Prodi 01Liberi dalle tentazioni del tempo


La Chiesa
, quando si arrocca in difesa, perde il suo slancio profetico


di Matteo Prodi

parroco e docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna


Rivolti a passato e futuro

I media si interrogano spesso sulla tensione tra conservatori e progressisti all’interno della Chiesa. La questione, però, ha radici molto più profonde, cioè nella natura stessa della famiglia radunata da Cristo.

Qual è la missione della Chiesa? Essere nell’oggi portatrice di tutte le grazie che Dio ha riversato nella storia per accompagnare tutta l’umanità nel Regno. È assolutamente necessario essere rivolti verso il passato e il futuro, contemporaneamente.

È un insegnamento chiarissimo del Vaticano II; papa Giovanni indicò il fine del Concilio: esporre oggi, con un linguaggio accessibile all’uomo contemporaneo, le verità di sempre; doveva avere una finalità pastorale; e indicò anche il mezzo decisivo per raggiungere tale fine, cioè il ritorno alle fonti, il resourcement, in particolare rimettendo al centro della vita della Chiesa la Parola e la tradizione vivente del popolo di Dio.

Appare chiaro che l’oggi della Chiesa deve essere costruito guardando al futuro dell’umanità e radicandosi nelle fonti che devono far crescere la fede e la vita dei cristiani. Questo si mostra con evidenza accostandoci alla teologia dei segni dei tempi: la vita concreta, la storia degli uomini è il luogo teologico per approfondire il proprio essere di Cristo del singolo e del popolo di Dio. Papa Giovanni ha illustrato al mondo intero nell’enciclica Pacem in Terris la fecondità di questo approccio: dove l’umanità si mostra in cammino per comprendere e guarire le sue ferite (ad esempio i diritti umani, la condizione della donna), lì la Chiesa deve abitare per portare il suo fermento evangelico per fare crescere il mondo verso la vera pace, verso una presenza del Regno la più viva possibile. Una citazione della Gaudium et Spes ci può aiutare: Dopo aver esposto di quale dignità è insignita la persona dell’uomo e quale compito individuale e sociale egli è chiamato ad adempiere in tutto il mondo, il Concilio alla luce del Vangelo e dell’esperienza umana, attira ora l’attenzione di tutti su alcuni problemi contemporanei particolarmente urgenti (GS 46).

Un caso concreto ci può aiutare a capire. La rivoluzione industriale ha fatto emergere la questione operaia: tantissime situazioni hanno minato la dignità dei lavoratori nelle fabbriche. La Chiesa se ne è occupata con ritardo; solo la filosofia marxista sembrava difendere gli interessi dei lavoratori. Contro il comunismo la Chiesa ha eretto barricate, anche giustificate dall’ateismo richiesto da quella ideologia.

Prodi 02I muri inutili

Si è verificato un muro contro muro, dove tanti fedeli e larga parte della gerarchia sono stati percepiti difendere gli interessi dei capitalisti, sentiti come maggiormente compatibili con la vita richiesta al cristiano. Gli effetti sono ancora evidenti oggi, anche e soprattutto in Italia, dove nessuna vera riconciliazione si è verificata dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, la guerra civile e le uccisioni operate in tante regioni della penisola, come presunti regolamenti di conti verso delitti commessi sotto il fascismo. L’esito finale di questa lontananza della Chiesa dal mondo operaio è davvero profondo; due gli aspetti più salienti: da una parte la gerarchia si è arroccata su posizioni difensive, come se fosse una città sotto assedio, perdendo ulteriormente contatto col mondo reale; dall’altra la politica italiana ha avuto dai cattolici, soprattutto negli ultimi anni, un contributo legato ai cosiddetti valori non negoziabili, trascurando gli aspetti più sociali della vita del nostro paese.

Rischia di apparire, non solo agli anticlericali di mestiere, quindi, una Chiesa in difesa, lontana dai problemi concreti, proiettata a custodire le frontiere della scuola privata, delle strutture sanitarie, dell’esenzione fiscale dalla tassazione sugli immobili. Rischia di apparire una Chiesa lontana dal suo fine, ma proiettata a costruirsi un’ancora di salvezza contro tutte le lotte esterne. Anche i valori non negoziabili sono sentiti così decisivi perché ne andrebbe della sopravvivenza della Chiesa stessa. L’esito, a volte, è una Chiesa che finisce per essere funzionale alla gestione del potere da parte di partiti, gruppi di opinione, lobby di vario tipo.

Anche il Concordato del 1929 può essere letto con questi occhi critici: per ottenere una certa sopravvivenza, la Chiesa ha venduto parte della sua libertà, finendo per poter essere considerata funzionale al mantenimento del potere di Mussolini.

Il problema è così definibile: se la Chiesa non è radicata nel passato attraverso le fonti e non è proiettata verso il futuro che il Signore le chiede di costruire, rischia di legarsi al presente, di farsi coinvolgere nella lotta per la gestione del potere, di dimenticarsi della promessa di Gesù: le porte degli inferi non prevarranno. Rischia di non vivere a partire dalla fede, cioè a partire dall’aver conosciuto un uomo che ci ha promesso la beatitudine piena e dal saper scommettere tutto su questa promessa. Rischia di non desiderare di portare a tutti tale proposta.

Testimone di questa fedeltà al passato e al futuro è Giuseppe Dossetti: egli ha fondato ogni attimo della sua vita sull’esperienza di Dio, conosciuto attraverso la frequentazione assidua della Bibbia e ha desiderato essere fedele anche alla storia così immersa nelle sue profonde catastrofi, soprattutto la seconda guerra mondiale, per portare il piccolo seme del Vangelo, anche nella vita politica del nostro paese.


Senza paura

La Chiesa deve non solo non aver paura, ma deve desiderare il confrontarsi con le frontiere di dolore, di ingiustizia che il mondo vive: lì ci sarà la possibile sintesi esistenziale tra le radici e il volto da offrire al mondo. La Chiesa deve ammettere un’evoluzione del suo pensiero, della sua vita, come per la libertà religiosa, la centralità della coscienza per le scelte del singolo, la giustizia soprattutto verso gli oppressi di oggi, la pace in tutte le sue forme.

Quest’ultimo tema ci consente un ulteriore approfondimento: si potrebbe tracciare il rapporto tra la Chiesa e la dottrina della pace a partire da quale legame la Chiesa ha col potere. La guerra è ripudiata prima di Costantino e benedetta dopo il divenire il cristianesimo religione di stato; fino ad arrivare ai vescovi che hanno santificato le guerre coloniali.

Oggi la Chiesa ha bisogno dell’assoluta libertà di vivere e di dire il Vangelo (ad esempio il discorso della montagna) accostandosi alle piaghe dell’uomo e così rinnovare sempre il suo volto.