Dalla sera della sua elezione e dalle prime parole pronunciate fino alla esortazione apostolica Evangelii gaudium e poi ancora in ogni occasione, papa Francesco sollecita i cristiani a uscire dalle case, dalle chiese, da oratori e conventi, da gruppi e associazioni per portare in ogni luogo la bella notizia, per annunciarla a tutti gli uomini e le donne, là dove sono. Questo è il racconto della esperienza di evangelizzazione in strada, sperimentata da un piccolo gruppo chiamato “Giovani Missionari con Teresa”.

Lucia Lafratta

 

 

Rubrica Via Emilia e Vangelo 01 (Mauro Fochi)L’opportunità di un incontro

L’evangelizzazione di strada è il volto di Dio che si affaccia nella nostra vita

di Maria Suzzi

delle Piccole Suore di santa Teresa di Gesù Bambino di Imola

 

La forza di comunicare

C’è uno strano meccanismo che non riesco a spiegarmi riguardo all’esperienza della fede.

Mi capita di incontrare gente che afferma di avere fede, è sinceramente disponibile a professarla e desiderosa di conoscere modi e situazioni in cui annunciare le ragioni della propria speranza. Quando mi fermo ad approfondire e cercare insieme con qualcuna di queste persone il modo proprio per l’annuncio del vangelo legato alla storia, al contesto e al carisma personali, mi scontro con una difficoltà che si esprime così: ma cosa devo dire? E cosa devo rispondere se mi chiedono qualcosa? Non mi sento sicuro. Eppure l’evangelizzazione è il vero motivo per cui esiste la Chiesa, quindi deve essere possibile possedere in sé il messaggio e la forza per annunciarlo! È Gesù che ha ordinato a tutti: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura!» (Mc 16,15).

Queste ed altre riflessioni sono sempre sul tappeto delle discussioni del nostro piccolo gruppo di evangelizzatori, chiamato “Giovani Missionari con Teresa” (abbreviato: GI.MI.T.), dove Teresa è quella di Gesù Bambino, patrona delle missioni e dottore della Chiesa. Nel 2008 le Piccole Suore di Santa Teresa di Gesù Bambino, desiderose di rivolgersi soprattutto ai giovani con una proposta forte di protagonismo nella vita di fede, per formarsi come evangelizzatori, hanno invitato una decina di persone di diversa estrazione ecclesiale e svolto con loro il Corso base di evangelizzazione di strada messo a punto dalle Sentinelle del Mattino di Desenzano: tutto questo per arrivare poi all’annuncio in strada con una migliore comprensione della novità pastorale che questo comporta.

 

Rubrica Via Emilia e Vangelo 02 (Mauro Fochi)Dio ti parla e ti ascolta

Questa attività si svolge una volta al mese, generalmente il terzo sabato sera, quando si spalanca la porta di una chiesa che dia su una via di passaggio pedonale molto frequentata, come attualmente facciamo a San Lorenzo, in via Mazzini a Imola. Lì si espone il Santissimo Sacramento e ci fermiamo brevemente in preghiera, per poi ricevere il mandato missionario e cominciare l’attività vera e propria. Questa consiste in una serata di preghiera, con canti e lettura della Parola di Dio, per intercedere per tutti quelli che passano davanti alla chiesa presentando al Signore le loro necessità e per offrire un ambiente propizio alla preghiera di altri. Nello stesso tempo, alcuni di noi si posizionano all’entrata della chiesa con un tavolino per l’accoglienza ed altri restano all’esterno per avvicinare i passanti con un bel sorriso e l’invito ad andare a salutare Gesù che aspetta dentro… se vogliono, altrimenti comunque il Signore li benedice e vuole che sappiano che non sono soli e che Dio li ama come sono.

Quando le persone scelgono di entrare, viene loro consegnato un foglietto in bianco e una penna per scrivere la loro intenzione di preghiera e una candelina. Li si invita ad accomodarsi, oppure se hanno fretta li si accompagna a fare un breve pensiero rivolto alla presenza benevola di Dio nella loro vita. Quando sono pronti, poi, li si guida fino all’altare, sotto il quale si trova a destra un cestino con la scritta “Dio ti ascolta” dove deporranno la loro preghiera, poi accenderanno la candelina ed infine raccoglieranno un rotolino di carta con una frase della Sacra Scrittura, posto in un cestino a sinistra dell’altare, con la scritta “Dio ti parla”. Niente di eccezionale.

In realtà, invece, è proprio nella semplicità della situazione che avvengono incontri importanti, perché si schiudono le labbra al sorriso, perché si inumidiscono gli occhi al pensiero che “in Dio può riposare la mia anima”, perché si scambiano sguardi diversi verso i figli, il compagno, la fidanzata, la sorella, l’amico. È ormai un dato di fatto per noi, che seguiamo l’evangelizzazione di strada fin dall’inizio, che in questa Serata dell’Acqua Viva si crea per tutti un’opportunità. Per qualcuno è semplicemente l’opportunità di scegliere se entrare o no a dedicare un paio di minuti a Dio o al pensiero di Dio; per altri è l’opportunità di dar sfogo alla nostalgia di riavvicinarsi a Dio anche solo per un istante e lasciare che il cuore si rilassi un po’; per altri ancora è l’opportunità per entrare in una chiesa di notte, che fa sempre un po’ notizia.

Soprattutto constatiamo che è un’opportunità anche per Dio, che si cimenta liberamente nell’opera che più lo appassiona: l’incontro con i figli, perché non importa se e come la persona o il gruppetto reagiranno all’invito, quello che conta è ciò che avviene dentro di loro, è appunto: l’opportunità. Forse anche solo di risvegliarsi il mattino seguente e ricordare che Dio mi ha cercato ieri sera in strada. Faccio un esempio: sabato scorso un adolescente, entrato con gli amici a salutare Gesù, dopo un po’ si è ripresentato tutto affannato per chiedere spiegazione sul messaggio scritto nel biglietto della Parola di Dio: «Cosa vuoi che io faccia per te?», e dopo aver sentito il racconto dell’episodio evangelico e l’invito a riconoscere la propria cecità da presentare a Gesù, il ragazzino ha fatto cenno di aver capito. Una pacca sulla spalla e via di nuovo con gli amici. Gesù l’aveva incontrato sulla strada.

 

Un invito per la vita

Una parola mi piacerebbe spenderla sulla sfida pastorale che sperimentiamo nell’evangelizza-

zione di strada.

Nella concretezza della nostra attività di evangelizzazione, ci troviamo a presentare un volto di Chiesa che non è conosciuto dal “gregge”, forse non molto praticato neanche dai pastori: quello dell’accoglienza a oltranza, che esclude moralismi e pregiudizi. Per far questo dobbiamo lavorare dentro noi stessi e come gruppo, perché non è assolutamente scontato che il nostro cammino di fede sia a questo punto di imitazione del Maestro. La gente sente attrazione verso una Chiesa con le porte aperte, che offre non solo la Messa - che per molti non è culmine e fonte, se non di noia - ma anche l’ascolto e la Parola. Dove il sacerdote è accessibile, anche se non si chiede un sacramento.

La sfida è ancora maggiore se pensiamo che a queste persone vorremmo offrire un invito “per la vita”: indirizzarli ad una comunità dove possano stabilire relazioni profonde e formarsi nella preghiera, nello studio e nella carità in comune. Una comunità che diverrebbe spontaneamente evangelizzatrice, con gli effetti delle prime comunità cristiane. Questo auguriamo alla nostra Chiesa locale, mentre invitiamo i cristiani di buona volontà ad unirsi a questo gruppo per fare insieme l’evangelizzazione di strada.