IN MISSIONE Appiglio 01 (Ivano Puccetti)Qualche appiglio alla speranza

News dal Centrafrica 

In attesa di ulteriori buone notizie, l’anno si chiude con il ritorno nella Repubblica Centrafricana di padre Antonino Serventini, ripartito per la missione di Bangui mercoledì 2 ottobre. Per la popolazione centrafricana non è stato certo un anno facile, martoriata da una guerra violenta, alla quale è seguita una situazione politica non certo in grado di offrire ancora sicurezza, sia ai locali che ai missionari.
Il dramma in cui vive il Paese non si limita alla guerra. La Repubblica Centrafricana nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano stilata da UNDP (United Nations Development Programme) delle Nazioni Unite è al 180° posto su 186 Paesi, con una speranza di vita di soli 48 anni e con un tasso di mortalità infantile di 112 decessi ogni 1.000 bambini nati vivi.
Padre Antonio Triani, medico missionario cappuccino, intervenendo a Imola a Festassieme in giugno, ricordava come il gruppo di frati missionari in Centrafrica si sia assottigliato negli anni - «quando sono partito eravamo in dieci e ora siamo rimasti in due» - e come la missione sia stata duramente colpita dalla guerra. Riportiamo di seguito le sue parole.

 IN MISSIONE Appiglio 02 (Ivano Puccetti)Alcuni ribelli erano presenti nel nostro territorio già da diversi anni e, tutto sommato, la convivenza non creava troppi problemi. Purtroppo quest’anno si sono aggiunti a questi altri ribelli provenienti da stati confinanti, soprattutto dal Sudan e dal Ciad. Oltre 20.000 mercenari, per la maggior parte musulmani, assoldati allo scopo di ottenere il potere. Per farla breve, il loro capo è riuscito a conquistare il potere, per fortuna in poco tempo, limitando gli scontri sanguinari, dopo aver messo in fuga il presidente in carica. Ottenuto il potere, i mercenari non erano più necessari e quindi hanno iniziato a fare ritorno ai luoghi da cui provenivano, dopo essere stati in parte pagati. E aver razziato quel quanto possibile, saccheggiando là dove sapevano di poter trovare qualcosa, come nelle missioni. Già mentre avanzavano verso la capitale, per rendere più veloce il viaggio, avevano portato via i veicoli che avevamo a disposizione. Stessa sorte è capitata alla Croce Rossa e a Medici Senza Frontiere, ai quali sono stati rubati come a noi i mezzi di trasporto, i soldi e altri oggetti. In molti, anche tra la popolazione civile, hanno perduto quasi tutto quello che avevano, che a noi può sembrare poco - come una bicicletta o una motocicletta - ma che per loro significa moltissimo. Anche se non si è trattato certo di una guerra di religione, il fatto che la maggior parte dei mercenari fosse di fede islamica li ha portati ad avere un’attenzione particolare nei confronti della popolazione che professa la stessa fede e, allo stesso tempo, meno rispetto per gli appartenenti alle altre religioni. Si è trattato di una prova ulteriore per la gente e per la chiesa. Ora sembra che il nuovo presidente - giunto al potere nello stesso modo utilizzato dal suo predecessore una decina d’anni fa - voglia conquistare la fiducia internazionale e che intenda riportare la pace nel Paese; non possiamo che sperare che sia così e chiedere a tutti di pregare perché questo accada: la gente, più ancora che di beni materiali, ha bisogno di pace.

 Ecco invece cosa scriveva in ottobre padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano e direttore della Caritas diocesana di Bouar, presente nella Repubblica Centrafricana da oltre vent’anni.

 Lunedì 23 settembre abbiamo aperto le scuole: dall’asilo al liceo, un mare di bambini, ragazzi e ragazze, ha invaso la Missione di Bozoum. Maestri, maestre, genitori e alunni, tutti al nastro di partenza per quest’avventura che è la scuola. Per imparare, oltre che a scrivere e far di conto, anche a vivere. Le nostre scuole sono frequentate da bambini e ragazzi di tutte le etnie e di tutte le religioni. E proprio adesso che in Centrafrica aumentano le tensioni tra musulmani e cristiani, vogliamo che le nostre scuole siano aperte alla coabitazione e al rispetto reciproco.

 Messaggero Cappuccino augura a tutti i missionari presenti nella Repubblica Centrafricana di festeggiare un Natale nella pace e di avere la gioia di vederla estesa agli anni a venire.

