Ricordando padre Callisto Ferrari

Missionario umile, paziente e sorridente

padre FerrariToano (RE), 21 maggio 1933
† Reggio Emilia, 31 ottobre 2011

Padre Callisto faceva parte della schiera degli ex missionari del Centrafrica (prima Custodia di Batangafo, poi Viceprovincia del Ciad-Centrafrica). Era dovuto rientrare in Italia in abbondante anticipo rispetto alle proprie aspettative e previsioni. Questo avveniva nel 2002 per motivi di salute. Nel 2005 una caduta gli aveva causato un trauma cranico con danni cerebrali, ma si riprese progressivamente in modo sorprendente, continuando nel servizio di custode della chiesa e di confessore. Da quando è rientrato in Italia ha sempre fatto parte della fraternità di S. Martino in Rio fino al momento della morte avvenuta il 31 ottobre nell’Ospedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia a seguito di una grave crisi cardiaca.
Nato a Toano (RE) da Sante Ferrari e Anna Castagni il 21 maggio del 1933, al battesimo gli misero il nome di Alfredo, che cambiò in Callisto al momento d’entrare in noviziato a Fidenza
l’11 maggio del 1952. Aveva già in un certo senso sperimentato la vita tra i frati cappuccini fin dall’ottobre 1945, quando fece il suo ingresso nel seminario serafico di Scandiano. Dopo aver concluso l’anno di noviziato con la professione temporanea (24 maggio 1953), Callisto continuava l’itinerario formativo a Piacenza per gli studi filosofici e a Reggio Emilia per quelli teologici ed è qui che l’8 dicembre del 1956 emetteva la professione perpetua e il 29 giugno del 1960 era ordinato sacerdote dal vescovo Beniamino Socche. Callisto anticipava di qualche anno lo stesso traguardo che avrebbe raggiunto in seguito anche il fratello padre Remo.


Dopo pochi anni di sacerdozio, il suo sogno di partire missionario per l’Africa si realizza: è l’11 gennaio del 1965. Per Callisto inizia una straordinaria avventura in una lontana porzione di terra della Repubblica Centrafricana: Batangafo, Bouca, Gofo, Kabo lo vedono annunciare il vangelo con la parola e con la cazzuola, catechizzando, amministrando sacramenti, ma anche costruendo chiese e cimiteri, come accadde già nel primo anno a Batangafo dopo essersi reso conto che i cristiani sentivano il bisogno di essere sepolti nella terra della loro grande famiglia, la Chiesa.
È arduo dire quanti kilometri di brousse possa aver percorso Callisto nella sua azione missionaria! Oppure quante chiesette o cappelle sparse lungo le piste della stessa brousse abbia costruito, per finire con la grande chiesa di Kabo: si rimaneva stupefatti nel vedere quest’opera che Callisto aveva costruito  insieme con il suo confratello Cesare. Era bella, semplice e funzionale. A stento riusciva a contenere tutto il giovane popolo di Dio di quella zona che egli aveva servito nella dedizione, nella semplicità e nella cordialità, perché Callisto si presentava come l’emblema di queste qualità o virtù. Sono tratti caratteristici che hanno potuto constatare anche tutti coloro che per un motivo o per un altro accedevano alla chiesa o al convento di S. Martino in Rio in questi ultimi anni. Il sorriso accogliente era come il suo biglietto da visita che metteva a proprio agio le persone che lo avvicinavano.
Di lui un amico scriveva: «Imparò dagli africani a seguire il corso del sole e non il ritmo degli orologi. Era uno spettacolo vedere uscire dal suo ufficio i cristiani con la convinzione di avere trovato finalmente chi capiva i loro problemi in una esasperante marcia di avvicinamento al nocciolo delle questioni: aveva posto il rallenty alla voglia naturale del bianco di fare tutto e subito.
Imparata la lezione, la applicò ai suoi confratelli, dei quali divenne un superiore pressoché ideale (dal 1975 al 1977 e dal 1980 al 1986 ). Come si suol dire, era un attendista. Infatti, era convinto che uomini e problemi finiscono per cadere come pere mature!».
È passato tra di noi con la discrezione dell’amico circondato dalla stima e dall’affetto di tutti.
Se ce ne fosse stato bisogno, l’affetto e la riconoscenza, nei suoi confronti, li hanno dimostrati le numerose persone che a stento erano contenute dalla chiesa del convento dei cappuccini di S. Martino in Rio la mattina del 3 novembre in occasione dei suoi funerali. Grazie Callisto, perché umilmente e a modo tuo hai annunciato e testimoniato il Vangelo di Cristo in terra d’Africa e fra di noi.

Paolo Grasselli