Nel periodo dei campi di lavoro e del Festival Francescano, “In missione” propone alla riflessione dei lettori una testimonianza missionaria sulla “vera letizia” dal Centrafrica, un paese ancora martoriato da violenze e divisioni, e, attraverso le parole degli amici, un ricordo che diventa insegnamento di Francesco Samorini, un contadino missionario imolese che nei lontani anni Settanta, a cavallo della sua bicicletta, mise le sue conoscenze agricole e la sua semplicità a servizio della gente del Congo.

Saverio Orselli 

La letizia di un altro parallelo

Per Francesco la letizia non è fantasia, ma frutto dell’esperienza 

di Antonio Triani
frate cappuccino, medico missionario nella Repubblica Centrafricana

Rubrica in Missione Triani 01 (Ivano Puccetti)L’idea mi era venuta pensando al Festival Francescano, che si svolgerà a fine settembre a Rimini, dedicato alla vera letizia: dare voce a qualche missionario costretto, in terra di missione, a fare i conti con i percorsi a ostacoli per vivere la vera letizia, tra povertà, malattie, ricchezze naturali (che, facendo gola all’Occidente, diventano un problema) e spesso anche persecuzioni.

Al mio appello ha risposto padre Antonio, medico missionario, tornato nella missione in Centrafrica, nella speranza che la guerra causata dall’ultimo colpo di stato fosse finita e la situazione sotto controllo, grazie anche alla presenza delle forze di pace inviate dall’ONU. La sua risposta, datata fine maggio, è arrivata all’indomani della strage di almeno quindici persone, uccise nella chiesa di Notre Dame de Fatima, a Bangui, cui sono seguite per ritorsione altre uccisioni. 

Oggi, scontri a fuoco

Oggi non si può uscire poiché in città vi sono scontri a fuoco. Così ho tempo per scrivere.
Il capitolo 8 dei Fioretti riporta, sotto forma di parabola, un insegnamento di Francesco sulla perfetta letizia.
Dinanzi ad una situazione spiacevole ci riferiamo spontaneamente a questo episodio dicendo: «È la perfetta letizia». Ma chiediamoci: si tratta di semplice finzione o di rappresentazione simbolica di avvenimenti che videro il santo protagonista? Il racconto può chiarirsi alla luce di altri testi che manifestano una situazione conflittuale tra Francesco ed i nuovi frati letterati entrati a far parte della sua famiglia. L’Ordine conosce una crescita stupefacente ed esercita attrattiva su diversi ceti sociali aspirando ad alte missioni ecclesiali. Il santo sa che il Signore gli ha indicato il cammino dell’umiltà e semplicità, ma constata che i confratelli la pensano diversamente. Francesco comprende bene il ruolo dei piccoli nella storia della salvezza e la logica particolare del vangelo che invita ad evitare il prestigio mondano. Soffre nel vedere l’Ordine allontanarsi dall’ideale primitivo.
L’episodio dei Fioretti più che una finzione riflette una testimonianza di vita. Messo quasi da parte il santo trova il cammino della perfetta letizia. Come si è verificato in piena tempesta? La Leggenda Perugina sembra chiarirlo.
Francesco è triste a causa del cattivo esempio dei frati. Il Signore gli domanda: «Perché sei così triste quando un frate esce dall’Ordine o altri non seguono la via che ti ho indicato? Dimmi chi ha fondato l’Ordine dei frati? Non forse io?». Eccogli svelata dal Signore la ragione della sua amarezza. Si appropria del bene che Dio compie attraverso di lui considerando l’Ordine sua gloria personale ed ecco la più estrema povertà: consegnare tutto a Dio. Il successo non costituisce criterio di verità ed il trovarvi la propria sicurezza è una falsa strada.
Questo discorso è valido nel contesto missionario attuale del Centrafrica ove violenze e soprusi da parte di bande armate contro la povera gente continuano, malgrado la situazione conosca un lieve miglioramento in alcune regioni? Sicuramente, ma con qualche precisazione. In una logica di imitare Cristo possiamo accogliere le riflessioni di Francesco. Perfetta letizia si può trovare partecipando alle sofferenze di Gesù: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza» (Gc 1,2).

Rubrica in Missione Triani 02 (Ivano Puccetti)Analogia con la missione

La meta cui tutti aspiriamo è la felicità; la via indicata per raggiungerla, attraverso la sopportazione di pene e sofferenze, è paradossale. Per i missionari e gli operatori pastorali in Centrafrica le difficoltà, rispetto a qualche anno addietro, sono aumentate. Gli ex ribelli Seleka, in gran parte musulmani, controllano tuttora la parte nord-est del Paese, dove hanno saccheggiato i beni delle chiese. Missioni un tempo fiorenti (come Gofo) per edifici ed opere sociali si trovano in uno stato di degrado e di abbandono. L’apostolato risulta impossibile in vasti territori ove villaggi interi sono bruciati.La Chiesa, prima potente anche per il prestigio delle realizzazioni, deve ora lottare per la sopravvivenza. Illusorio parlare di piani pastorali. È possibile che il desiderio di grandi costruzioni non fosse solo allo scopo di aiutare, ma con una dose di autocompiacimento?
Forse, in piccola parte. È possibile che tanta gente domandasse di ricevere i sacramenti non solo per convinzione personale di fede, quanto per trovare nella Chiesa un appoggio materiale? Forse, da parte di qualcuno. In tal caso si tratta di una prova, una purificazione che Dio saprà valorizzare.La Chiesagli appartiene e la sua potenza si manifesta nella debolezza. San Paolo in 2Cor 11, quando deve rivendicare la sua qualità di apostolo contro i denigratori, evita di fare sfoggio di doni e carismi straordinari di cui abbondava per grazia. Elenca invece tutta la serie di avversità e prove dolorose che lo hanno colpito (percosse, lapidazione, naufragi, pericoli), suo vero motivo di vanto. Più importante dell’agire per Cristo diviene il patire con lui.
Necessaria la precisazione. Sarebbe fuorviante una lettura dell’episodio francescano se ragionassimo in questi termini: ma perché affannarsi tanto a nutrire gli affamati, vestire gli ignudi, curare ammalati, a praticare quelle opere di misericordia corporale che il vangelo propone? Perché cercare di aiutare materialmente i centrafricani, così duramente colpiti dalla sventura (tutto è iniziato con un’invasione armata del loro Paese da parte di mercenari stranieri)? Forse che, con la carità, vogliamo arrogarci il diritto di privare il genere umano della sua perfetta letizia?
Evidentemente si tratta di un’interpretazione distorta sia di Francesco che del messaggio evangelico che dava però modo a Marx di definire la religione «oppio dei popoli». Si può leggere purtroppo lo scritto come un’esaltazione paranoide del dolore quasi dovessimo andare a cercarlo, dimenticando che Gesù ha tolto la sofferenza umana quando l’ha incontrata e ci ha inviato nel mondo a fare altrettanto.