Rubrica Periferiche 02 Sulle mie labbraSulle mie labbra

un film di Jacques Audiard (2001)

distribuito da Universal Picture

Carla è un’insipida triste impiegata, che subisce un mobbing blando ma irritante dai colleghi di lavoro che lasciano perennemente sulla sua scrivania il bicchiere vuoto del caffè, quasi fosse una pattumiera. Oltretutto è anche sorda, ma vive questo suo handicap come un’arma che le permetterà di aprire una nuova parentesi della sua vita. Il film affronta grandi temi, partendo da piccole storie, da vite all’apparenza insignificanti. Niente fuochi d’artificio o grandi proclami, ma piccoli scenari di vita, che sembrano mettere radici nelle budella della nostra esistenza: l’accettazione di quello che siamo, imperfezioni e brutture comprese, che, diventando caratteristiche del nostro essere, devono essere sfruttate al meglio. Questo principio è riaffermato dalla figura del coprotagonista, un ex galeotto rozzo e poco raccomandabile che, una volta ambientato, cercherà addirittura di sfruttare la sua benefattrice, utilizzando la capacità di Carla di leggere sulle labbra della gente. Come in tutta la cinematografia del regista, la retta morale risulta un sentiero impraticabile; meglio accontentarsi di scelte opportuniste e reali, mettendo in gioco tutto se stessi: dalla sensualità inesplosa del proprio corpo alle facoltà ricevute dalle nostre menomazioni. L’espediente funziona sia nel rapporto con l’universo esterno, evitandoci pesanti frustrazioni, sia nella trama del film che si evolve in thriller, meritevole del premio Cesar per la sceneggiatura, sempre più incalzante e intrigante. Ben costruito anche lo sviluppo dei personaggi minori, altrettanto bene interpretati, che popolano gli ambienti della storia a loro volta estremamente espressivi: dall’ufficio pieno di macchine alla camera dove lei si specchia, all’appartamento arrangiato per lui, all’attico del boss. Riuscitissima e spettacolare la sequenza in cui la protagonista balla sul tetto.