Ricordando padre Casimiro Braglia

Ha servito i fratelli come economo, come cappellano ospedaliero e come confessore 

Rubrica in Convento Casimiro Braglia (Archivio Provinciale)Regnano (RE), 16 febbraio 1922

† Reggio Emilia, 8 luglio 2014

Entrato nel seminario dei cappuccini di San Martino in Rio all’età di undici anni,

seguì tutto l’iter formativo per divenire frate prima, con la sua entrata nel noviziato di Fidenza nel 1939, e sacerdote poi, nel 1948, a conclusione degli studi della Filosofia e della Teologia.
Da qui in avanti frate Casimiro compirà il suo lungo ministero, caratterizzato da tre servizi, che egli svolgerà sempre con piena dedizione: la cura dell’economia fraterna, l’assistenza spirituale agli ammalati, il ministero della riconciliazione.
Come economo prestò il suo servizio a Scandiano dal 1948 al 1955, e in seguito, negli anni 1955-1964, a Fidenza e a Piacenza. Nel 1964 venne chiamato a Roma per svolgere un ruolo ben più impegnativo dell’economia conventuale: economo del Collegio internazionale San Lorenzo da Brindisi, dove i giovani cappuccini di ogni parte del mondo approfondiscono la propria formazione culturale. Qui rimase ben 15 anni, svolgendovi un lavoro quanto mai prezioso non solo nel gestire l’economia fraterna di una comunità così grande come quella del Collegio internazionale, ma soprattutto nel seguire i lavori di costruzione del nuovo Collegio, situato alla periferia di Roma, e nell’organizzare l’impegnativo trasloco delle suppellettili dal vecchio al nuovo fabbricato. Fra Casimiro era di costituzione robusta e nulla gli sembrava inattuabile. Trasportava pesi a pochi consentiti e il sudore non gli incuteva paura, anche se la lunga barba talvolta gli era d’impiccio.
Sapeva programmare ogni cosa giorno dopo giorno, finché il nuovo Collegio internazionale, dopo tante fatiche, si riempì delle voci dei giovani frati studenti e della presenza austera dei componenti dell’Istituto storico dell’Ordine. Sono rimaste nella memoria di tanti gli episodi legati a quell’evento epocale. In tale occasione fu acquistato un camion, con i frati studenti che scorrazzavano per Roma trasportando mobilio e gli oggetti più utili del Collegio. Si racconta anche che egli, in occasione della vittoria dello scudetto del suo Milan, fece cucire una bandiera rossonera, che collocò in bella vista nel mezzo del refettorio. Nella veste di economo, oltre a procurare quanto necessario per la mensa dei confratelli, era lui stesso a coltivare le verdure nell’orto del collegio, in ricordo dei suoi trascorsi d’infanzia e anche per fare assaporare a tante bocche straniere il profumo, la bontà e la generosità della terra italiana.
Rientrato in Provincia nel 1979, dapprima continuò a svolgere il ruolo di economo a Reggio Emilia, e poi, dal 1985, assunse il servizio di cappellano ospedaliero, che lo vide impegnato per 17 anni, prima al Policlinico di Modena, poi nell’arcispedale Santa Maria Nuova a Reggio Emilia. Accanto ai malati di quei due nosocomi mise a pieno frutto la sua vocazione di sacerdote, ascoltandoli, confortandoli e assistendoli anche nelle più dure prove del corpo e dello spirito.

Il terzo e ultimo servizio fu quello di confessore a Scandiano, ministero portato avanti per dieci anni dal 2002 fino al febbraio 2012. Qui, agevolato da un cuore buono e amorevole, e da una pazienza innata, ha fatto apprezzare, con l’esempio e con il benevolo ascolto, il suo Signore, mite, misericordioso e accogliente. Particolarmente incline anche al lavoro manuale, non mancava di occuparsi dei servizi della casa, in modo speciale della cura dell’orto, con verdura sempre fresca e genuina per la tavola dei confratelli. Proprio nell’accudire il suo amato orto un giorno incappò in una rovinosa caduta, da cui ebbe come conseguenza delle deficienze sulla sua normale lucidità, tanto da non consentirgli più una completa autonomia nel gestirsi. L’esigenza di una costante assistenza ne consigliò infine, nel 2012, il trasferimento nella nostra Fraternità dell’Infermeria.
È stato proprio nei due anni passati in infermeria che, venuta meno la coriacea scorza esterna creata dalla forte volontà e dall’ascesi, è emersa in fra Casimiro tutta la simpatia e giovialità di cui era capace, prima alquanto offuscata dalla vita di tutti i giorni e dalla severità degli impegni a cui era stato chiamato, per lasciare sempre spazio alla parola e all’esigenze altrui.
Nell’Infermeria è rimasto fino a martedì 8 luglio, assistito e curato dai frati e dal personale di quella struttura fraterna, quando sorella morte - sorella sì, ma sempre severa - gli ha fatto visita e ha voluto aprigli le porte del cielo, dove gli angeli, in considerazione del suo trascorso in terra prima come economo e poi come confessore, lo avranno collocato vicino a Matteo, l’esattore delle tasse divenuto pescatore di uomini. Riposa ora nel cimitero di Reggio Emilia.