa del convento, il riposo, la preghiera e i momenti di riflessione che non potevano mancare, e alla sera lo svago in compagnia.
Al Campo di lavoro sono tre i principali compiti da svolgere: raccogliere, riordinare e vendere. Nel pomeriggio, appena le porte del mercatino venivano aperte al pubblico, moltissime persone, italiani e stranieri, accorrevano con foga per accaparrarsi gli oggetti migliori. Ogni pomeriggio si era a contatto con gente diversa: c’era chi non si accontentava del bassissimo prezzo e voleva pagare meno, chi invece con un sorriso faceva un’offerta, papà in cerca di giocattoli per i figli o di mobili per il salotto, mamme che sceglievano le lenzuola migliori e i servizi di porcellana più decorati, signore che si provavano scarpe e maglioni e anziani titubanti di fronte al quadro più bello da comprare. Ed ecco che ti accorgevi come, anche con poco, il guadagno era tanto, e come ognuno di noi, dal più ricco al più povero, è in grado di aiutare gli altri.
Ogni giorno era una novità: sapevi che avresti cambiato settore, e avresti potuto smontare e rimontare mobili, piegare camicette e pantaloni, impilare tazze e piattini, appendere con ordine i quadri, sistemare oggetti, distribuire volantini, andare in città, di casa in casa a ritirare ciò che le persone, con generosità, donavano, o smistare gli ultimi arrivi.
E sapevi che ogni giorno sarebbe stata una scoperta, magari l’inizio di una nuova amicizia, il continuo di una conversazione iniziata con una delle simpatiche signore del mercatino, ormai esperte del luogo, il ritrovarsi con gente già vista o il conoscerne di nuova.
La presenza di duecento volontari circa è, per molti versi, un aspetto positivo, ma influisce anche sull’organizzazione, che non si accorge di qualche posto letto mancante e si lascia scappare i pochi nullafacenti che, invece di lavorare, preferiscono dormire.
Nonostante questi due aspetti che, secondo noi, sono da migliorare, il bilancio della nostra settimana è stato più che positivo.
Abbiamo respirato aria di fratellanza e condivisione, di sacrificio e soddisfazione. Abbiamo scoperto la bellezza di spendersi insieme, in prima persona, per una missione, sapendo che il frutto tangibile della nostra fatica sarà visibile nella realizzazione concreta di scuole e asili, e nella felicità di quei bambini a cui queste strutture sono destinate.
Ed è proprio vero, che «è dando che si riceve».