Qualche appiglio alla speranza

News dal Centrafrica

 

In attesa di ulteriori buone notizie, l’anno si chiude con il ritorno nella Repubblica Centrafricana di padre Antonino Serventini, ripartito per la missione di Bangui mercoledì 2 ottobre. Per la popolazione centrafricana non è stato certo un anno facile, martoriata da una guerra violenta, alla quale è seguita una situazione politica non certo in grado di offrire ancora sicurezza, sia ai locali che ai missionari.

Il dramma in cui vive il Paese non si limita alla guerra. La Repubblica Centrafricana nella graduatoria dell’indice di sviluppo umano stilata da UNDP (United Nations Development Programme) delle Nazioni Unite è al 180° posto su 186 Paesi, con una speranza di vita di soli 48 anni e con un tasso di mortalità infantile di 112 decessi ogni 1.000 bambini nati vivi.

Padre Antonio Triani, medico missionario cappuccino, intervenendo a Imola a Festassieme in giugno, ricordava come il gruppo di frati missionari in Centrafrica si sia assottigliato negli anni - «quando sono partito eravamo in dieci e ora siamo rimasti in due» - e come la missione sia stata duramente colpita dalla guerra. Riportiamo di seguito le sue parole.

 

Alcuni ribelli erano presenti nel nostro territorio già da diversi anni e, tutto sommato, la convivenza non creava troppi problemi. Purtroppo quest’anno si sono aggiunti a questi altri ribelli provenienti da stati confinanti, soprattutto dal Sudan e dal Ciad. Oltre 20.000 mercenari, per la maggior parte musulmani, assoldati allo scopo di ottenere il potere. Per farla breve, il loro capo è riuscito a conquistare il potere, per fortuna in poco tempo, limitando gli scontri sanguinari, dopo aver messo in fuga il presidente in carica. Ottenuto il potere, i mercenari non erano più necessari e quindi hanno iniziato a fare ritorno ai luoghi da cui provenivano, dopo essere stati in parte pagati. E aver razziato quel quanto possibile, saccheggiando là dove sapevano di poter trovare qualcosa, come nelle missioni. Già mentre avanzavano verso la capitale, per rendere più veloce il viaggio, avevano portato via i veicoli che avevamo a disposizione. Stessa sorte è capitata alla Croce Rossa e a Medici Senza Frontiere, ai quali sono stati rubati come a noi i mezzi di trasporto, i soldi e altri oggetti. In molti, anche tra la popolazione civile, hanno perduto quasi tutto quello che avevano, che a noi può sembrare poco - come una bicicletta o una motocicletta - ma che per loro significa moltissimo. Anche se non si è trattato certo di una guerra di religione, il fatto che la maggior parte dei mercenari fosse di fede islamica li ha portati ad avere un’attenzione particolare nei confronti della popolazione che professa la stessa fede e, allo stesso tempo, meno rispetto per gli appartenenti alle altre religioni. Si è trattato di una prova ulteriore per la gente e per la chiesa. Ora sembra che il nuovo presidente - giunto al potere nello stesso modo utilizzato dal suo predecessore una decina d’anni fa - voglia conquistare la fiducia internazionale e che intenda riportare la pace nel Paese; non possiamo che sperare che sia così e chiedere a tutti di pregare perché questo accada: la gente, più ancora che di beni materiali, ha bisogno di pace.

 

Ecco invece cosa scriveva in ottobre padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano e direttore della Caritas diocesana di Bouar, presente nella Repubblica Centrafricana da oltre vent’anni.

 

Lunedì 23 settembre abbiamo aperto le scuole: dall’asilo al liceo, un mare di bambini, ragazzi e ragazze, ha invaso la Missione di Bozoum. Maestri, maestre, genitori e alunni, tutti al nastro di partenza per quest’avventura che è la scuola. Per imparare, oltre che a scrivere e far di conto, anche a vivere. Le nostre scuole sono frequentate da bambini e ragazzi di tutte le etnie e di tutte le religioni. E proprio adesso che in Centrafrica aumentano le tensioni tra musulmani e cristiani, vogliamo che le nostre scuole siano aperte alla coabitazione e al rispetto reciproco.

 

Messaggero Cappuccino augura a tutti i missionari presenti nella Repubblica Centrafricana di festeggiare un Natale nella pace e di avere la gioia di vederla estesa agli anni a venire.