Quello che avreste voluto sapere su Dio
Il grande progetto di salvezza sintetizzato da Paolo in quattro tappe
di Dino Dozzi
Ministro del mistero
Paolo è il primo a mettere in parole la rivelazione di Gesù Cristo e la fede in lui. Quando egli muore, verso il 64, il Nuovo Testamento è costituito ancora semplicemente dalle sue lettere. E non è solo il primo, è anche il più grande: straordinaria è la sua capacità di analisi e di sintesi. Per riassumere tutto quello che egli ha compreso di Dio, di Gesù Cristo, del vangelo, della Chiesa, della rivelazione, della fede, della salvezza, del cristianesimo, Paolo usa il termine “mistero”, evocativo anche perché suggerisce l’idea dell’iceberg con un decimo sopra il pelo dell’acqua e nove decimi sotto: non è certamente poco quello che l’apostolo ha capito ed esprime, ma enormemente di più è ciò che resta sconosciuto, vista la sproporzione tra la nostra piccola capacità di comprensione e l’infinità di Dio.
Paolo invita i cristiani di Corinto a considerarlo «ministro dei misteri di Dio» (cf. 1Cor 4,1) e le lettere della scuola paolina, in particolare Colossesi ed Efesini (cf. Col 1,26-27; Ef 1,9), lo presenteranno come destinatario e strumento della rivelazione del “mistero”, al singolare. Tutta la persona, la vita e l’apostolato di Paolo trovano forse la loro definizione più vera nell’espressione “ministro del mistero”. Vediamo di che cosa si tratta. Il mistero, per Paolo, ha quattro tappe intimamente collegate tra loro: il mistero di Dio, il mistero di Cristo, il mistero dell’evangelo, il mistero della Chiesa.
Le tappe
Il mistero di Dio non riguarda Dio in se stesso, ma è il sogno, il progetto concepito nella sua mente e nel suo cuore fin dall’eternità di creare gli uomini come esseri intelligenti e liberi, di farsi conoscere da loro, di manifestare loro il suo amore e la sua proposta di relazione e di alleanza. Tale mistero viene gradualmente e pazientemente rivelato ad un piccolo popolo e trova la sua espressione nell’Antico Testamento. È un Dio che vede, che soffre, che parla, che agisce. Il suo mistero non riguarda un motore immobile, ma le sue viscere di misericordia.
Il mistero di Cristo è la seconda tappa del progetto: nella persona, nella vita, nella morte, nella risurrezione di Gesù si realizza completamente e senza alcun residuo il mistero di Dio. Nell’uomo-Dio Gesù di Nazareth, nella sua persona e nelle sue parole si rivelano e si realizzano pienamente il sogno e il progetto d’amore di Dio per gli uomini. Dio nessuno l’ha mai visto, il Figlio è venuto a raccontarcelo (cf. Gv 1,18): con le sue parole Gesù ci svelerà il mistero di Dio; con i suoi miracoli ci svelerà la sua misericordia e la sua bontà per tutti, soprattutto per i più piccoli e bisognosi; con la sua presenza tra di noi ci dirà l’amore di un Dio che possiamo chiamare “papà”, che non riesce a stare lontano da noi, un Dio disposto a sacrificare suo Figlio per noi.
Il mistero dell’evangelo è la terza tappa. Gesù muore, risorge, sale al cielo. Tutto finito? No. Resta con noi la parola di Gesù risorto, la parola animata dal suo Spirito, il suo evangelo: eccoci al mistero dell’evangelo, che ha in sé tutto il contenuto del mistero di Dio che si era incarnato nel mistero di Cristo. Salendo al cielo, Gesù affida la continuazione della sua azione agli Apostoli e questi lo faranno annunciando il suo vangelo. Nella sua prima lettera Paolo rende grazie a Dio perché i cristiani di Tessalonica hanno accolto questa sua parola evangelica «non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti» (1Ts 2,13). Tutta la forza rivelativa e salvifica di Cristo passa nel suo vangelo, cioè nella predicazione che gli Apostoli fanno della parola di Gesù.
Il mistero della Chiesa è la quarta e ultima tappa. Quando delle persone accolgono la parola evangelica con fede e si riconoscono fratelli in Gesù Cristo sotto lo sguardo del Padre, formano
Il garante del progetto
Paolo, scrivendo alle prime comunità cristiane, costituite con ogni probabilità da poche decine di persone, povere sotto ogni aspetto, sapeva leggere in profondità la loro realtà e scriveva loro parole che le lasciavano a bocca aperta: santi, amati ed eletti di Dio, scelti da lui fin dall’eternità. Leggeva e aiutava a leggere la loro realtà, umanamente insignificante, alla luce del mistero di Dio, della Chiesa e dell’evangelo. Non sono sufficienti le categorie sociologiche per definire
Chi garantisce questa continuità vitale tra le quattro tappe è lo Spirito che, come ripetiamo nel Credo, è Signore e dà la vita. È lui che dà la vita divina al Logos-sogno-progetto del Padre fin dall’eternità; è lui che dà la vita divina alla Parola che diventa carne nel grembo della vergine Maria; è lui che dà vita divina alla Parola evangelica annunciata dagli Apostoli; è lui che dà vita divina alla Chiesa rendendola sacramento di rivelazione e di salvezza. Parola e Spirito vanno sempre insieme, perché
Paolo legge con chiarezza straordinaria il libro del mistero, la storia del sogno di Dio che attraverso Cristo e il vangelo si realizza nella Chiesa, e mette tutto se stesso, con le straordinarie doti di natura e di grazia che ha ricevuto, al servizio di questo mistero. Dove il termine serve certo a salvaguardare l’inconoscibilità del grande Altro, ma ancor più a sottolineare il suo desiderio inarrestabile di avvicinarsi a noi. L’amore, persino quello divino, resta sempre un grande mistero.