Risurrezione di una Via Crucis

Il percorso di restauro dell’opera faentina

di Lucia Vanghi e Florence Caillaud
restauratrici

Già da vent’anni si erano fatti vari tentativi per restaurare la Via Crucis. Solo in questi ultimi tempi, però, la cosa si è concretizzata. Infatti, la sera del 23 settembre scorso i frati cappuccini di Faenza, insieme con i loro parrocchiani, hanno avuto finalmente il piacere di vederla inaugurata, più bella che mai e in tal modo riconsegnata alla devozione e alla pietà.
Le artefici dell’opera di restauro sono state Lucia Vanghi (restauratrice dei beni culturali - dipinti e materiali lapidei - e docente di Restauro di arte contemporanea presso l’Accademia di Belle arti di Bologna) e Florence Caillaud (diplomata in Restauro e conservazione all’università di Parigi; lavora su metalli archeologici e storico-artistici da molti anni). Sono loro che ci raccontano il percorso di questo restauro.

Image 072Vittima dell’urbanizzazione

La Via Crucis dei cappuccini è composta di quattordici stazioni in bronzo su pilastrini in travertino e di un pilastro iniziale sormontato da una croce, sul quale, al di sotto del simbolo dell’Ordine francescano, si legge: «Anno Santo 1993-1994 / nel XIX centen. / della redenzione / i Minori Cappuccini / di Faenza / con offerte pubbliche / eressero / questa Via Crucis / monumento perenne / di eterno amore / a / Gesù crocifisso».
Queste offerte pubbliche (di parrocchie, associazioni, famiglie, ma anche singole persone, come risulta dalle memorie inserite alla base di ogni cippo) permisero l’acquisto del travertino e la sua messa in opera, ma soprattutto la commissione delle formelle in bronzo a Giuseppe Casalini, artista affermato e molto attivo in Romagna, che realizzò per l’occasione un’opera di grande forza espressiva.


La collocazione originale delle stazioni lungo il canale alberato che correva a fianco della strada tra il Fontanone e la chiesa dei cappuccini, sicuramente suggestiva, era strettamente collegata alle dimensioni storiche della città: la copertura del canale e la rapida urbanizzazione del dopoguerra hanno modificato il contesto del percorso della Via Crucis che, in tempi recenti, si è trovata quasi travolta dalla nuova viabilità e, in particolare, da una grande rotatoria e dall’intenso traffico automobilistico.
Nel frattempo, le stazioni, già danneggiate durante la guerra ed esposte all’azione combinata di agenti atmosferici, inquinamento e incuria, si andavano velocemente deteriorando fino a perdere bellezza e visibilità.
Le formelle in bronzo ad alto rilievo, ricettacolo di sporcizia varia, presentavano una superficie opaca e chiazzata, con un’alternanza di zone verde chiaro pulverulenti e di croste nere, molto deturpate ai fini della fruizione delle scene, il cui modellato era ormai illeggibile. I pilastrini in travertino bianco, vistosamente macchiati in superficie da depositi di sporcizia, colonie vegetali, colature verdi rilasciate dal bronzo e croste nere, erano indeboliti strutturalmente da vecchie integrazioni e stuccature, fessure e lacune di recente formazione; con le scritte scolorite, e in molti casi collocati in posizioni non più appropriate al percorso, si distinguevano sempre meno dall’asfalto e dal cemento del nuovo panorama urbano.
Le iniziative per ridare dignità e riconoscibilità alla Via Crucis sono state molte, a partire dal 1991, ma nessuna è giunta ad un risultato concreto, fino all’ultima, sostenuta con determinazione dal parroco padre Francesco Pavani, che ha coinvolto tutte le figure interessate al salvataggio di quest’opera importante sia dal punto di vista religioso che artistico.
Il progetto del nostro intervento risale al 2008, ma per la sua realizzazione si è dovuto aspettare il completamento della risistemazione viaria e le autorizzazioni di tutti gli Istituti di controllo competenti; nel frattempo si è avuto modo di studiare e documentare le problematiche conservative e di raccogliere informazioni utili al successivo svolgimento del lavoro e, soprattutto, di organizzare il cantiere che, date le caratteristiche e la dislocazione dei manufatti, doveva essere all’aperto e itinerante.

Dopo il restauroNuova forza e bellezza

Il restauro vero e proprio, iniziato nel corso dell’estate del 2010 e terminato nel giugno successivo, è stato quindi eseguito sul posto, ricevendo l’attenzione e la curiosità di quanti (a piedi, in bicicletta, ma anche in auto) avevano l’occasione di muoversi, per lo più inconsapevolmente, lungo il percorso della Via Crucis. Ed è anche grazie alle osservazioni dei passanti che si è venuti a conoscenza di informazioni importanti sulla storia e l’aspetto originale delle stazioni, quale la presenza delle croci lignee incastonate, le quali, andate perdute nel corso degli anni, sono ora state sostituite ad opera di un volenteroso parrocchiano, il signor Primo Valmori.
L’intervento appena concluso ha permesso di riscoprire la bellezza e la forza espressiva delle sculture bronzee ed ha ridato visibilità alla Via Crucis nel suo complesso. Per prevenire un nuovo deterioramento, ora è di particolare importanza l’esecuzione di una regolare manutenzione, in modo da evitare l’accumulo di materiali nocivi sulle superfici restaurate e così non rendere vano lo sforzo collettivo che, attraverso un lungo impegno, ha portato all’attuale risultato.