Editoriale 01 (Charles Fred)Esplorare tutte le vie di pace

di Dino Dozzi
Direttore di MC

San Francesco riprende l’invito di Gesù agli apostoli: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”» (Lc 10,5 ripreso in Rnb XIV,2: FF 40). Papa Francesco riprende l’invito di Gesù e di san Francesco, e insieme il «grido della pace che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità». Forte e drammatico è stato il suo grido domenica 1° settembre: «Mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato». Mentre scrivo questa pagina, non so certo come andrà a finire in Siria, ma anche in Centrafrica e in Congo. Chi ha preso in mano la rischiosissima situazione è stato papa Francesco che di armi ne ha poche, ma al quale viene da ogni parte riconosciuta un’autorevolezza morale unica derivante da un sincero amore paterno per tutti.

Il suo invito a una giornata di digiuno e di preghiera per la pace, nei giorni in cui più drammatico si faceva il rischio di una guerra a livello regionale se non mondiale, è stato ben accolto da cristiani e musulmani, da credenti e non. La sua preoccupazione è sempre più condivisa nel mondo: «Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace».

Va costruita una cultura dell’incontro, del dialogo e della pace. Proporre luoghi e momenti di preghiera e di riflessione sul male della guerra e sul bene della pace è molto utile: non tanto per ricordare a Dio quello che lui sa già e fa già, quanto per ricordare a noi le nostre responsabilità di costruttori e di custodi della pace. Una pace nella giustizia e nel perdono da ricercare sempre, ovunque e proprio da tutti.

Dallo scontro all’incontro; da uno stile principesco a uno più umile; da un linguaggio aulico a uno più familiare: questi i segni che ci vengono dalla quotidianità di papa Francesco. Uno stile e un linguaggio particolarmente evidenti anche nel suo pellegrinaggio ad Assisi il 4 ottobre, iniziato dall’incontro con giovani handicappati gravi, continuato a San Damiano come luogo della conversione e del dialogo con il Crocifisso, proseguito con la visita alla stanza della “spoliazione” in Vescovado e l’incontro con un gruppo di poveri, poi la Messa nella piazza della Basilica, la visita alla tomba, il pranzo presso il Centro di prima accoglienza della Caritas diocesana nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli; nel pomeriggio la visita all’Eremo delle Carceri e alle Clarisse di Santa Chiara, una preghiera silenziosa alla Porziuncola e l’incontro con i giovani nella piazza antistante, e concluso con la visita al tugurio di san Francesco a Rivotorto. Itinerario e incontri in gran parte “nuovi”, da periferia, da conversione. Itinerario e incontri di pace, da seguire.

Perché di pace c’è bisogno ovunque, in famiglia e in politica, tra popoli e tra religioni. Se Paolo chiama Cristo “nostra pace” (Ef 2,14) e vengono dichiarati “beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9), forse costruire pace è più vicino ad evangelizzare di quanto siamo abituati a pensare. Si rivela sempre più vero che per parlare efficacemente di Dio bisogna parlare della pace che esiste tra noi. La nuova evangelizzazione ha bisogno di nuove vie di pace.

«Scandalosamente affascinante» Scalfari ha definito la lettera che papa Francesco gli ha scritto l’11 settembre in risposta alle sue domande di «non credente che non cerca Dio, anche se affascinato dalla predicazione di Gesù». La fede, scrive il Papa, non è intransigente, ma rispetta l’altro; il credente non è arrogante, ma umile. «Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza». «Io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità “assoluta”, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione… la verità è una relazione». Umile e straordinaria è la definizione che il Papa stesso dà della sua lettera come «risposta tentativa e provvisoria, ma sincera e fiduciosa, all’invito che vi ho scorto di fare un tratto di strada insieme». Quando lo stile diventa contenuto! Di pace c’è bisogno non solo in Siria, ma anche tra credenti e non. Papa Francesco, con grande exousia, autorevolezza che gli deriva da ciò che è, sta indicando vie di pace verso oriente e verso occidente, verso non credenti e verso credenti. Vie di pace da percorrere insieme, tenendosi tutti per mano.