Ricordando padre Mario Cappucci

Una vita spesa per i malati, negli ospedali di Reggio Emilia e di Parma

Rubrica in Convento Mario CappucciToano (RE), 23 maggio 1936

† Reggio Emilia, 25 luglio 2014

Entrato nel noviziato di Fidenza nel 1954 e dopo la formazione liceale e filosofica a Reggio Emilia,

fu ordinato sacerdote nel 1962; fu quindi inviato a Roma per il diploma in Teologia pastorale. Ritornato nel 1963 in Provincia, dapprima fu insegnante di religione presso l’Istituto Pacioli di Fidenza e, l’anno seguente, vicedirettore del Seminario serafico di Scandiano. In seguito, nel 1967, ebbe l’incarico di segretario delle missioni, con sede a Reggio Emilia, adoperandosi per l’animazione missionaria nelle parrocchie emiliane e per lo sviluppo della missione centrafricana di Batangafo.
Nel 1970 si ritrovò come vicario coadiutore prima a Sassuolo nella parrocchia della Madonna di Sotto, fino al 1973 e poi a Salsomaggiore. Dopo l’attività parrocchiale svolta soprattutto tra i giovani, venne per fra Mario il tempo di fare esperienza nel mondo della sofferenza nell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia (1976), dove rimarrà fino al 1987, dando testimonianza di particolare attenzione agli ammalati e alle loro necessità. Dal 1987 fino al 1994 fu trasferito nell’Ospedale Maggiore San Francesco di Parma come superiore e parroco. Così è scritto nel corposo volume I Cappuccini in Emilia-Romagna sulla nostra presenza in quell’ospedale: «Oltre alla consueta opera della visita ai malati, della celebrazione dei sacramenti e della celebrazione dei riti funebri, a livello della presenza parrocchiale si è cercato di instaurare un dialogo sincero e cordiale con il personale sanitario presente e di creare momenti di formazione legati a temi inerenti alla sofferenza e alle relazioni di soccorso all’ammalato. A ciò si aggiungano momenti di convivialità e di fraternità, destinati a rinsaldare i vincoli di amicizia e di appartenenza ai medesimi ambito di servizio» (pag. 598).
Nel 1994 si riportò nell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, per la sua ultima e lunga esperienza ospedaliera. Nel 1996 Il vescovo della città lo nominò vicario episcopale per la pastorale sanitaria della diocesi e in tale veste prese l’iniziativa di formare il primo gruppo di ministri straordinari dell’Eucaristia per gli ammalati.
Fra Mario era molto legato alla sua famiglia e al suo paese, dove non mancava di recarsi di frequente con amici e gruppi parrocchiali, per assaporare di nuovo assieme a loro l’aria di casa, che lo rappacificava con la vita e con il suo carattere non proprio accomodante. Quando di una cosa era profondamente convinto, e vi erano in gioco valori essenziali, non era sufficiente un carro armato per smuoverlo.
Animato da autentico spirito pastorale verso gli ammalati, nel 1984 fondò l’associazione AVO (Associazione volontari ospedalieri), che poi diffuse, in veste di vicario episcopale per la pastorale sanitaria, anche in altri ospedali, oltre a quello del capoluogo. Ecco come l’Avo si definiva: «un’Associazione fatta di persone che hanno scelto di “prendersi del tempo per vivere”, per ascoltare e raccontare, sorridere e consolare, accogliere ed essere accolti, stare accanto a chi è ricoverato in ospedale o ospite in una casa di riposo». Un’intuizione formidabile, che però con il passare del tempo perse la sua impronta religiosa, per un atteggiamento chiaramente laico, deviando dalla impostazione cristiana iniziale datale dal fondatore e codificata nel primo statuto. Per questo nel 2005 ruppe ogni rapporto con l’associazione, che tuttavia rimane ancora presente nella Regione, dove si è diramata in varie associazioni locali, raggruppate nella FederAvo.
Viene però il momento per tutti di lasciare posto ai più giovani, anche il lavoro più amato. Così anche per fra Mario, che nell’agosto 2005 passò nell’Infermeria provinciale di Reggio Emilia come cappellano e nel 2008 fu inserito nella fraternità del convento di Reggio Emilia per svolgere ministero pastorale in quella chiesa. Tre anni dopo fu consigliato di trasferirsi nell’Infermeria provinciale dove ha trascorso gli ultimi spiccioli della sua esistenza. Riposa ora nel cimitero di Toano.