In questo numero affrontiamo l’ignoto o, per meglio dire, quell’universo parallelo, per buona parte impenetrabile, che è il mondo della adolescenza. Lo facciamo con la prudenza e la consapevolezza di chi si addentra in una realtà dove la regola di causa ed effetto ha principi tutti suoi, con il rispetto di chi comunque non potrà comprenderne interamente i codici, con lo stupore e l’affetto di chi sa di maneggiare un delicato tesoro. Ciò attraverso il film “Scott Pilgrim” di Edgar Wright e il libro di Michele Serra “Gli sdraiati”.

Alessandro Casadio

Rubrica Periferiche 01 Scott Pilgrim vs. the WorldScott Pilgrim vs. the world

un film di Edgar Wright (2010)

distribuito da Universal Pictures

 

Il film, il cui soggetto è tratto da un fumetto del canadese O’Malley, è un’originalissima accozzaglia di generi, tra il romanticismo supereroico e la commedia brillante, tra il comico e il videogame, humour delirante con citazioni colte. La storia è una calcolata commistione tra semplicità e sensazionalismo pulp: Scott Pilgrim è un adolescente scansafatiche che vive a Toronto, suona in una band garage rock, perdutamente innamorato della misteriosa coetanea Ramona Flowers. Tra i due pare scoccata la scintilla, ma per stare con lei il pavido Scott dovrà prima sconfiggere i suoi sette malvagi ex fidanzati, alleatisi in una temibile “Lega” con il solo scopo di impedire a Scott e Ramona di essere felici. Questo il nocciolo della vicenda, attorno a cui gravita un universo fuori dal tempo, popolato da bizzarri personaggi: il coinquilino omosessuale e cinico, altre band della scena musicale di Toronto, dove le comuni leggi della fisica e della razionalità non hanno molto significato. Questo eclettico pot-pourri è stato realizzato da Edgar Wright. Ne esce un prodotto singolare, non immediatamente assimilabile, ma allo stesso tempo coraggioso e innovativo sia nel riflettere sul futuro e le possibili ibridazioni della macchina cinematografica, sia per essere riuscito a rappresentare efficacemente l’universo adolescenziale con i complicati meccanismi relazionali e le intermittenti scariche ormonali. La struttura narrativa, tipica dei videogame, con il superamento dei diversi livelli, ciascuno dei quali rappresenta l’eliminazione dalla scena di uno degli ex fidanzati, crea tensione agonistica, familiare ai giovani e funzionale all’interesse per la narrazione. Viene qui tentata un’assurda e consciamente suicida contaminazione tra cinema, cartoons e videogame, in cui gli scontri tra duellanti si svolgono a base di colpi di kung fu.
Ma sotto le macerie del cinema postmoderno, Wright saggiamente non si dimentica dei suoi personaggi e sa infondere sempre umanità, ritmo e simpatia alle situazioni. I giovani sono autentici adolescenti, che ripagano il mondo con la stessa moneta con cui vengono ignorati, sono solitari in cerca dell’effimero: amori compresi, sfuggenti. Non c’è spazio per essere “cool” nel cinema di Edgar Wright, ed è questa la cosa più bella del film: non è una pellicola che vuole ingraziarsi le masse, ma è orgogliosamente realizzata per un pubblico di soli giovani e/o giovani soli.