Parliamo di quotidianità, quella parte cospicua della nostra esistenza, che solitamente accantoniamo nei ricordi confusi, reputandola poco significativa. Ci accorgiamo, invece, come essa possa essere caratterizzante per l’infinità di riflessioni d’ogni genere, più o meno allegre o più o meno tristi, che può stimolare. Come ci insegnano Alice Munro col suo libro “Le lune di Giove” e Francesco Guccini con l’album “Stanze di vita quotidiana”.

Alessandro Casadio

 

  

Rubrica Periferiche 01 Le lune di GioveLe lune di Giove

un libro di Alice Munro

Einaudi, Torino 2008, pp. 292

Infine la giuria della prestigiosa accademia svedese ha riconosciuto ciò che per i lettori era già chiaro da tempo: Alice Munro meritava il premio Nobel per la letteratura, che le è stato assegnato nel mese di ottobre 2013.

Nulla di clamoroso accade nei suoi racconti, in Canada, Ontario, dove la scrittrice è cresciuta, semplicemente accade la vita, quella delle protagoniste di storie quotidiane. La cugina Iris di Philadelphia, infermiera, la cugina Flora di Winnipeg, maestra, la cugina Winifred di Edmonton, ragioniera, zitelle (ma «zitelle era troppo restrittivo, non sarebbe bastato a definirle») con petti poderosi e allarmanti; Lydia, quarantacinque anni, divorziata da nove, redattrice per un editore di Toronto, «non era né più grassa né più magra di prima, il fisico non aveva subito danni irreparabili, eppure aveva smesso di essere un certo tipo di donna per diventare un’altra»; Gladys, sventratrice di tacchini, nel periodo natalizio, alla Casa del Tacchino, che «si stava impiastrando la faccia di un fondotinta dal colore talmente diverso da quello della sua pelle che pareva vernice arancione su un muro ruvido, imbiancato a calce»; Valerie che rinuncia al gioco della seduzione: «Il suo modo di vivere, la sua persona, ricordano all’interlocutore come l’amore non sia né buono né onesto e come non contribuisca alla felicità della gente in modo affidabile».

In quella quotidianità - mai sciatta e scontata, lontana da semplificazioni becere e divisioni manichee tra bontà e cattiveria - si svela quel che la vita è. Una faccenda piuttosto complicata, mai banale, come loro, come le donne di Le lune di Giove, che si trovano ad una svolta, che vivono relazioni sentimentali un po’ difficili, donne mai ciniche, solo disilluse, amare e spiritose, lucide, intelligenti, forti.

Nella descrizione caparbia di gesti e parole delle piccole storie di ogni giorno, sempre difettose, imperfette, un po’ su un po’ giù, racconta di tutti, di noi, ci mette di fronte allo specchio senza deformare volti e figure, aiutandoci a capire la nostra storia personale, ed anche - raffinato potere della scrittura che coglie nel profondo l’umano sentire - ad accettarla, ad accarezzarla con benevolenza: ama il prossimo tuo come te stesso, ama il prossimo tuo perché è come te. (Lucia Lafratta)