Una Chiesa che sia Chiesa

intervista ad Antonio Scurati

intervista ad Antonio Scurati, scrittore
a cura di Michele Papi, della Redazione di MC

Scurati1Antonio Scurati è docente universitario, autore di ricerche sulle nuove forme di comunicazione sociale, romanziere affermato, opinionista per numerose testate giornalistiche e conosciuto al grande pubblico per le sue numerose apparizioni televisive in programmi come “Parla con me” su Rai 3. In questa intervista a distanza abbiamo voluto chiedere, ad un intellettuale molto noto al mondo giovanile e di esso acuto osservatore, cosa ne pensa della Chiesa cattolica; ci interessava avere una definizione di Chiesa dall’esterno, dalla sua posizione di laico che si dice ateo. Ecco il risultato.

Provando a inserire su un motore di ricerca la stringa “Ragazzi, cosa ne pensate della Chiesa?”, si trova questa definizione: «La Chiesa è un’associazione a scopo di lucro, la differenza fra una fabbrica e la Chiesa è che una fabbrica produce e dà lavoro, e giustamente il titolare pretende un tornaconto. La Chiesa non produce, non dà lavoro ed è votata al parassitismo, che maschera con presunte opere di carità. Ha sfruttato i fedeli con lo spauracchio dell’inferno e della religione per i suoi interessi, e ha fatto comunella anche con i criminali per i suoi interessi». La senti calzante col mondo giovanile che conosci attraverso l’università, gli incontri col pubblico e le ricerche fatte per scrivere i tuoi libri?

Innanzitutto non mi preoccuperei troppo di ciò che si trova sul web. Sul web si trova letteralmente qualsiasi cosa e, soprattutto, l’espressione di un sentire “estremo”, survoltato, aggressivo. Per molti aspetti, internet funge da polla di affioramento di frustrazioni, risentimenti, livori oppure, il che non è poi molto diverso, di adorazioni, clamori, fanatismi vari. Non tributerei a queste espressioni di isteria l’onore della citazione e nemmeno della menzione. Nel calderone della loquacità di massa, sturata da internet, ribollono affermazioni che in passato un pudore auto censorio ci risparmiava. Ciò detto, la minaccia che grava sul futuro della Chiesa da parte del mondo giovanile giunge più, mi pare, da un suo totale disinteresse che non da un nuovo anticlericalismo.

Scurati2Spesso si sente dire: «Con Dio non ho problemi, ma la Chiesa no!»: è possibile dal tuo punto di vista tenere separati Chiesa e Dio dei cristiani? Con quali motivazioni? Dalla tua esperienza i giovani che sentono di appartenere a questa comunità con che modalità lo esprimono?

No, non credo sia possibile una totale separazione tra Dio e Chiesa e per ragioni antropologico culturali prima che per motivazioni teologiche. La storia dell’umanità, nelle sue più diverse culture, dimostra che il sentimento religioso non si alimenta se non all’interno di forme rituali, mitiche e simboliche che presuppongono sempre un qualche alveo “ecclesiastico”, cioè una comunità di credenti organizzata in istituzione. È caratteristica delle Chiese cristiane riformate - e oggi, in particolar modo, di quelle pentecostali - il ridurre al minimo la mediazione istituzionale tra il credente e il suo Dio. Fino ad arrivare a un rapporto quasi “individuale” con un Dio “personale”. Ma non si tratta di un’evoluzione benigna. Anzi, è un riflesso dell’individualismo dilagante nella società dei consumi tardo moderna, la stessa società “corrotta” dalla quale questo nuovo tipo di credente ritiene di voler rifuggire. In questo modo, alla chiesa si sostituisce la setta. E non credo nemmeno che Dio si possa trovare nella “natura”, come predicato dagli orientamenti neo spiritualisti di tipo New Age. Dio è nelle forme simbolicamente più elaborate della cultura umana, non nella natura illusoriamente incontaminata.

Media e sondaggi parlano spesso di secolarizzazione, rilevando un indebolimento nel passaggio della fede da una generazione all’altra. Sempre gli onnipresenti sondaggi indicano una crescente sfiducia nella Chiesa accusandola di incoerenza e mancanza di credibilità. Per citare alcuni numeri: frati e suore mantengono credibilità almeno per il 40-50% del campione, i sacerdoti sono al 30% circa e vescovi al 20%. Secondo te, potrebbe essere il mondo dei media, che hai studiato a fondo, a creare un’immagine di Chiesa di questo tipo oppure questi strumenti danno solo una maggior diffusione a idee ben più antiche e radicate?

No, non credo che la secolarizzazione sia conseguenza diretta del trionfo dei media. I media alimentano anche il prestigio e il fascino della Chiesa, non meno di quanto lo contrastino. Il papato di Giovanni Paolo II è stato, soprattutto, un papato “mediatico”, non dimentichiamolo. Il punto è che la Chiesa dovrebbe smettere di inseguire i sondaggi di opinione e perseverare nella propria missione metafisica, nell’annuncio di un “regno che non è di questo mondo”, altrimenti prima di smarrire il mondo, qualunque sia la direzione presa da questa, smarrirà se stessa e anche le ragioni della propria militanza mondana.

I tuoi romanzi sono minuziosamente ambientati in diversi periodi storici, nel passato e adesso anche nel futuro; allo stesso tempo raccontano storie molto attuali: in essi ti capita mai di parlare di Chiesa e in che modo lo fai?

Sì, i miei romanzi incontrano spesso il tema del sacro e spesso anche nelle forme elaborate dalla religione cristiana cattolica. Nel mio ultimo romanzo, La seconda mezzanotte, una scena culminante coincide con il rinnovarsi in un mondo degradato dalla decadenza e offuscato dalla violenza del rito battesimale. Il cristianesimo è ovunque intorno a noi ma sopravvive spesso, anche nella cultura di massa laica e nichilista, in forme degradate. È una sopravvivenza che non va trascurata.

Ci piacerebbe ora avere il tuo punto di vista: che idea di Chiesa cattolica hai? Dici di non essere un “addetto ai lavori”: come vedi da questa tua posizione “esterna” la definizione del concilio Vaticano II di Chiesa come comunità dei credenti e popolo di Dio?

In quanto laico e ateo rimprovero con fervore alla Chiesa la sua tendenza a ridurre la propria missione a dottrina sociale. Difendo strenuamente la laicità dello Stato e l’autonomia politico-sociale da ogni interferenza delle istituzioni ecclesiastiche. Soprattutto, però, mi inquieta e mi addolora che, nelle sue eccessive preoccupazioni terrene, la chiesa trascuri la propria autentica missione, la propria vocazione specifica, che è quella di custodire il sentimento religioso del mondo e l’esperienza del sacro. Proprio in quanto laico e ateo sento forte il bisogno che la Chiesa cattolica continui a dare voce e risposta ai bisogni metafisici dell’uomo. A come regolare i nostri bisogni carnali ci possiamo pensare benissimo da soli.

Dell’Autore segnaliamo il suo ultimo romanzo:
La seconda mezzanotte
Bompiani, Milano 2011, pp. 343