Rubrica Periferiche 02 Gli sdraiatiGli sdraiati

 

un libro di Michele Serra

Feltrinelli, Milano 2013, pp.108

 

Si tratta di un libro estremamente tenero, da cui emerge limpido l’affetto che l’autore riserva ai suoi personaggi, fotografati attraverso la sua consueta ironia in cui si affaccia, in momenti fortemente emotivi, una nostalgia lirica di rara intensità. L’orizzonte metafisico delle Langhe, lo stupore per un figlio, ritenuto incapace di gestire qualsiasi situazione che non sia tecnologica, nel vederlo raggiungere il tetto della scuola per guardare le nuvole o lo studiarne il volto addormentato, stravaccato sul divano, e leggervi il lento processo di addio alla giovinezza di quest’ultimo fanno del volume un esperimento singolare, che racconta attraverso elementi esperienziali la presenza a volte impalpabile degli adolescenti (gli sdraiati) nella nostra vita di adulti. Uno degli elementi che caratterizzano questo passaggio epocale è l’odore. L’odore del figlio bambino è come quello neutro di un campo. Nell’età della giovinezza, come i genitori sanno bene, questo incanto si rompe. Era stato facile volergli bene da piccoli, quando l’odore del loro corpo era quasi fragrante. Adesso invece il corpo si fa posto a gomitate. Una delle etimologie del termine adolescenza significa infatti arrivare a possedere un proprio odore. È quello che accade anche agli sdraiati. Il corpo fa irruzione sulla scena della famiglia con la sua forza pulsionale, di cui i calzini puzzolenti raccolti per casa dal padre con pazienza e disperazione, sono una traccia sintomatica. Questo corpo spinge alla vita, ma spinge a suo modo. Senza ricalcare quello che è avvenuto nelle generazioni che li ha preceduti. Gli sdraiati sembra facciano collassare ogni possibilità di dialogo. La parola non circola. Sembra vivano in un mondo chiuso alla comunicazione. Mentre altri autori raccontano l’impossibilità del dialogo tra le generazioni attraverso le scelte del terrorismo e del fondamentalismo religioso, per il libro di Serra il figlio non sceglie la via dell’opposizione ideologica, della lotta senza quartiere, della rabbia e della rivolta. Egli sembra piuttosto appartenere ad un altro mondo. Così lo guarda suo padre: senza giudizio, ma come si guarda qualcosa di irraggiungibile, qualcosa che non possiamo controllare. Per questo Serra invita le vecchie generazioni a porre fine alla loro assurda guerra sbagliata, perché non si può odiare la giovinezza, solo perché ne siamo fatalmente esclusi. È la bellezza che deve vincere, in forza del segreto vigente nel rapporto intergenerazionale: quello di saper amare la vita dei figli anche quando inizia la nostra fase del declino.