Rubrica Periferiche 02 Stanze di vita quotidianaStanze di vita quotidiana

un album di Francesco Guccini

EMI (1974)

Le tracce di questo lavoro emanano una potenza etica, che, a distanza di quarant’anni, appare ancora più forte. Il vocione dell’autore si eleva qui al ruolo di predicatore laico delle miserie umane, snocciolando rime e sentenze, dubbi e poesia. Anche se gli arrangiamenti rischiano di alterare le atmosfere delle canzoni, indugiando forse troppo sulle percussioni, sono forse proprio quei suoni a rendere l’opera sospesa nel tempo, come un blocco di granito in bilico sulla nostra vacuità. A partire dal brano che apre l’album Canzone delle osterie di fuori porta, una pacata e amara riflessione sul tempo che passa e trapassa la nostra esistenza, il discorso si sviluppa attraverso situazioni, che risultano riconoscibili e comuni. A volte affiorano testi lievemente criptici, ma facilmente riconducibili al contesto: una lucida analisi della pochezza della vita umana, rappresentata nelle sue situazioni più ordinarie. Perfino le cose che ci circondano sembrano rinchiuderci in una realtà asfittica: le strade si stringono e le porte si chiudono. È necessario rinunciare a quello che non si è e non si potrà mai essere. Il tema del tempo che passa, accompagnando un po’ tutto l’album, fa rivivere in poesia il superamento della giovinezza, trasformando le note malinconiche in severa analisi dell’esistenza. Una menzione speciale merita l’ultimo brano della raccolta Canzone delle situazioni differenti. Nel testo, dopo una lunga introduzione di chitarra (fatto più unico che raro nella produzione gucciniana), senza soluzione di continuità, vengono mescolati ricordi d’amore e invocazioni di rabbia. È uno dei testi più evocativi del cantautore, capace di alternare immagini piene di dolcezza a strali rabbiosi insolitamente diretti: «O sera, scendi presto! O mondo nuovo, arriva! / Rivoluzione, cambia qualche cosa! / Cancella il ghigno solito di questa ormai corrosa / mia stanca civiltà che si trascina». Riascoltare questo album, anche a distanza di anni, è una riflessione disincantata, che parte dalle realtà conosciute, dalle abitudini di tutti giorni per arrivare ai più grandi enigmi esistenziali, dove ciascuno, a modo suo, può cercare o ignorare la sua risposta. (AC)